L’ultimo sondaggio preelettorale in vista del voto in Spagna, previsto per il 20 dicembre, è stato pubblicato ieri sera da El Pais (sondaggio di Metroscopia). In Spagna infatti fino a 5 giorni prima del voto si possono pubblicare sondaggi, a differenza dell’Italia dove sono proibiti nelle due settimane precedenti.
Il nuovo sondaggio presenta diverse sorprese. Il Partido Popular oggi al governo resta al primo posto e rispetto al mese di novembre cresce posizionandosi intorno al 25%. Nell’ultimo sondaggio di Metroscopia veniva dato praticamente alla pari con il PSOE e con Ciudadanos. Il divario dal PSOE resta molto ridotto ma comunque superiore a quel 3% che viene considerato di poco conto nei sondaggi.
Altra sorpresa arriva da Podemos. Erano mesi che il partito di Pablo Iglesias veniva dato al ribasso nelle intenzioni di voto, ma da novembre non ha fatto che risalire: nel sondaggio di dicembre arriva al 19%, riavvicinandosi ai livelli di popolarità di un anno fa.
Ciudadanos invece, che da mesi continuava a crescere nei sondaggi e che a novembre sembrava potesse addirittura superare PP e PSOE, subisce una importante caduta e viene superato da Podemos anche se di un solo punto. Il partito arancione di Albert Rivera resta al 18%, ad un punto da Podemos.
Unidad Popular, la quinta grande forza politica a livello nazionale, prenderebbe invece un 5% secondo il sondaggio di Metroscopia. In discesa rispetto al sondaggio di novembre. Il partito guidato da Alberto garzòn non dovrebbe avere problemi ad entrare in Parlamento visto che lo sbarramento in Spagna è del 3% alle elezioni politiche, ma prenderebbe comunque pochissimi scanni (fra 1 e 3) per via della legge elettorale spagnola che favorisce i partiti regionali e premia i primi partiti.
L’ultimo sondaggio di questa intensa ed interessante campagna elettorale in vista delle elezioni del 20 dicembre, in Spagna, risale ai primi di novembre e ne avevamo parlato a questo link.
A chi la maggioranza?
Tradotto in scanni questa situazione porterebbe circa 109 deputati al PP (si tratta di una media basata sui dati del sondaggio), 90 al PSOE, 60 a Podemos, 60 a Ciudadanos, e 2 a Unidad Popular. Risulterebbe possibile una coalizione PSOE-Podemos, che sembra però improbabile vista l’ostilità del partito di Pablo Iglesias verso i socialisti o una più probabile PP-Ciudadanos. La maggioranza assoluta in termini di scanni è di 176, quindi nessuna di queste coalizioni avrebbe la maggioranza assoluta nel Congreso.
L’utilizzo dei sondaggi in campagna elettorale: un’arma o uno strumento?
L’utilizzo dei sondaggi nelle democrazie rappresentative è da molti anni oggetto di critiche da parte non solo dei partiti politici che sentono di uscirne danneggiati, ma anche da parte di alcuni analisti ed esperti. Se da una parte sono il frutto di un lavoro minuzioso portato avanti da esperti del settore, e quindi elaborazioni con un alto valore rappresentativo della realtà, dall’altro lato non si può negare che alcuni sondaggi possano essere usati come arme elettorali a poche settimane o addirittura a pochi giorni dal voto (non è un caso che in Italia vengano proibiti nelle ultime due settimane di campagna). Possono essere usati da determinati partiti, o determinati media per influenzare il comportamento degli elettori.
Inoltre gli errori, in una simulazione del voto reale basata su piccoli campioni della popolazione, sono dell’ordine di vari punti percentuali (mediamente del 3%). In situazioni fluide come quella spagnola del 2015 (così come nel febbraio 2013 in Italia) possono sbagliare anche di molto la previsione sui partiti nuovi e di protesta.
Restano certamente dei validi sistemi per capire come si sta orientando l’elettorato, ma possono interferire nelle decisioni dell’elettorato condizionandolo con la previsione di un risultato che non è ancora realtà. Inoltre i centri che offrono sondaggi possono essere del tutto liberi da influenze politiche, ma possono allo stesso tempo non esserlo. Ecco quindi che la lettura dei sondaggi deve avvenire con una certa criticità, e l’elettore dovrebbe agire in maniera indipendente, senza farsene influenzare.
Se dunque l’incertezza è massima, con quattro forze politiche che competono per il primo posto e che realmente possono conquistarlo, l‘unico dato certo è che il 20 dicembre segnerà la fine del bipartitismo in Spagna. Dopo decenni di alternanza fra Partido Popular (PP) e Partido Socialista Obrero de España (PSOE), il panorama politico si arricchisce di nuove formazioni. Per la prima volta non sarà più l’alternanza a caratterizzare la politica spagnola ma le coalizioni di partiti.
Lorenzo Pasqualini
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