Domenica 19 gennaio 2014 il quotidiano El Pais ha pubblicato, nella sezione internazionale, una intervista del giornalista Pablo Ordaz alla Ministra italiana per l’Integrazione Cecile Kyenge, che da mesi viene bersagliata da insulti razzisti da parte di gruppi neofascisti e dal partito della Lega Nord. Ecco la traduzione di alcune parti dell’intervista, disponibile in originale a questo link.
L’Italia ha un problema. Un brutto problema. Forse il più brutto di tutti i problemi. La sua Ministra dell’Integrazione, Cecile Kyenge, una donna di 49 anni, madre di due figlie, oftalmica di professione, viene insultata da otto mesi con una violenza feroce, in strada, nel Parlamento, sulla stampa ed in televisione. Non per le sue idee politiche di centrosinistra. E neppure per i suoi tentativi di far diventare i figli degli immigrati nati in Italia cittadini italiani per legge (con lo Ius Soli), o di abolire la legge Bossi-Fini, che rende automaticamente delinquenti tutti gli immigrati irregolari. No. I responsabili della Lega Nord, sotto lo sguardo passivo di buona parte della politica e della società italiana, comparano la ministra Kyenge ad una scimmia, gli lanciano banane e la attaccano in continuazione semplicemente perché nera.
Domanda. Cosa sente quando ascolta tanti e così gravi attacchi razzisti contro di lei?
Risposta. È chiaro che feriscono, però la grandezza di ognuno di noi è nel saper guardare al di là, di vedere il futuro. Sono convinta che questi attacchi non hanno solo il fine di distruggere la persona, ma che vogliano anche compromettere il futuro dell’Italia, la società del futuro. Ho ben chiaro che il mio obiettivo è la diversità, e quindi sono capace di superare questi momenti così duri. Perché è chiaro che sono stati sette-otto mesi difficili, che sono arrivati ad influire sulla mia vita privata, però questi attacchi non mi hanno mai colpito tanto al punto da farmi abbandonare i miei obiettivi…
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Domanda. Lei ha deciso di lasciare il Congo per cercare un futuro migliore ed ha pensato che in Italia avrebbe potuto trovarlo. L’Italia che insulta una ministra per il suo essere nera, quest’Europa dove crescono i populismi, le sembra quella dei suoi sogni?
Risposta. È chiaro che sto vivendo momenti di una durezza che mai avrei potuto immaginare. Però non per questo posso dire che l’Italia sia razzista, perché nessuno nasce razzista. Per questo è importante eliminare tutti questi fattori esterni di intolleranza che fanno allontanare le persone dalla via della convivenza facendole scegliere quella della xenofobia. Dobbiamo riuscire a costruire un’Europa e un’Italia migliori, ed è l’obiettivo che stiamo portando avanti con la Dichiarazione di Roma, che abbiamo sottoscritto con altri 17 paesi per arrivare aun patto 2014-2020 contro la xenofobia, il razzismo, per la multiculturalità, per mettere la diversità al centro di tutto.
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Domanda. La sua priorità è il diritto alla cittadinanza italiana per i figli degli immigrati e l’abolizione del reato di clandestinità, però una parte del governo di coalizione si oppone. Ha fatto qualche passo avanti? Crede che ci riuscirà?
Risposta. Per me la prima soddisfazione è che non è stata solo una discussione politica. Si è parlato di questo tema in ogni luogo, dai bar al Parlamento. Questa presa di coscienza da parte di tutti ci porterà a capire che non è un problema della Ministra, ma un problema di tutta la società. Abbiamo un milione di bambini in Italia che hanno ancora problemi di integrazione, che si sentono discriminati fin dalla scuola. E se vogliamo fare un regalo ai nostri figli, il migliore di tutti è aiutarli a crescere facendogli capire che siamo tutti uguali, e che l’unico futuro possibile è quello dell’uguaglianza delle opportunità. Non è un regalo solo per i figli degli immigrati.
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