
Più di 5 milioni di spagnoli sono rimasti incollati ai televisori ieri sera per assistere al faccia a faccia fra il leader di Podemos, Pablo Iglesias, e quello di Ciudadanos, Albert Rivera.
Due facce giovani della politica spagnola, entrambi poco più che trentacinquenni ma soprattutto leader di formazioni politiche che a livello nazionale sono ancora extra parlamentari. Ancora per poco: a due mesi dalle generali promettono infatti di stravolgere l’attuale composizione delle Corti.
Il faccia a faccia è andato in onda sulla rete La Sexta, una delle principali reti televisive spagnole, nel programma Salvados. Un programma diretto dal giornalista Jordi Évole, che quest’anno compie 8 anni e che nel tempo ha mostrato un tipo di giornalismo di qualità. Non si tratta di una tribuna politica tradizionale, ma di un modello che porta i politici per le strade delle città, nei quartieri poveri, nelle zone difficili, li fa entrare nei bar delle periferie, parlare con le persone della strada. Un modello giornalistico di successo che ieri è stato particolarmente premiato. La puntata di ieri, l’undicesima del 2015, ha fatto registrare infatti il record assoluto di share, con circa 5,2 milioni di spettatori (circa il 25%). Nei suoi otto anni di storia Salvados non aveva mai avuto un successo simile.
Del resto l’occasione era speciale. A due mesi dalle elezioni generali del 20 dicembre, per la prima volta in TV si presentavano insieme Pablo Iglesias e Albert Rivera per discutere delle loro proposte politiche.
Chi sono questi due giovani politici?

Pablo Iglesias, classe 1978, è il leader di Podemos. La formazione nata nel gennaio 2014 sull’impulso dei movimenti di protesta del 2011 che ha raccolto molti dei voti della sinistra, ma anche di chi ormai stufo di una classe politica corrotta vuole un cambiamento radicale. Podemos, lo ricordiamo, è stato chiave nelle elezioni municipali di maggio 2015 per far vincere le piattaforme cittadine della sinistra a Madrid e Barcellona, dove ora governano le sindache Manuela Carmena e Ada Colau. Nelle ultime settimane ha chiuso la porta però ad un accordo con altri partiti di sinistra come Izquierda unida. Negli ultimi mesi i sondaggi hanno rilevato una progressiva perdita di consensi fra la popolazione. Questa perdita di consensi è diventata evidente alle ultime elezioni regionali tenutesi in Catalogna il 27 settembre, elezioni che però avevano un carattere particolare (si trattava più che in realtà di un pleibiscito fra il “sì” ed il “no” all’indipendenza). La perdita di consensi di Podemos arriva mentre si registra un aumento di consensi per Ciudadanos.

Albert Rivera, classe 1979, è invece il leader di Ciudadanos. Formazione politica nata in Catalogna nel 2006, è diventata partito politico a livello nazionale solo quest’anno. Di orientamento liberale, da alcuni politologi definita centrista, condivide con Podemos unicamente la volontà di rompere con l’alternanza fra i partiti tradizionali del passato (Partito Socialista e Partido Popular). Alle elezioni catalane del 27-S ha avuto grande successo, ed i sondaggi di queste settimane mostrano come stia vivendo una grande popolarità, superando Podemos che fino a poco tempo fa era considerata in grado di vincere le elezioni generali.
La puntata di Salvados
Questa puntata di Salvados vede i due leader dapprima scambiarsi amichevolmente battute e domande all’interno di una vettura, nelle strade di Barcellona. Dopodiché li vede passeggiare per il quartiere popolare di Nou Barris, particolarmente colpito dalla crisi, e passeggiare lì insieme al giornalista Jordi Évole. Persone lungo il tragitto si fermano a parlare con i due leader. Infine i due politici accompagnati dal giornalista entrano in un bar, dove avviene il faccia a faccia della durata di un’ora circa. Due sedie vuote indicano i posti che avrebbero dovuto occupare gli altri invitati (che non hanno voluto partecipare), il presidente del Governo Mariano Rajoy ed il leader del Partito Socialista Pedro Sanchez. Ci sarebbe un quinto esponente, il leader di Izquierda Unida Alberto Garzon, il quale non è stato invitato (nelle ultime elezioni il suo partito ha ricevuto una forte perdita di consensi).
Il dibattito, moderato da Evole, è stato “vinto” secondo vari sondaggi effettuati sulla rete, dal leader di Ciudadanos Albert Rivera (anche nella votazione sul sito di Podemos il vincitore è stato Rivera). In particolare per la sua maggior concretezza nelle risposte, specialmente in materia economica. Dal faccia a faccia sono uscite evidenziate alcune posizioni dei due partiti, anche se non sono stati toccati tanti temi importanti come l’istruzione, l’ambiente, l’Unione Europea, i diritti civili.
Uno dei momenti più accesi si è avuto quando Évole ha mostrato un pezzo di intervista al presidente del BBVA (una delle principali banche spagnole), Francisco González, nella quale l’imprenditore faceva i complimenti a Rivera e criticava duramente Podemos. Pablo Iglesias ne ha approfittato per dire che il suo partito non riceve lusinghe da grandi imprenditori, e che “flirtare” con i grandi poteri economici spagnoli non fa bene a Ciudadanos.
Dal canto suo Albert Rivera ha rispolverato una vecchia accusa usata dalla destra spagnola verso Iglesias (accusato di ricevere finanziamenti dal Venezuela bolivariano), affermando che anche ricevere i complimenti dal presidente venezuolano Maduro non è una cosa che fa bene.
Altri temi caldi sono stati le nazionalizzazioni, il contratto unico, il salario minimo garantito. Secondo Iglesias molti settori strategici dello Stato devono restare in mano pubblica, ed ha rispolverato uno dei cavalli di battaglia di Podemos: la nazionalizzazione di settori come quello dell’energia. Rivera si è impuntato, accusando questa misura di “franchismo economico” (un ritorno ad un eccessivo statalismo) e allo stesso tempo di comunismo.
A questo link si può vedere la versione integrale della puntata, ovviamente in spagnolo.
Qui sotto invece i primi 6 minuti della puntata, con i due leader in macchina per le vie di Barcellona, e poi la passeggiata nel quartiere di Nou Barris, e alcuni momenti del faccia a faccia in un bar.
Lorenzo Pasqualini
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