Una manifestazione come quella che si è vista ieri nella capitale spagnola non si vedeva da almeno dieci anni in Italia, dai tempi del dopo-G8 di Genova, del Forum Sociale Europeo di Firenze (novembre 2002), delle manifestazioni contro il governo Berlusconi (3 milioni al Circo Massimo esattamente 12 anni fa, il 23 marzo 2002), da quella che venne chiamata “la primavera dei movimenti”.
Ieri pomeriggio una vera e propria marea umana ha riempito le enormi strade del centro di Madrid, da Atocha fino alla Plaza Colòn. Un fiume compatto di gente, grintoso, unito, pieno di bandiere repubblicane, bandiere sindacali, bandiere rosse, slogan urlati a gran voce.
Il popolo della sinistra, unito e compattato dalle politiche di destra del governo Rajoy e dalla scure dei tagli voluti e ordinati dalla Troika. Unito dalla drammatica disoccupazione che continua a rimanere su valori altissimi, dal dramma degli sfratti, dalla precarietà lavorativa, dall’incertezza sul futuro che colpisce milioni di persone di ogni età, dalle umiliazioni delle misure repressive del governo Rajoy, e dai colpi di accetta che l’esecutivo di destra sta dando contro i diritti sindacali e civili conquistati negli scorsi decenni (come il diritto all’aborto e la tutela dei diritti del lavoratore). Mancava la sinistra moderata, il PSOE di Rubalcaba in picchiata nei sondaggi, e i sindacali confederali UGT e CCOO, a parte poche sparute bandiere portate a livello personale.
Enorme corteo da Atocha a Plaza Colòn
La manifestazione ha preso il via alle 17 dalla stazione di Atocha, tristemente famosa per gli attentati di dieci anni fa (11 marzo 2004). Le “colonne della dignità” però (la manifestazione era stata battezzata come “Marcha de la Dignidad”), si erano messe in moto da tutta Spagna fin dalla giornata precedente. Decine di migliaia di persone provenienti da ogni angolo del paese con treni, bus e auto private, si erano alloggiate nei paesi limitrofi a Madrid e nella periferia della capitale stessa, grazie a una rete di solidarietà enorme.
Aperta da un enorme striscione con scritto: NO AL PAGAMENTO DEL DEBITO, FUORI I GOVERNI DALLA TROIKA, NON PIù TAGLI. PANE, LAVORO E CASA, la marcia si è snodata lungo gli enormi viali della città (stiamo parlando di strade che misurano in larghezza almeno due volte la larghezza di via dei Fori Imperiali a Roma). Ha attraversato il paseo del Prado, ha superato la zona del Congresso (letteralmente circondato da enormi recinzioni di metallo, dietro le quali si appostavano decine di blindati della polizia), ha continuato per la plaza de Cibeles, dove si trova il banco de España e il municipio di Madrid, ha continuato per il Paseo de Recoletos, raggiungendo infine l’enorme Plaza de Colòn, dove sventola da decenni una gigantesca bandiera spagnola. In cielo sorvolavano il corteo due elicotteri, anche se a un’altezza maggiore di quanto avviene in Italia durante i cortei. La presenza della polizia, seppur massiccia, era abbastanza defilata, nelle vie laterali e senza scudi e caschi protettivi.
Quando alle 19 Plaza Colòn era ormai piena di gente, la coda della manifestazione era ancora ad Atocha. E quello che si poteva vedere lungo il percorso non era un corteo “diluito” ma una massa compatta, uniforme. Altro che 36 mila persone, cifra ridicola e provocatoria fornita dalla polizia e dalla Prefettura (il solito assurdo boicottaggio che le forze dell’ordine compiono nei confronti delle mobilitazioni sociali) e diffusa da tutti i media. La stima più appropriata è quella di 2 milioni, fornita non solo dagli organizzatori ma anche da diversi media indipendenti. Comunque sia, più di 1 milione.
Le cifre provocatorie della polizia e la situazione reale
Del resto, chi ieri pomeriggio era in piazza a Madrid, ha potuto vedere coi propri occhi che la manifestazione era ben più grande di qualsiasi altra mobilitazione degli ultimi anni. Un evento storico che ha commosso tanta gente, anche i più anziani.
Nel corteo c’erano le mille anime della sinistra e dell’opposizione sociale del paese. Dal movimento 15M (gli indignados nati nelle manifestazioni del 15 maggio 2011) agli studenti della marea verde, dai sindacati di base alle mille organizzazioni della società civile radicata sul territorio, dalla CNT (importante movimento anarchico del paese, protagonista nella guerra civile del 36-39) al Sat, movimento sindacale di base andaluso diventato famoso per le sue azioni di occupazione di fattorie e di espropri proletari nei supermercati, capitanato dal carismatico leader Gordillo.
Ad aprire la manifestazione c’era un imponente schieramento di pompieri, che hanno ricevuto tantissimi applausi. Avevano annunciato la loro presenza alcuni giorni prima del corteo, rispondendo all’invito degli organizzatori.
I pompieri spagnoli aprono il corteo
Hanno letteralmente scortato la testa del corteo, realizzando un imponente cordone umano. Con i caschi in testa e le divise, i vigili del fuoco spagnoli hanno mostrato il loro appoggio a una protesta che li rappresenta. Il corpo dei pompieri è stato infatti duramente colpito dai tagli e si vede ora nella condizione di dover appoggiare le forze dell’ordine nei frequentissimi casi di sfratto forzato di abitazioni che la gente non riesce più a pagare. È di solo due mesi fa l’episodio dell’arresto di un pompiere da parte della polizia madrilena, fatto che ha scavato un fossato fra i due corpi dello Stato.
Tante bandiere repubblicane
Lungo il corteo erano tantissime le bandiere repubblicane, con i vivaci colori rosso, giallo e viola. Quella bandiera che Franco cambiò dopo aver vinto la guerra civile reprimendo la II Repubblica spagnola democraticamente eletta, e che con il ritorno alla democrazia non è stata più ripristinata. Tante anche le bandiere del partito Izquierda Unida, dato nei sondaggi al di sopra del 12%, le bandiere rosse delle mille organizzazioni di sinistra, e quelle delle Comunità Autonome: dalla Catalogna all’Extremadura, dall’Andalusia alla Castiglia.
C’erano anche i movimenti contro la privatizzazione dell’acqua in Spagna, e si è vista anche una bandiera del movimento italiano No Tav contro la costruzione dell’alta velocità in val di Susa, sulle Alpi al confine con la Francia. Non potevano mancare le bandiere greche, visto che la Grecia è diventato il simbolo di questi anni di crisi.
In serata scontri vicino il Parlamento
In serata, com’era prevedibile, ci sono stati scontri. La manifestazione era stata dura e compatta, ma anche colorata e festosa, animata da una rabbia pura figlia di anni di botte e pugni in faccia dati alla parte di Spagna che lavora e che lotta per i diritti. In molti avevano cercato di costruire una tendopoli in Plaza Colon, per riprodurre quanto accaduto in Puerta del Sol tre anni fa. Altri hanno tentato di raggiungere la sede del PP, il partido Popular al governo, situata in Calle Genova (giusto al lato di Plaza Colon).
La polizia ha reagito lanciando innumerevoli pallottole di gomma, ancora usate in Spagna in barba alle leggi europee e ai tanti feriti gravi provocati in passato (e vittime mortali), e con i lunghi manganelli, le “porras”. La battaglia campale è andata avanti a lungo, fino a notte. Il risultato è stato di decine di feriti, anche fra le forze dell’ordine. Alcuni manifestanti col volto coperto hanno distrutto vetrine di banche, hanno tirato sassi contro gli agenti antisommossa e i blindati, ed hanno cercato di distruggere le recinzioni di metallo che erano state messe a protezione del parlamento e della sede del PP.
Gli scontri sono stati un boccone ghiotto per le catene televisive e per i media, che subito hanno dato risalto ai fuochi serali, censurando parti importanti della storica manifestazione.
Quello che appariva chiaro però, guardando ieri la marea umana rumorosa, rivendicativa, arrabbiata, compatta, che inondava Madrid, è che questo fiume non potrà essere nascosto a lungo sminuendone i numeri. La rabbia accumulata del popolo spagnolo, devastato dai tagli ordinati dalla Troika, dalla disoccupazione che tritura la dignità personale di giovani e non giovani, e colpito dalle leggi di destra del governo Rajoy, non resterà nelle case. Gli spagnoli non restano a casa facilmente, fa parte della loro cultura uscire per strada. Questo fiume che abbiamo visto ieri potrebbe tornare presto, più e più volte. Magari in maniera meno pacifica, se da parte di chi comanda non ci saranno aperture. La sensazione che ieri si aveva è che se questo fiume umano dovesse arrabbiarsi un po’ di più, sarebbero guai per chi siede in alto. Nel frattempo, è stata una bella iniezione di coraggio per chi non si arrende ad abbassare la testa.
Intanto oggi, in Plaza reina Sofia, migliaia di persone stanno partecipando a una assemblea popolare. Le mobilitazioni seguiranno nei prossimi giorni: già il 26 ci sarà uno sciopero degli studenti. Si annuncia una nuova primavera calda per la Spagna.
(Lorenzo Pasqualini)
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