MADRID. Alla fine è finita nell’unico modo che tutti ritenevano meno probabile. Si torna a votare. Dopo quattro mesi e sei giorni dalle storiche elezioni del 20 dicembre 2015, elezioni nelle quali la Spagna è uscita da trent’anni di bipartitismo portando in Parlamento quattro grandi forze politiche, il fallimento delle trattative ha portato all’unica soluzione possibile rimasta. Si tornerà alle urne il 26 giugno 2016, fra due mesi esatti. Una nuova campagna elettorale, dunque, attende il paese iberico.
La notizia di un ritorno alle urne era nell’aria già da settimane, ma poteva ancora essere smentita da un accordo in extremis. È quanto ha tentato fino all’ultimo il leader del Partito Socialista (PSOE) Pedro Sanchez, che da marzo aveva messo sul piatto la sua proposta: un governo formato da PSOE e Ciudadanos con l’appoggio di Podemos. Un’offerta a cui Podemos ha detto “no”, nonostante il Partito Socialista ripetesse il mantra: o con noi, o il ritorno della destra al potere.
Il “no” di Podemos al patto PSOE-Ciudadanos non è stato indolore, ed ha messo in evidenza divergenze interne a questo partito nato due anni e mezzo fa. Una corrente più radicale, capeggiata dal leader Pablo Iglesias, ed una più moderata, capeggiata da Errejon.
Come ci ha spiegato in una recente intervista Javier Lorente, ricercatore dell’Autonoma di Madrid, un governo PSOE-Ciudadanos-Podemos era l’unica opzione stabile fra le tante proposte in questi mesi. L’opzione di un”governo delle sinistre” formato da Psoe-Podemos-Izquierda Unida e partiti autonomisti, con l’appoggio esterno degli indipendentisti, non poteva essere digerito dai socialisti. Ma un governo con Ciudadanos non era digeribile da Podemos.
Il muro contro muro fra partiti ha portato alle elezioni anticipate, che potrebbero però portare a un colpo di scena che certamente farebbe mettere le mani nei capelli a buona parte dell’attuale Parlamento. Il Partido Popular, il partito conservatore che ha governato dal 2011 al 2015 la Spagna con il suo leader Mariano Rajoy, nonostante abbia perso 4 milioni di voti alle elezioni del 20D potrebbe capitalizzare il fallimento degli altri partiti e rinnovare per altri 4 anni il mandato. Sarebbe una beffa enorme per quanti hanno sperato in un cambiamento, alcuni radicale, altri moderato. Pur sempre un cambio di pagina dopo anni di governo della destra. Bisognerà aspettare il 26 giugno (già ribattezzato 26J in Spagna), per sapere come andrà a finire questo terremoto politico.
Le prime pagine dei giornali spagnoli il giorno dopo la convocazione di elezioni anticipate (27 aprile 2016)
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