Il 25 ottobre del 2011 un evento meteorologico eccezionale, con piogge che arrivarono a punte di 500 mm in poche ore, produceva una delle peggiori alluvioni degli ultimi anni, fra Toscana e Liguria.
Le province più colpite furono quella di La Spezia e Massa Carrara. Fiumi e corsi d’acqua solitamente in secca o con portate ridottissime, diventavano enormi fiumi di acqua e fango che travolgevano tutto sul loro cammino. Ci furono 13 morti. Pochi giorni dopo, il 4 novembre, una nuova alluvione colpiva stavolta la città di Genova, con altre vittime.
Le Cinque Terre vennero devastate dall’alluvione
I paesi più colpiti dall’alluvione del 25 ottobre furono Borghetto di Vara, Brugnato, Bonassola, Levanto e Aulla. Veri fiumi di fango invasero anche i paesini di Monterosso al Mare e Vernazza, famosi in tutto il mondo perché situati nelle Cinque Terre, un’area della Liguria dichiarata recentemente patrimonio dell’umanità. I paesi furono invasi da impressionanti fiumi di fango e rimasero isolati per giorni. Oltre alle vittime, i danni materiali furono enormi. Case distrutte, invase dal fango. Furono necessari mesi di lavoro per riportare le zone colpite alla normalità, spalando via enormi quantità di fango e detriti.
L’alluvione di un anno fa è stata solo l’ultima di una lunghissima serie avvenuta negli ultimi anni in Italia. All’origine di questi disastri, che nello stivale fanno più vittime dei terremoti, vi è certamente l’aumento di eventi meteorologici estremi (in quei giorni in Liguria e Toscana cadde in poche ore una quantità d’acqua che normalmente cade lungo un intero anno), ma soprattutto la crescente cementificazione del territorio, effettuata senza criterio.
Si è costruito negli alvei dei fiumi, nelle aree che i geologi hanno delimitato come “a rischio inondazione”, sono stati abbandonati i versanti montuosi su cui un tempo l’opera degli agricoltori faceva si che l’acqua venissa canalizzata. Tutto questo ha aumentato a dismisura il rischio idrogeologico, ed oggi numerosi centri abitati si trovano in condizioni di forte rischio ad ogni precipitazione intensa. Di fronte a questo però, in Italia come in Spagna (dove pochi giorni fa sono morte dieci persone per le inondazioni), non si agisce in maniera adeguata. Dopo aver pianto i morti e i danni, si torna alle pratiche di prima, aspettando la nuova catastrofe.
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