Catalogna, maggioranza assoluta agli indipendendisti ma è una vittoria a metà

Generalitat de Catalunya, (fonte: commons.wikimedia.org)
Generalitat de Catalunya, (fonte: commons.wikimedia.org)

La storica giornata del 27 settembre 2015 si è conclusa in tarda serata con quasi tutti i principali protagonisti soddisfatti ed allo stesso tempo non soddisfatti. Indipendentisti e contrari all’indipendenza.

In gioco in questa storica giornata c’era la possibile indipendenza della regione, una delle più ricche della Spagna, attraversata da anni da un movimento indipendentista molto forte che ha come obiettivo la proclamazione della Repubblica di Catalogna e l’addio a Madrid. Più che di elezioni regionali si trattava di un vero e proprio pleibiscito popolare.

Da una parte si presentava il fronte indipendentista, formato principalmente dalla coalizione Junts pel Si capeggiata da Artur Mas, presidente del Parlamento catalano dal 2010. Artur Mas era stato chiaro: se la sua coalizione avesse ricevuto maggioranza assoluta, nel giro di 18 mesi avrebbe portato la Catalogna all’indipendenza, con formazione di nuove istituzioni. Insomma, una vera rottura con Madrid.

Dall’altra si presentavano tutti gli altri partiti, contrari alla rottura, dai Socialisti ai conservatori del Partido Popular, passando per le nuove formazioni che tanto successo stanno riscontrando a livello nazionale come Podemos e Ciudadanos.

Chi ha vinto?

Il partito della sinistra indipendentista CUP ha ottenuto l'8,2% dei voti, uno storico risultato
Il partito della sinistra indipendentista CUP ha ottenuto l’8,2% dei voti, uno storico risultato

In termini di voti reali, hanno prevalso i contrari alla separazione dalla Spagna. In termini di scanni conquistati però, hanno vinto gli independisti. Sommando infatti i voti andati alle formazioni non indipendentiste, esse arrivano a sommare un 51,7% dei voti totali mentre gli indipendendisti si fermano al 47,7%.

In termini di scanni guadagnati però, le cose cambiano. La coalizione indipendentista Junts pel Si (che non ha raggiunto maggioranza assoluta ma che ha raggiunto comunque un 39,54% di consensi), ha conquistato 62 scanni. Un’altra formazione indipendendista, la CUP (Candidatura d’Unitat Popular), partito di sinistra radicale, ne ha presi 10. Da un eventuale accordo fra Junts pel Si e la CUP si formerebbe quindi un governo indipendestista con maggioranza assoluta.

L’uso del condizionale però è d’obbligo. La CUP  è un partito della sinistra indipendentista che condivide con Junts pel Si soltanto l’obiettivo di rendere la Catalogna indipendente. Politicamente le due formazioni sono distanti mille miglia. Una viene dal mondo centrista liberale, con una parte che viene dalla tradizione democristiana, l’altro dal mondo della sinistra anticapitalista. Sarà molto difficile che la CUP accetti di appoggiare Artur Mas come presidente di un nuovo governo, anche se l’occasione ghiotta di portare la Catalogna all’indipendenza potrebbe far decidere un’eccezione.

La cosa certa è che queste elezioni hanno mostrato una regione profondamente divisa, e la situazione di divisione si manterrà nei prossimi mesi costringendo a scelte importanti.

Le altre formazioni: batosta per il PP e risultato modesto per la piattaforma che ospitava Podemos

La piattaforma che riuniva Podemos, EQUO, Esquerra e i Verdi catalani non ha avuto il risultato atteso
La piattaforma che riuniva Podemos, EQUO, Esquerra e i Verdi catalani non ha avuto il risultato atteso

Queste elezioni regionali avevano un carattere diverso da quelle passate, e la lettura dei risultati deve essere fatta soprattutto sulla base del pleibiscito indipendenza si-indipendenza no. Tuttavia ci sono dei segnali importanti che le formazioni politiche dovranno cogliere anche a livello nazionale.

In primis, il PP, Partido Popular al governo della Spagna dal 2011, che ha mantenuto sempre una posizione di totale chiusura nei confronti degli indipendentisti, ha subito una forte batosta. Ha preso l’8,5% dei voti, scavalcato dai Socialisti e da Ciudadanos, ottenendo 11 consiglieri contro i 19 che aveva conquistato nel 2012. Una sconfitta che deve far riflettere il partito di Mariano Rajoy (attuale Presidente del Consiglio) a soli tre mesi dalle elezioni generali.

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Ciudadanos, partito nato a Barcellona nel 2006 e diventato quest’anno una formazione a livello nazionale, ha avuto un gran successo

Altro dato importante arriva per Podemos. Come già accaduto alle amministrative del 24 maggio, la formazione di sinistra guidata da Pablo Iglesias non si presentava con il suo nome bensì all’interno di una piattaforma: Catalunya Si que es Pot (in italiano significa “Catalogna Si è Possibile”) che riuniva Podemos, gli ecologisti di EQUO, Esquerra Unida, i Verdi catalani. Tutte formazioni contrarie all’indipendenza (a differenza della CUP, che come detto precedentemente è una formazione di sinistra indipendentista). La piattaforma si è fermata a un 8,94% dei voti, non proprio lusinghiero per chi sperava in una nuova dimostrazione di forza dopo aver sbancato in termini di voti alle Amministrative di maggio (le piattaforme di sinistra hanno conquistato i Municipi di Madrid e Barcellona).

Ciudadanos il vero vincitore delle elezioni in Catalogna?

Forse il vero vincitore delle elezioni regionali in Catalogna tenutesi il 27 settembre è Ciudadanos. La formazione, nata proprio in Catalogna nel 2006 e diventata da pochi mesi partito politico a livello nazionale, ha raggiunto il 17,92% conquistando ben 25 scanni.  Un risultato che fa da trampolino di lancio in vista delle elezioni generali. La “faccia pulita” del leader Albert Rivera, il carattere moderato del partito ed allo stesso tempo “nuovo”, stanno facendo breccia fra gli spagnoli, anche se i sondaggi a livello nazionale continuano a darlo come quarta forza politica dietro Podemos.

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