Questa lettera è stata inviata da un giovane studente spagnolo al quotidiano spagnolo El Pais, e pubblicata oggi. L’originale può essere letto a questo link. Qui sotto la traduzione in italiano.
Più di cento morti e tanti altri feriti nel cuore di Parigi. La mia scuola si sta chiedendo se portare avanti il viaggio di istruzione che avrebbe dovuto portarci a Roma fra un paio di settimane. Panico. Insicurezza. Paura. E adesso? Sarebbe sicuro fare un tragitto di più di 20 ore in pullman attraversando gran parte della Francia e dell’Italia, quando i due paesi sono in allerta massima contro il terrorismo?
Questo è quello che vogliono. Che non vengano vissute le nostre vite, che si rimanga sempre allerta, che ci invada la paura, che si dorma con la paura. Secondo la Real Academia Española la paura è angustia per un danno reale o immaginario, però nella realtà è molto di più. La paura è capace di dominarci, è capace di pensare al posto nostro.
È un’arma molto potente che viene usata da secoli. Dicono che è meglio prevenire piuttosto che curare, ma siamo davvero disposti a sacrificare i nostri desideri e sogni per prevenire qualcosa difficile da prevenire? Per caso in Spagna, in Navarra o a Pamplona non possono succedere le stesse cose che a Parigi o a Roma? Credo che siamo troppo giovani per vivere con tante preoccupazioni, troppo giovani per vivere con tanta paura.
Iñaki Román. Zubiri (Navarra)
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