La proposta di legge anti-aborto proposta un mese fa dal governo di destra di Mariano Rajoy, ha creato un’ondata di proteste nella società spagnola. Di fronte a quella che agli occhi di tutta l’Europa occidentale è stata vista come una regressione al passato, centinaia di associazioni e realtà della società civile spagnola si sono riunite in una piattaforma comune per convogliare la loro protesta in un unico fronte.
La piattaforma ha dato vita all’iniziativa “El tren de la Libertad”: il 1°febbraio un treno pieno di manifestanti si muoverà dalla regione delle Asturie per arrivare a mezzogiorno a Madrid, nella stazione di Atocha. Lì è previsto l’incontro con altri gruppi provenienti da tutta la Spagna. I movimenti si muoveranno in corteo fino al palazzo del Congresso, dove consegneranno un documento con cui chiedono il rispetto dell’autonomia morale e la libertà di coscienza delle singole donne, e che non vengano inseriti reati dettati da principi religiosi. Il documento chiede in sostanza che non venga toccata la legge che oggi permette l’aborto, come invece ha mostrato di voler fare il governo Rajoy.
A seguire pubblichiamo il documento che ben 334 organizzazioni ed associazioni hanno firmato, e che verrà consegnato in parlamento il 1°febbraio, in quella che si prospetta come una storica giornata di mobilitazione a difesa dei diritti civili ed umani. Il documento è stato tradotto oltre che nelle lingue locali (catalano, basco, gagliego e asturiano, anche in francese, inglese ed italiano: la traduzione in italiano ha ricevuto un piccolo apporto da parte della redazione di El Itagnol).
A Madrid, il 1° febbraio, partiremo alle ore 12.00 dalla stazione di Atocha verso il Congresso dei Deputati, dove consegneremo ufficialmente il seguente testo al Presidente del Governo, al Presidente del Congresso, al ministro Ana Mato, ed al ministro Alberto Ruiz Gallardón e ai vari gruppi del Congresso:
Poiché io decido in base alla mia autonomia morale, che è la base della dignità di una persona, non accetto nessuna imposizione o proibizione riguardo i miei diritti sessuali e riproduttivi che riguardano la mia piena realizzazione come persona. Come essere umano autonomo mi rifiuto ad essere sottommesso a trattamenti denigranti, che influenzino la mia decisione di essere o non essere madre.
Poiché sono libera invoco la libertà di coscienza come il bene supremo sul quale possa basare le mie scelte. Considero cínici quelli che si appellano alla libertà per restringerla e malevoli quelli che, non importandogli affatto il soffrimento causato, vogliono imporre a tutti i loro principi di vita basati su ispirazioni divine. Come essere umano libero rifiuto di accettare una maternità forzata e un regime di tutela che condanna le donne alla “minoranza di età, sessuale e riproduttiva”.
Poiché vivo in una democrazia e sono democratica non accetto le regole del gioco che delineano diritti di peccato e leggi di religione. Nessuna maggioranza politica nata dalle urne, neanche se con maggioranza assoluta, è leggittimata a convertire diritti in reati e obbligarci a seguire principi religiosi mediante sanzioni penali. Come cittadina esigo da quelli che ci governano che non trasformino il potere democratico, salvaguardia della pluralità, in dispotismo.
Poiché io decido, sono libera e vivo in una democrazia, esigo da qualsiasi governo che promulghi leggi che favoriscano l’autonomia morale, preservi la libertà di coscienza e garantisca la pluralità e diversità di interessi.
Poiché io decido, sono libera e vivo in una democrazia, esigo che si mantenga l’attuale “Legge per la salute sessuale e riproduttiva e per l’interruzione volontaria della gravidanza”, per favorire l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità degli interessi di tutte le donne.
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