Fra il 6 ed il 7 settembre lo scontro fra Barcellona e Madrid ha oltrepassato livelli mai raggiunti durante quarant’anni di democrazia spagnola. Ecco un breve riassunto di quanto accaduto
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Dopo mesi di alta tensione fra il governo centrale spagnolo ed il governo regionale della Catalogna, lo strappo fra Barcellona e Madrid si è aggravato ulteriormente negli ultimi due giorni.
6 settembre 2017: seduta infuocata al Parlament di Barcellona
Il 6 settembre, in serata, i partiti indipendentisti hanno approvato, nel Parlament catalano, la legge che spiana la strada alla convocazione del referendum sull’indipendenza, già annunciata da tempo per il primo ottobre prossimo (abbreviata in 1-O dagli spagnoli).
Un referendum che però, per la Costituzione spagnola, è illegale. La giornata del 6 settembre 2017 resterà quindi storica in Spagna, perché il livello di sfida del governo della Comunità Autonoma della Catalogna verso lo stato centrale spagnolo, ha raggiunto punte mai raggiunte: una situazione inedita mai vista in 40 anni di democrazia.
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Approvata la “ley del referendum”
La seduta si è svolta in un clima surreale, con violazioni del regolamento da parte dei separatisti, forti proteste ed ostruzionismi da parte dei consiglieri dell’opposizione per ritardare al massimo la votazione.

Alla fine, in serata, 72 deputati indipendentisti di Junts pel Si e CUP (che formano la maggioranza indipendentista) approvavano a maggioranza il decreto che spiana il cammino alla realizzazione del referendum.
Una “legge per il referendum” che è stata boicottata da quasi tutto il restante arco politico: il Partito Popolare, il Partito Socialista Catalano e Ciudadanos hanno abbandonato infatti l’aula.
Gli 11 deputati di Catalunya Si que es Pot, la variante catalana di Podemos, sono rimasti in aula e si sono astenuti.
Subito dopo la votazione, il presidente secessionista del governo catalano, Carles Puigdemont, ha firmato il decreto di convocazione del referendum.
Il blitz parlamentare degli indipendentisti è diventato ovviamente la notizia più battuta della giornata sui giornali e sui notiziari spagnoli, facendo assaggiare quello che sarà probabilmente un settembre in cui la parola “Catalogna” si leggerà e si ascolterà continuamente.
Il 7 settembre la Corte Costituzionale sospende il decreto per il referendum
Il giorno dopo, il 7 settembre, quando ancora gli spagnoli dovevano digerire le notizie della sera prima ed i giornali cartacei titolavano con caratteri cubitali sulla storica seduta al Parlament di Barcellona, è stata una nuova giornata ad alta tensione.

La Corte Costituzionale spagnola ha bocciato il decreto approvato dal governo catalano il giorno prima, ed ha intimato ai 947 sindaci catalani, ed a 60 alte cariche della Generalitat (così si chiama l’organismo istituzionale con cui si organizza la Comunità Autonoma di Catalogna), a non partecipare alla consulta illegale.
L’avviso riguarda anche l’attuale presidente del governo catalano Puigdemont.
D’altro canto, un consigliere indipendentista del governo catalano ha affermato che sarebbero 560 i municipi catalani che hanno già dato l’ok alla convocazione del referendum.
Questo significa che metteranno a disposizione gli spazi del Comune per la collocazione delle urne elettorali, il prossimo 1 ottobre.
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I separatisti vanno avanti ed approvano la legge di rottura e fondazione di una Repubblica catalana
Poche ore dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale spagnola, il Parlamento catalano andava avanti con la sua macchina indipendentista. Con i 71 voti di JxSí e CUP, veniva approvata la ley Fundacional de la República y de Transitoriedad.
Una sorta di linea guida sulla quale, se il 1°ottobre vincerà il “sì” all’indipendenza, si baserà il processo indipendentista della regione, un processo transitorio fino alle elezioni costituenti.
Rajoy: “la democrazia risponderà con fermezza”
Il presidente del governo di Spagna, Mariano Rajoy, è apparso in conferenza stampa nel pomeriggio elencando le misure che l’esecutivo prenderà per bloccare il referendum.
Sono mesi che Rajoy afferma che il referendum per l’autodeterminazione della Catalogna non si sarebbe mai tenuto. Il Partido Popular ha mantenuto in questi anni una posizione di netta chiusura verso le istanze secessioniste.
“Tutto questo – ha affermato Rajoy davanti alle telecamere – è il frutto della decisione di alcuni politici di imporre con la forza un progetto a tutta la società“. “Ai responsabili della Generalitat – ha aggiunto – dico di non continuare in questo cammino verso il precipizio istituzionale, che non disprezzino la forza della democrazia spagnola e si fermino”.
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In riferimento alla possibile applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, Rajoy ha aggiunto: “sono cosciente di ciò che è in gioco, e non permetterò che dall’oggi al domani venga cancellato il nostro modello di convivenza, farò tutto il necessario per evitarlo”.
Parole che fanno apparire più probabile la sospensione di alcuni poteri della Comunità Autonoma.
Lorenzo Pasqualini
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