
Il leader dei socialisti spagnoli, Pedro Sanchez, si è recato ieri a Lisbona per incontrare il suo omologo portoghese, Antonio Costa. Il motivo? Imparare dai vicini di casa che due mesi fa sono riusciti a formare un governo di coalizione delle sinistre pur avendo ottenuto meno voti dei conservatori.
Il governo delle sinistre in Portogallo
Antonio Costa, socialista, governa da due mesi il Portogallo con l’appoggio dei comunisti e del Bloco de Esquerda, una sorta di Syriza portoghese e un cugino di Podemos. Un “miracolo” di cui poco si è parlato sulla stampa italiana (un po’ di più su quella spagnola), fortemente osteggiato dal Presidente della Repubblica Cavaco Silva e che ha avvicinato politicamente il Portogallo alla Grecia di Tsipras.
Le difficoltà in Spagna: i voti non sono abbastanza
Riuscirà Pedro Sanchez a ripetere un patto di governo delle sinistre anti-austerity anche in Spagna? I risultati elettorali non sono dalla sua parte. Mentre in Portogallo la somma dei deputati socialisti, comunisti e del Bloco de Esquerda forma una solida maggioranza, in Spagna la somma dei deputati socialisti, quelli di Podemos e di Izquierda Unida si ferma a 161 deputati, quando la maggioranza assoluta si ottiene con 176. I voti non basterebbero per un governo maggioritario.
Il Partito Socialista dovrebbe quindi cercare appoggio nei partiti regionali vicini alla sinistra, ad esempio ERC (Esquerra Republicana), storico partito catalano la cui vocazione indipendentista introduce però grandi difficoltà

Dal canto loro i partiti alla sinistra del PSOE hanno mostrato subito la loro posizione: Izquierda Unida ha subito mostrato interesse per un patto con i socialisti e con Podemos. Alberto Garzòn ha affermato che i suoi 5 deputati nel Congreso (2 eletti con IU e 3 con le piattaforme regionali presentatesi insieme a Podemos) appoggeranno un eventuale governo di coalizione “alla portoghese”.
Podemos invece continua a vincolare ogni accordo con una lista di punti non trattabili, fra cui il più indigesto per i socialisti è il referendum per chiedere ai catalani se vogliono o meno essere indipendenti (Podemos non è a favore dell’indipendenza ma difende il “diritto all’autodeterminazione”). La vecchia guardia del Partito Socialista ha messo in guardia il leader Pedro Sanchez affermando che finché Podemos non rinuncerà al referendum ogni dialogo con il partito viola è fuori discussione.
La posizione dei partiti spagnoli di centro e di destra sul “patto delle sinistre”: il PP “deluso”, Ciudadanos all’attacco
Il Partido Popular, il più votato alle elezioni del 20 dicembre, ha preso atto del viaggio a Lisbona di Pedro Sanchez e del suo tentativo di formare un governo alternativo di sinistra. Rajoy aveva sperato fino a ieri in un cambio di rotta da parte dei Socialisti, verso un governo di unità nazionale tipo “grande coalizione” alla tedesca. L’unica che avrebbe assicurato una solidissima maggioranza. Il PP ha abbandonato rapidamente le gentilezze mostrate durante le festività natalizie verso i socialisti per corteggiarli e formar governo insieme, ed è passato all’attacco. “I Governi formati da perdenti sono Governi che fanno perdere i cittadini” sono state le parole del vice presidente in funzione, Sáenz de Santamaría.

Il Partido Popular proverà a formare un governo nei prossimi giorni ma molto probabilmente non riuscirà nell’impresa: anche unendosi a Ciudadanos e ad alcuni partiti regionali nazionalisti otterrebbe una quantità di candidati inferiore alla maggioranza assoluta, ed inferiore addirittura all’eventuale patto delle sinistre su cui sta lavorando Pedro Sanchez.
Anche Ciudadanos si è mostrato fortemente contrario a un patto delle sinistre sul modello portoghese: Albert Rivera ha affermato che “in Portogallo non esiste nessun partito nella coalizione di Governo che voglia rompere con la nazione”, alludendo a Podemos che ha messo come condizione per un accordo la celebrazione del referendum in Catalogna.
Riassumendo: il risultato “all’italiana” delle elezioni del 20 dicembre
Per chi si fosse perso gli ultimi eventi dalla Spagna, il 20 dicembre del 2015 si sono tenute elezioni politiche generali. Dalle urne è uscito un quadro molto frammentato, che ha chiuso con la lunga fase del bipartitismo.

Sebbene il Partido Popular (conservatore) abbia vinto in termini di numero di voti, nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta. Inoltre, dietro al PSOE (Partito Socialista), si sono posizionati due partiti che si presentavano per la prima volta a delle elezioni generali: Podemos, un partito di sinistra anti-austerity e anti-Casta, e Ciudadanos, un partito di destra moderata liberale. Il quadro uscito dalle urne il 20 dicembre è ulteriormente complicato dalla presenza di partiti regionali che hanno ottenuto molti deputati e che diventeranno indispensabili per eventuali coalizioni di governo.
Da ormai tre settimane in Spagna è un susseguirsi di ipotesi su chi governerà, e non è escluso (anzi, è sempre più probabile) che si ritorni alle urne nei prossimi mesi per cercare di sbloccare la situazione.
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