
Il 26 marzo scorso, il rapper sardo SALMO ha iniziato il suo primo tour europeo, l’Hellvisback European Tour. Lo ha fatto con un concerto presso la Sala Penelope di Madrid mentre il giorno dopo ha suonato a Barcellona. Queste sono le prime due date di una tournée internazionale che lo porterà in Francia, Regno Unito, fino alla conclusione l’8 aprile prossimo a Salonicco, in Grecia. Salmo è un rapper sardo di nome Maurizio Pisciottu una delle figure più conosciute nel panorama rap italiano attuale. Nel 2016 il suo 5° disco, Hellvisback, è diventato disco di platino, mentre il suo canale YouTube otteneva decine di milioni di visualizzazioni. Poco prima del concerto del 26 marzo alla sala Penelope di Madrid, gli abbiamo fatto alcune domande.
L’intervista a SALMO prima del concerto di Madrid. A cura di Lorenzo Pasqualini
Ciao Salmo, innanzitutto, benvenuto in Spagna. È la tua prima volta a Madrid?
Grazie. No, ho già fatto dei live qui…
E in Spagna sei comunque già venuto più volte, no?
Sì, ho fatto Barcellona, Madrid… Granada, Siviglia… l’abbiamo girata un po’..
Quella di stasera qui a Madrid, alla Sala Penelope, è la data di apertura del tuo primo tour europeo, l’Hellvisback European Tour. Il tuo ultimo disco, Hellvisback, ha avuto un grande successo in Italia, diventando disco di platino in pochissimo tempo; hai milioni di visualizzazioni sui canali YouTube, su Spotify, sei ormai molto conosciuto e riconosciuto nel panorama musicale italiano. Ecco, che attese hai in Europa?

Guarda, normalmente quando gli italiani fanno tour all’estero, a meno che tu non sia Laura Pausini, logicamente non è che ti fai dei grandi viaggi. È come fare due passi indietro, non in maniera negativa. I locali sono più piccoli, è una cosa più tranquilla, più raccolta, più punk. A me piace un sacco, perché sono cresciuto con i live nei localini piccoli, con mille persone.
Quindi fare un tour così, per ora, è una figata. Poi speriamo che magari più in là diventi più grande. Comunque normalmente quando suoni fuori, non è che sono tutti stranieri. Magari sono mischiati. C’è il ragazzo italiano che si porta l’amico o l’amica straniera…spagnola o inglese che sia.
Anche perché ormai di italiani ce ne sono in tutte le città d’Europa…
Sì, soprattutto sardi..(ride)
Come mai la Spagna è l’unico paese europeo in cui suonerai in due città diverse, appunto Madrid e poi anche Barcellona? Ed è anche il paese in cui apri il tour.
Non so bene, penso sia una cosa logistica.
Però qui in Spagna devi avere un bel seguito.
Non lo so guarda, spero di si. L’ultima volta che ho suonato qui in Spagna è andata molto bene comunque.
Conosci il rap spagnolo?
Rap spagnolo….no in realtà non lo conosco. Non so neanche come sono messi in realtà. Mi ricordo comunque che anni fa facevano molta elettronica, drum and bass, una roba che in Italia è andata poi a scemare, a diminuire…anzi, se fai drum and bass in Italia ti dicono che sei sfigato.
Della Spagna invece, del paese, conosci qualcosa?
Da ragazzino mi ricordo quando andai a Figueres, al Museo di Dalì. Quella è una cosa che mi è rimasta impressa.
Parlando di terre, ti ho citato la Spagna. Tu sei nato in Sardegna, ma negli ultimi tempi ti sei spostato, andando a vivere a Milano. Ecco, qual è il legame con la tua terra adesso che ti sei trasferito? Cosa resta e cosa ti manca.

Guarda, ormai a distanza di anni, i posti come Milano e la Sardegna per me sono diventati come una sorta di stato d’animo. Nel senso, se vado a Milano so che devo lavorare, stare in casa, tirar fuori un disco, mettermi sotto. Quando torno in Sardegna invece è per rilassarmi. È proprio uno stato mentale insomma. Devo tornare ogni tanto in Sardegna per uscire dall’acqua e respirare.
Recentemente hai anche partecipato a un film che è ambientato in una Sardegna antichissima, “Nuraghes S’arena”. Ti sei buttato anche sul cinema?
Dire cinema, attore, recitazione…è una parola grossa. Però mi viene spontaneo perché l’ho sempre infilato nei miei video il cinema. Nei video che ho fatto ho sempre infilato il cinema, c’è sempre un po’ di recitazione. Non è che me lo sto inventando oggi. Sto cercando di separare un po’ le due cose. Voglio fermarmi un po’ con la musica ora, per capire quello che voglio fare…
Internet è stato importantissimo per il tuo successo, per farti conoscere.
Eh! (tanto).
Una roba pazzesca, se pensiamo che – proprio tu lo racconti nel brano “1984” del tuo ultimo disco – tu, come tutta la tua (la nostra) generazione sei cresciuto senza router e computer. Ed era solo pochi anni fa in fondo.
Sì, pochissimo tempo…
Internet è una bella vetrina. Da una parte ha agevolato, sicuramente, dall’altra magari no, perché c’è tanto materiale, ci sono tanti input, quindi a un certo punto non capisci più niente… Comunque c’è un discorso di meritocrazia sicuramente. Se spacchi, veramente, la gente se ne accorge. Non c’è più il discorso dei favori…
Il rap in Italia oggi sta vivendo un boom? E’ il genere musicale che meglio sa intercettare lo stato d’animo dei più giovani?
In Italia attualmente undici ragazzini su dieci ascoltano rap. È figo perché c’è un sacco di materiale, l’unica pecca è che il rap italiano, te lo dico in maniera ignorante, sta acquistando molta melodia e poco contenuto. Quindi succede che molti rapper, che sono fortissimi, che sono molto famosi, stanno invertendo un po’ la rotta. Il sapore del rap italiano adesso è diverso. Ti resta la melodia, in testa, però non ti rimangono le parole, non ti rimangono le rime. Mentre nel rap qualcosa dovrebbe rimanere a livello di scrittura.
Prima di salutarci, una curiosità sul graffitismo. C’è un legame fortissimo fra rap e writers, dico bene? Qui in Spagna si chiamano graffiteros…
Anche io ero un graffitero… Anche questa roba qua si è persa. In Italia tutto quello che era hip hop si è perso, si è sgretolato.
Il video dell’intervista a Salmo poco prima del concerto di Madrid
Lorenzo Pasqualini
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