
In Spagna l’estensione del diritto di voto alle donne si deve a Clara Campoamor, che lottò per anni per questo diritto, fino all’introduzione del suffragio universale nel 1931, in piena II Repubblica.
Clara Campoamor era nata a Madrid nel 1888 da una famiglia con modeste condizioni economiche, ed aveva conseguito la laurea in Diritto presso la Universidad de Madrid nel 1924, titolo che ottenne studiando e lavorando allo stesso tempo. Contemporaneamente alla sua professione di avvocata, iniziò a militare con i socialisti e ad impegnarsi nell’emancipazione della donna nella politica e nella società spagnola, fondando la Asociación Femenina Universitaria. Alle elezioni del 1931, che portarono alla Seconda Repubblica spagnola, Clara Campoamor venne eletta come deputata nelle file del Partito Radicale, una forza politica che si dichiarava “repubblicana, liberale, laica e democratica”.
Una delle pochissime deputate elette in Parlamento nel 1931
A quel tempo le donne potevano essere elette ma non potevano votare. Fin da subito si impegnò al massimo per l’introduzione del suffragio universale. Nel 1931 formò parte dell’Assemblea Costituente incaricata di scrivere la nuova Costituzione della Repubblica. Si batté per l’introduzione del voto femminile, l’eliminazione delle discriminazioni per sesso, l’uguaglianza giuridica di figli e figlie nati dentro o fuori dal matrimonio, il divorzio.
Riuscì a far approvare l’estensione del diritto al voto alle donne il 9 dicembre del 1931, dopo una storica votazione delle Cortes spagnole. La Spagna diventava così uno dei primi paesi europei ad introdurre il suffragio universale. La sua proposta di introduzione del voto femminile venne osteggiata non solo dalla destra conservatrice ma anche dalla sinistra, preoccupata che l’estensione del voto alle donne, a quel tempo maggiormente orientate verso idee conservatrici per il forte controllo dell’epoca, potesse minare la stabilità del governo delle sinistre uscito dalle urne nel 1931.
La risposta di Clara Campoamor ai deputati di sinistra che osteggiavano il diritto di voto alle donne
“proprio perché la Repubblica mi sta tanto a cuore, ritengo che sarebbe un errore gravissimo lasciar fuori le donne dal diritto al voto (…). Io sono deputata della Provincia di Madrid. L’ho percorsa in lungo e in largo ed ho visto che agli atti politici erano presenti sempre più donne che uomini, ho visto nei loro occhi la speranza di redenzione, il desiderio di aiutare la Repubblica, la passione e l’emozione che mettono nei loro ideali. […] Non compiete un errore storico che rimpiangerete amaramente lasciando al margine della Repubblica la donna, che rappresenta una forza nuova e giovane…”
L’articolo 36 della Costituzione della II Repubblica spagnola
Artículo 36. Los ciudadanos de uno y otro sexo, mayores de veintitrés años, tendrán los mismos derechos electorales conforme determinen las leyes. (Costituzione spagnola del 1931).
Lorenzo Pasqualini
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