La sera di lunedì 14 dicembre si è tenuto l’ultimo dibattito televisivo fra candidati alla presidenza del governo spagnolo in vista delle elezioni del 20 dicembre. Dopo i dibattiti delle settimane scorse, in cui si erano sfidati contemporaneamente i candidati di più formazioni (da 3 a 9 politici confrontandosi fra di loro), stavolta il dibattito ha riproposto il faccia a faccia (cara a cara) del passato: la sfida fra il candidato socialista e quello conservatore.
A sfidarsi c’erano infatti il leader del Partito Socialista, Pedro Sanchez e Mariano Rajoy, capo del governo e leader del conservatore Partido Popular. Il faccia a faccia del 2015 però sembrava una brutta copia dei dibattiti del passato, quando in Spagna il PP e PSOE prendevano insieme più del 70% dei voti. È ciò che hanno detto i leader degli altri partiti: Pablo Iglesias (Podemos) ha detto che gli sembrava di aver rivisto il dibattito del 1993, mentre Alberto Garzòn di Unidad Popular ha definito il dibattito “di un’altra epoca”.

Il 20 dicembre gli spagnoli, se verranno confermati i sondaggi che ormai da anni lo certificano, metteranno in soffitta il bipartitismo. L’alternanza fra PP e PSOE durata per decenni è ormai messa in discussione dall’entrata sulla scena politica di partiti come Podemos e Ciudadanos. Secondo tutti i sondaggi queste quattro forze politiche si contenderanno il primo posto con uno scarso margine, visto che tutte si posizionano intorno al 20%.
Più dietro c’è anche una quinta forza politica, formata dalla sinistra radicale che non si è coalizzata con Podemos: la vecchia Izquierda Unida. Quattro grandi forze politiche contro le due del passato. Per questo il dibattito di ieri sembrava una riproposizione di antichi dibattiti PP-PSOE di anni lontani.
Primeras páginas de los diarios llegados esta martes a nuestra redacción https://t.co/vFT0c9NppE #CARAaACARA2015 pic.twitter.com/ACFUG3yKiP
— Europa Press (@europapress) 15 Dicembre 2015
Ciò nonostante sono stati quasi 10 milioni gli spettatori incollati alla TV per assistere all’ultimo duello del bipartitismo morente. Il picco di ascoltatori c’è stato quando Pedro Sanchez, il leader che il Partito Socialista ha scelto per far risuscitare il partito da una crisi profondissima (secondo i maligni scelto più in base all’aspetto fisico che alla abilità politica e ai contenuti) ha tirato in ballo i pesanti scandali di corruzione che hanno colpito il PP negli scorsi anni.
“Se lei vincerà – ha detto Sanchez rivolto al Primo Ministro Rajoy – il prezzo per la democrazia sarà enorme perché il presidente deve essere una persona decente e lei non lo è”. Sanchez ha affondato il dito nella piaga elencando gli scandali di corruzione che hanno colpito il PP e il caso Barcenas, che ha direttente toccato Rajoy: “avrebbe dovuto dimettersi – ha affermato – per non danneggiare le istituzioni”.
A queste “pesanti” accuse (quella di essere un presidente “indegno” è stata ritenuta dalla stampa spagnola la più grave accusa mai fatta ad un presidente del governo durante un faccia a faccia) è seguita la sorpresa di Rajoy, che si è mostrato debole e poco reattivo di fronte alle accuse di Sanchez.
La sconfitta di Rajoy nel dibattito è stata evidente, e oggi il Partido Popular ha puntato tutto sulla presunta “maleducazione” del leader socialista e sulla buona educazione del Primo Ministro.
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