
MADRID. Il socialista Pedro Sánchez, leader del PSOE, è stato incaricato dal Re di Spagna per formare governo. Dopo più di un mese di impasse quindi, la situazione politica in Spagna cambia. Adesso bisognerà vedere se il socialista riuscirà a ottenere i voti necessari all’investitura o se si tornerà ad elezioni anticipate in primavera.
Mariano Rajoy punta tutto su un fallimento di Pedro Sanchez
Mariano Rajoy, ex presidente del governo e leader del Partido Popular (il partito che ha preso più voti alle elezioni del 20 dicembre), non è stato incaricato dal Re. In queste settimane la posizione del partito conservatore è sempre stata quella di voler formare un governo di “grande coalizione” con PSOE e Ciudadanos, al quale i socialisti si sono sempre opposti. Dietro il non incarico di Rajoy si può leggere una mossa del partito conservatore: se il socialista fallirà nel tentativo di formare governo, le opzioni più probabili saranno o elezioni anticipate (che potrebbero favorire il PP contro Ciudadanos) o la formazione di un governo di responsabilità nazionale, magari formato da PP e Ciudadanos con l’appoggio esterno del PSOE.
“un Governo di cambiamento, progressista e riformista”
Con tono solenne, poco dopo le 20.30 del 3 febbraio, Pedro Sánchez Pérez- Castejón ha annunciato che accetta l’incarico del re Felipe VI. “Il cambiamento – ha detto il leader socialista nella conferenza stampa seguita all’incarico – non è patrimonio di nessun partito politico né di un leader, bensì di milioni di elettori”. Sanchez ha aggiunto che cercherà di formare “un Governo di cambiamento, progressista e riformista”. In queste ultime parole si legge la doppia possibilità di un accordo con Podemos e Ciudadanos. I due partiti però, le grandi novità di questa XI legislatura spagnola, hanno già detto che non accetteranno mai di partecipare ad un governo in cui sia presente anche l’altra formazione politica.
Podemos quindi non vuole governare insieme a Ciudadanos, e Ciudadanos non vuole governare con Podemos. [L’articolo continua dopo la galleria di immagini]
Le prime pagine dei giornali spagnoli il giorno dopo l’investitura di Pedro Sanchez (3 febbraio 2016)
Strada in salita: verso un governo di minoranza?
La strada per Pedro Sanchez è in salita. Le possibilità sono varie ma tutte difficili da percorrere. Una coalizione PSOE-Podemos-Izquierda Unida avrebbe bisogno dell’appoggio di un partito autonomista per trovare la maggioranza. L’appoggio potrebbe arrivare dal Partito Nazionalista Basco e dalla Coalizione Canaria, due partiti regionali non indipendentisti. Servirebbe però anche l’astensione delle formazioni indipendentiste, possibilità che i socialisti vedono come fumo negli occhi.
Una coalizione PSOE-Ciudadanos sarebbe ancora più debole e avrebbe bisogno dell’appoggio anche in questo caso di partiti regionali e dell’astensione del PP. Resta l’opzione più remota.
Il Partito Socialista è spaccato anche sulla possibilità di un accordo con Podemos perché quelli che la stampa spagnola chiama “i baroni del PSOE”, cioè la vecchia guardia ed alcuni leader regionali, preferirebbero un accordo con il PP e Ciudadanos e vedono Podemos come il diavolo.
Resta la possibilità di un governo di minoranza, solo PSOE con appoggio esterno, ma ovviamente nascerebbe debolissimo e avrebbe vita difficile.
Insomma, il panorama è assai complicato e si prospettano giornate (o settimane) di trattative, porte in faccia, colpi di scena.
Il telegiornale della TV di stato spagnola sull’incarico del socialista Pedro Sanchez per formare governo
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