
MADRID. Il Partito Socialista spagnolo (PSOE), lo stesso che governò il paese per quasi vent’anni dall’82 al ’96 e poi negli anni d’oro di Zapatero, dal 2004 al 2011, è sull’orlo di una guerra interna. O meglio, la guerra è già iniziata, ma ancora non ha fatto “vittime”. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane però, potremmo vederne di belle.
Dopo i risultati elettorali pessimi in Galizia e Paesi Baschi, dove domenica scorsa si sono tenute elezioni regionali e dove i socialisti hanno toccato il fondo in quanto a perdita clamorosa di voti, il leader del PSOE Pedro Sanchez è stato travolto dalle critiche dei suoi nemici di sempre, diventati ora ancora più accaniti. Sono in particolare i leader regionali di Andalusia, Estremadura e Castiglia La Mancia a volere da tempo la sua testa. Già criticato per la sua gestione nei due post-elezione di dicembre 2015 e di giugno 2016, quando ha dialogato con Podemos ed ha respinto in ogni modo le lusinghe di Rajoy a formare un governo di unità nazionale, Sanchez è ora ancora più solo. Molti compagni di partito hanno minacciato di dimettersi in massa se non se ne va.
L’articolo del giornale italiano “il manifesto” sulla crisi nel Partito Socialista spagnolo
Proprio per tentare l’ultima disperata carta, Pedro Sanchez ha proclamato, per il prossimo 23 ottobre, le primarie fra i militanti socialisti, nelle quali si sceglierà il futuro leader. Se sarà lui o qualcun’altro saranno dunque i militanti a deciderlo. E’ una mossa astuta, forse l’unica che potrebbe tenerlo in piedi come segretario di partito.
Il suo “No” incondizionato a Rajoy nelle votazioni di un mese fa, quando il Primo Ministro uscente aveva chiesto l’astensione dei socialisti per ricevere l’investitura, non è mai piaciuto alla corrente socialista che ora lo attacca con forza. I cosiddetti “baroni”, così li chiama anche la stampa, fra i quali si inserisce anche l’ex amatissimo Felipe Gonzalez, avrebbero preferito un accordo PSOE-PP a qualsiasi altra soluzione, ed hanno sempre visto come fumo negli occhi il possibilismo di Sanchez nei confronti di Podemos.
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