
2 anni e 6 mesi, questa è la pena in cui potrebbe incorrere una studentessa ventunenne dell’università di Murcia. Al carcere andrebbero poi sommati altri 3 anni di libertà vigilata.
L’arma del delitto? Una tastiera. Cassandra, questo il nome della ragazza, salirà sul banco degli imputati a causa di alcuni tweet in cui ironizzava sulla morte del generale franchista Carrero Blanco, pubblicati sul suo profilo @kira_95 tra il 2013 e il 2016.
A renderlo pubblico è stata lei stessa attraverso i social network il 10 Gennaio; immediatamente i giornali hanno ripreso la notizia e molti utenti del web si sono schierati dalla sua parte. L’hashtag #carreroblanco è diventato in poche ore trending topic.
Facciamo un passo indietro
Luis Carrero Blanco fu vittima di un attentato, poi rivendicato dagli indipendentisti baschi di ETA, il 20 dicembre 1973. All’uscita di una funzione religiosa la vettura sulla quale viaggiava fu fatta saltare in aria, la carica di esplosivo utilizzata fu così forte da far volare l’automobile a 30 metri d’altezza. Sei mesi prima l’ammiraglio era stato nominato Primo Ministro da Francisco Franco, un atto visto da tutti come una chiara intenzione di nominarlo suo legittimo successore.
I tweet incriminati
“Anche Carrero Blanco ritornò al futuro con la sua auto?”
“Film: Tre metri sopra il cielo. Produzione: ETA films. Direttore: Argala. Protagonista: Carrero Blanco. Genere: corsa spaziale”.
“URSS Yuri Gagarin vs. SPAIN Carrero Blanco”.

Questi sono solo alcuni dei tweet pubblicati da Cassandra, possono far ridere o meno, persino essere bollati come di cattivo gusto, ma credo non ci sia alcun dubbio sulla natura ironica di ognuno di essi.
L’accusa che viene imputata alla studentessa è quella di “umiliazione di vittime del terrorismo”.
La questione è spinosa e pone interrogativi a cui è difficile trovare una risposta: posto che ETA è stata un’associazione terroristica, un “aspirante dittatore” è un po’ meno vittima rispetto alle oltre 800 persone uccise dal gruppo basco durante i 50 anni di attività?
Probabilmente alcuni risponderanno di sì, altri di no, ma non è questo il punto. È innegabile che la pena sia del tutto sproporzionata e che in Spagna dopo l’entrata in vigore della legge conosciuta come “Ley Mordaza” la libertà di espressione stia subendo crescenti limitazioni.
In Spagna la guerra civile e il franchismo sono ancora temi tabù
Il web non può essere uno spazio esente da regole, soprattutto perché vi passiamo sempre più tempo e la dimensione online e quella offline sono sempre più inscindibili. La battaglia quotidiana contro le bufale e gli attacchi d’odio su Facebook portata avanti dal giornalista italiano Enrico Mentana è un modello che anche altri dovrebbero seguire. Ci vuole rispetto, tolleranza, siamo tutti d’accordo. Ma non toglieteci l’ironia, quella mai.
In Spagna si evita di parlare della Guerra Civil e del franchismo tanto che i giovani sanno ben poco di quegli anni e si permette lo svolgersi di manifestazioni in cui si espongono i simboli della dittatura. Dimenticare gli orrori, impedire che alcuni di essi vengano a galla sono atti, a mio avviso, ben più gravi rispetto a qualche battuta fatta davanti a un pubblico di 5000 follower. Tuttavia, in Spagna, non si ricevono atti di garanzia per questi fatti e continuano ad esistere vie intitolate a Francisco Franco.
Giulia Zuffa
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