
Il 24 gennaio del 1977, a Madrid, un commando di terroristi di estrema destra entrò in un ufficio di avvocati giuslavoristi e membri del Partito Comunista appartenenti al sindacato Comisiones Obreras (CCOO) ed aprì il fuoco. Cinque avvocati rimasero uccisi ed altri quattro rimasero feriti. L’attuale sindaca di Madrid Manuela Carmena, che lavorava in quell’ufficio, scampò per puro caso all’attentato. La strage viene ricordata in Spagna con il nome di “Matanza de Atocha” (la sede dove avvenne la strage si trovava in Calle de Atocha numero 55, non lontano dalla stazione di Atocha) e fu uno dei più gravi attentati compiuti da neofascisti negli anni successivi alla caduta della dittatura.
Terrorismo tardo-franchista: Franco era morto un anno prima
Erano anni delicatissimi in cui le strutture della dittatura franchista caduta il 20 novembre 1975 con la morte di Franco erano ancora in piedi e gruppi di estrema destra approfittavano della debolezza delle nascenti strutture democratiche per tentare di destabilizzare il paese e farlo piombare in una nuova stagione di repressione. Si registravano omicidi politici con frequenza e le strutture di polizia erano ancora in buona parte vincolate a gruppi neofascisti. Bisogna inoltre sottolineare come il PCE (Partido Comunista de España), del quale erano membri gli avvocati uccisi, era ancora illegale in Spagna (sarebbe stato legalizzato soltanto nell’aprile del 1977).
I terroristi contavano sull’impunità

I terroristi, alcuni vincolati con il gruppo falangista FE de las JONS, sicuri di godere dell’impunità della Polizia, non lasciarono la città. Vennero però catturati pochi giorni dopo e condannati pochi anni dopo a pene molto dure. La Spagna, evidentemente, stava davvero cambiando pagina. Fra i terroristi anche un neofascista italiano legato al gruppo Gladio, controllato dalla CIA americana.
Nel 1984 il quotidiano italiano “il Messaggero” pubblicò un articolo nel quale si affermava che nella strage di Atocha avevano preso parte anche neofascisti italiani. Questa tesi è stata confermata nel 1990 quando un documento ufficiale ha confermato che Carlo Cicuttini (neofascista italiano) aveva preso parte all’assalto armato. Cicuttini era legato a sua volta alla rete GLADIO, un corpo paramilitare anti-comunista legato all’americana CIA che aveva il compito di destabilizzare e indebolire i movimenti e i partiti di sinistra nei paesi occidentali per evitare una loro presa del potere attraverso elezioni.
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Il monumento in Plaza Anton Martìn

Ogni anno il 24 gennaio viene reso omaggio ai cinque avvocati giuslavoristi di Atocha con la deposizione di fiori sul monumento a loro dedicato, situato in Plaza de Anton Martìn, nel quartiere di Lavapiés, vicino al luogo dell’attentato. Si tratta di un gruppo statuario ispirato al dipinto El abrazo del pittore Juan Genovés. Sul monumento è stata posta anche una targa che ricorda le cinque vittime di quell’attentato.
L’attuale sindaca di Madrid Manuela Carmena scampò per puro caso all’attentato
Manuela Carmena, l’attuale sindaca di Madrid, era una degli avvocati giuslavoristi che lavorava nell’ufficio di Comisiones Obreras. Scampò all’attentato perché in quel giorno aveva prestato il suo ufficio ad un collega, che venne ucciso. Non ha mai perso occasione di ricordare quanto accaduto in quel giorno buio e lavora perché la memoria di quei fatti resti alta nelle nuove generazioni. Per ricordare è stata creata anche la Fundación Abogados de Atocha.
Il ruolo degli avvocati giuslavoristi nel dopo-dittatura in Spagna
La storia degli avvocati specializzati in diritto del lavoro nel dopo franchismo ci parla della Spagna democratica che si rialzava dopo 35 anni di dittatura fascista. Erano donne e uomini provenienti dalla classe medio-alta, che invece di dedicarsi ad una carriera professionale più comoda e priva di rischi, entravano nei sindacati comunisti (come le CCOO) o nelle organizzazioni politiche di sinistra ancora fuori legge per mettere la propria professionalità al servizio delle classi lavoratrici. Aiutando così gli operai dei quartieri poveri (come Vallecas) a lottare per i propri diritti sindacali, o nella dura lotta per la casa.
Il film “Sette giorni di gennaio” di Juan Antonio Bardem
Nel 1979 uscì il film “Siete dias de enero” del regista Juan Antonio Bardem, che ricorda i fatti di Atocha.
Lorenzo Pasqualini
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