
Manifestazioni e scioperi sono annunciati nei prossimi giorni e nelle prossime settimane sia in Italia che Spagna. Finora è la Spagna ad aver mostrato maggior mobilitazione contro le politiche del governo Rajoy. Dopo la relativa calma di agosto, (a luglio la protesta dei minatori aveva scaldato fortemente le piazze spagnole), settembre ha segnato nuove mobilitazioni.
Prima quella del 15-S (15 settembre), la Gran marcha della coalizione sociale a Madrid, poi la manifestazione Rodea el Congreso, il 25 settembre, finita con forti scontri con la polizia. L’ultima c’è stata il 7 ottobre, organizzata ancora una volta dalla Cumbre Social, l’unione di sindacati e associazioni contrari alle politiche di austerità e ai tagli del governo di destra. Intanto i sindacati maggiori, UGT e CCOO, minacciano lo sciopero generale per il 14 novembre, anche se non c’è ancora accordo sulla data. Da segnalare anche le grandi mobilitazioni degli indipendentisti catalani che si stanno svolgendo a Barcellona, la più grande un mese fa.
In Italia le proteste non hanno avuto ancora una forma massiva e costante come in Spagna, ma sono avvenute in maniera divisa e localizzate sui singoli territori. Gli operai dell’Alcoa, dell’Ilva, i minatori sardi, per non parlare delle centinaia di piccole mobilitazioni di operai di singole imprese in ristrutturazione, la cui protesta è stata riportata solo dalla stampa locale, sono l’esempio della frammentazione attuale della protesta sociale.
La prima manifestazione coordinata dell’autunno 2012 in Italia è stata quella degli studenti, che già in passato nella storia italiana sono stati i primi a “scaldare” l’autunno. La mattina del 5 ottobre manifestazioni in decine di città hanno visto scendere in piazza migliaia di ragazzi, contro i tagli di Monti e per la rabbia verso un futuro precario sempre più incerto. Quel giorno ci sono state anche cariche e feriti. Il 2 ottobre c’è stato invece lo sciopero dei trasporti pubblici, ultimo di una lunga serie, che ha paralizzato in maniera particolare le città, creando anche forti tensioni fra i pendolari in alcuni casi.
Per quanto riguarda le prossime mobilitazioni, domani 12 ottobre ci sarà lo sciopero generale dei dipendenti della scuola, per protestare contro i nuovi tagli, il blocco dei contratti, e per chiedere più dignità al mondo dell’educazione pubblica, continuamente svilito. Ci saranno manifestazioni in tutta Italia, e torneranno in piazza gli studenti sia medi che universitari.
Un’altra grande mobilitazione sindacale è prevista per il 20 ottobre, quando il sindacato CGIL manifesterà in piazza San Giovanni a Roma. Una mobilitazione che nasce dall’esigenza di unire le tante lotte e mobilitazioni sparse sul territorio dandogli una voce unica.
Il 27 è invece la data in cui torneranno in piazza i movimenti della società civile e i gruppi e i partiti di sinistra che si oppongono in maniera netta al governo Monti. La giornata è stata denominata infatti “No Monti day”._
Si tratta del tentativo della sinistra organizzata, dei sindacati di base e dei partiti della sinistra anti capitalista, di ricostruire una mobilitazione forte, che ha latitato nell’ultimo anno. Dopo gli anni di governo Berlusconi infatti, durante i quali con alti e bassi i movimenti di protesta riempivano spesso le piazze, da quando Monti è insediato a palazzo Chigi non vi sono più state mobilitazioni particolarmente grandi. L’ultima grande mobilitazione dei movimenti fu quella del 15 ottobre 2011 a Roma, nella giornata internazionale degli indignados. Quel corteo però finì con pesanti cariche e devastazioni a carico di piccoli gruppi radicali, in un clima plumbeo che non aiutò la creazione di una nuova stagione di mobilitazioni.
Resta poi nell’aria anche in Italia la possibilità di uno sciopero generale. Tuttavia i tre sindacati principali, CGIL CISL e UIL appaiono divisi. L’unico sindacato che appare più convinto a un blocco generale è la CGIL, mentre gli altri tentennano. Tuttavia la pubblicazione del testo della nuova manovra di Monti, con pesanti tagli alla scuola e ai dipendenti pubblici, potrebbe accelerare il cammino verso lo sciopero generale.
(L.P.)
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