
Con grande ritardo anche l’Italia si appresta finalmente a discutere in Parlamento una legge per il riconoscimento delle unioni fra omosessuali. Si tratta del disegno di legge Cirinnà, dal nome della senatrice PD che lo ha presentato, che verrà discusso a partire dal 2 febbraio 2016. Sulla sua approvazione restano molte incognite, a causa dell’opposizione non solo della destra ma anche di una parte dei deputati e senatori del Partito Democratico. Il premier Renzi ha dato libertà di scelta ai suoi e la componente cattolica del partito potrebbe votare compatta contro questo riconoscimento, dando così rappresentanza alle migliaia di persone che si sono riunite sabato scorso nel Family Day al Circo Massimo.
Un riconoscimento a metà, in confronto a Spagna e buona parte dell’Occidente
In realtà il disegno di legge che domani entrerà in aula non riconosce che una parte dei diritti che gli omosessuali hanno ottenuto nel mondo nell’ultimo decennio. Se la legge passasse non verrebbe istituito il matrimonio fra persone dello stesso sesso, come succede in buona parte dell’Europa occidentale e dell’America (sia Nord che Sud) ma un rapporto chiamato “unione civile”. Legalmente quasi coincidente con il matrimonio, ma non uguale perché non equipara le coppie omosessuali a quelle eterosessuali. Cosa che invece avviene in molti paesi del mondo come la Spagna, paese all’avanguardia nel riconocimento e nell’equiparazione dei diritti delle persone omosessuali.
La Spagna ha approvato il matrimonio fra persone dello stesso sesso nel 2005: un riconoscimento più avanzato delle unioni civili in discussione domani
In Spagna il matrimonio fra persone dello stesso sesso venne istituito nel lontano giugno del 2005, quando governava il socialista Zapatero. La Spagna fu il terzo paese del mondo dopo Olanda e Belgio a riconoscere questo diritto, ma il primo in assoluto a introdurre anche la possibilità di adozione. Il riconoscimento prevedeva la totale equiparazione al matrimonio tradizionale. Ancora una volta, così come accaduto durante la II Repubblica negli anni ’30, quando venne introdotto il diritto di voto alle donne, la Spagna è stata all’avanguardia nel riconoscimento di diritti.

L’istituzione del matrimonio gay venne approvata in prima votazione il 21 aprile del 2005 in una storica votazione del Congreso de los Diputados a Madrid. I voti a favore furono 183 (Partito Socialista, Izquierda Unida, ed altri), mentre i voti contrari furono 136 (Partido Popular e Convergencia i Uniò).
La votazione definitiva avvenne il 30 giugno del 2005 con 187 voti a favore. Votarono a favore il PSOE, la sinistra, ERC, il Partito Nazionalista Basco (PNV) e la Coalizione Canaria, mentre votò contro il Partido Popular ed alcuni deputati di Convergencia i Uniò. La legge è la LEY 13/2005, del 1 de julio, e modifica il Codice Civile in materia di matrimonio. Si può leggere il testo integrale cliccando qui.
Nel giorno della votazione definitiva intervenne anche Zapatero, che disse “stiamo costruendo un paese più decente perché una società decente è quella che non umilia i suoi membri”. “Non siamo i primi, ma non saremo gli ultimi” affermava ancora Zapatero, predicendo l’effetto domino che nei dieci anni dopo avrebbe investito molti paesi del mondo dove oggi i gay possono sposarsi. Qui sotto il video con il suo intervento (30 giugno 2005). [L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO]
L’opposizione della Chiesa fu fortissima, con manifestazioni di piazza anche molto grandi
La Conferenza Episcopale Spagnola fu durissima verso Zapatero, e lottò per mesi dalle piazze e dalle istituzioni della Chiesa per cercare di impedire questo storico riconoscimento. “La riforma introdurrà un pericoloso fattore di dissoluzione della istituzione del matrimonio e con quella il giusto ordine sociale”, furono le parole della CEE (Conferencia Episcopal Española).
Il 18 giugno 2005, pochi giorni prima dell’approvazione definitiva della legge, una manifestazione organizzata dal Foro Español de la Familia vide sfilare centinaia di migliaia di persone a Madrid dietro un enorme striscione con scritto: “la famiglia sì che importa: per il diritto ad una madre e ad un padre”. Secondo gli organizzatori le persone presenti furono oltre 1 milione, ma come è successo sabato scorso dopo il Family Day al Circo Massimo ci fu guerra di cifre. Secondo il quotidiano El Paìs i presenti non furono più di 200.000.

Secondo l’Istituto di Statistica spagnolo (INE) fino al 2011 sono stati celebrati in Spagna oltre 23.000 matrimoni fra persone dello stesso sesso, più di tremila ogni anno. La società spagnola continua ad essere maggioritariamente a favore di questo riconoscimento ed il governo di Mariano Rajoy, al potere dal 2011 al 2015, non lo ha cancellato. Il PP presentò un ricorso di incostituzionalità contro la legge nel 2005, ma nel 2012 il Tribunale Costituzionale lo bocciò decretando definitivamente la costituzionalità di questa istituzione. Nelle stesse file del PP ci sono molti deputati che, seppur obbedienti verso le direttive del partito, sono in realtà a favore del riconoscimento. Recentemente ha fatto notizia il matrimonio omosessuale di un suo importante esponente.
Matrimonio gay, l’Italia rimane “bianca”
Quasi undici anni dopo il riconoscimento dei diritti omosessuali in Spagna, l’Italia è rimasta fra i pochi paesi occidentali a non avere una legislazione al riguardo. Lo dimostra bene questa mappa tratta da ilga.org, dove si vede come l’Italia sia rimasta “bianca”, mentre tutti gli altri paesi dell’Europa occidentale, il Nord America, il Messico, e buona parte del Sud America, abbiano introdotto il matrimonio fra persone dello stesso sesso.

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