
Il 27 settembre 1975, in Spagna, il regime franchista assestava gli ultimi colpi prima della caduta definitiva.
Cinque militanti antifascisti vennero giustiziati a Madrid, Barcellona e Burgos, per fucilazione.
Ad essere uccisi furono cinque giovani attivi nella lotta al regime, condannati e giustiziati con un processo farsa: si chiamavano José Humberto Baena, José Luis Sánchez Bravo, Ramón García Sanz (militanti del FRAP), Juan Paredes Manot (Txiki) e Ángel Otaegui (appartenenti alla formazione ETA).
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Tre giorni di sciopero generale nei Paesi Baschi e in Navarra
I giorni che precedettero e che seguirono le fucilazioni furono molto caldi in Spagna, specialmente nei Paesi Baschi e in Navarra. Il 27 settembre iniziò in queste regioni uno sciopero generale che durò tre giorni, e che paralizzò completamente ogni attività industriale: stime parlarono di 200.000 lavoratori in sciopero.
27 settembre 2019, 44 anni dalle ultime esecuzioni del franchismo (El Mundo)
Ci furono manifestazioni imponenti, come quella di San Sebastian, con pesanti cariche della Polizia e della Guardia Civil, che usarono anche armi da fuoco. Venne proclamato per vari giorni lo stato d’eccezione. Ci furono manifestazioni di protesta anche a Barcellona.
In Italia le proteste più grandi contro il regime franchista

Mancavano meno di due mesi alla morte di Francisco Franco, il dittatore che dal 1939 teneva sotto il suo tallone l’intera Spagna, e quelle condanne a morte – che oggi sono conosciute come “le ultime esecuzioni del franchismo”, una sorta di colpo di coda del regime morente – scatenarono una ondata di rabbia e proteste non solo nel paese iberico ma in tutta l’Europa.
Uno dei paesi dove le proteste contro il regime franchista furono più importanti fu l’Italia, che viveva in quel periodo la stagione d’oro dei movimenti di sinistra extra-parlamentari oltre ad un fortissimo appoggio popolare nei confronti del Partito Comunista, a quel tempo il più grande d’Europa.
Una grande manifestazione venne convocata in Piazza di Spagna, a Roma, il pomeriggio del 24 settembre 1975, a pochi giorni dalle esecuzioni. Sfilarono per la città in cinquantamila – secondo il quotidiano romano il Messaggero – in un corteo aperto da una enorme bandiera repubblicana. Alla fine della manifestazione, dal palco, parlarono anche i rappresentanti dei sindacati spagnoli in esilio.
Manifestazione oceanica a Roma, autobus spagnoli incendiati alla stazione Termini
Dopo le uccisioni del 27 settembre le manifestazioni si moltiplicarono in Italia: a Milano, Torino, Genova, Bologna, vi furono imponenti manifestazioni. Si fermarono i portuali di Genova, che boicottarono le navi spagnole, mentre scioperarono per un giorno intero i lavoratori delle acciaierie di Piombino. A Roma sfilarono in 150.000 e ci furono anche episodi violenti: vennero dati alle fiamme dei pullman turistici con targa spagnola nei pressi della stazione Termini. Stessa cosa accadde nella notte a Genova.
L’ondata di sdegno andò più in là della solidarietà internazionale dei movimenti e dei partiti della sinistra europea, che organizzarono cortei e scioperi un po’ ovunque.
I presidenti delle Camere europee, riuniti il 26 settembre a Roma, avevano infatti mandato un telegramma al dittatore Franco chiedendogli di cancellare le condanne a morte concedendo la grazia. Il giorno dopo, di fronte all’evento ormai compiuto, diversi paesi europei richiamarono in patria i propri ambasciatori.
Su l’Unità, il giornale italiano organo del Partito Comunista Italiano, che il 28 settembre titolò la sua prima pagina con un enorme “Fascismo infame”, venne pubblicata una dichiarazione del segretario del Partito Comunista Spagnolo (PCE), Santiago Carrillo: “sull’orlo della tomba, Franco vuole lasciare in eredità al paese la guerra civile“. Sempre su l’Unità anche un comunicato di Dolores Ibarruri, “la Pasionaria”: “nell’Europa della fine del XX secolo, nell’Europa della cultura e del progresso, della democrazia e del socialismo, non ci può essere posto per un regime fascista in Spagna”.
Due mesi dopo, il 20 novembre 1975, Francisco Franco moriva nel suo letto. La Spagna si liberava della dittatura ed iniziava un lento, doloroso processo di transizione alla democrazia. Un processo pieno di ostacoli e insidie, ma che avrebbe riportato la Spagna alla democrazia dopo 35 anni di buio.
Prime pagine ed articoli di giornale dal 24 al 28 settembre 1975
Lorenzo Pasqualini
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Strano perché nel 1975 in URSS fucilavano chiunque non fosse in accordo col kgb e non parliamo di tutti gli altri paesi comunisti infami, ma nessuna manifestazione di protesta.