Tensione alle stelle in Catalogna dopo l’arresto di alte cariche del governo autonomico

EDITORIALE Situazione incandescente fra Madrid e Barcellona: lo scontro fra treni doveva essere evitato anni fa, ora per certi versi “è tardi”


catalognaMADRID. La sensazione che si vive in Spagna in queste ore è quella di una situazione che si fa giorno dopo giorno più incandescente, superando in crescendo e gravità la situazione lasciata la sera prima.

Con l’avvicinarsi del primo ottobre 2017 (1-O), la data in cui il governo indipendentista della Comunità Autonoma di Catalogna ha deciso di celebrare un referendum sulla secessione della regione, dichiarato illegale dalle istituzioni spagnole, i fatti si stanno concatenando portando sempre più la situazione in un campo inedito per il paese.

Scenario inedito e dagli sviluppi imprevedibili

Oggi, in una grande operazione della Guardia Civil, sono finite in manette quattordici persone, dodici delle quali fanno parte dell’amministrazione della Comunità Autonoma.

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Tra i dodici uomini arrestati anche stretti collaboratori del vicepresidente catalano Oriol Junqueras, figura importante del governo locale e storico esponente del partito Esquerra Republicana (ERC).

Subito dopo gli arresti migliaia di persone si sono concentrate davanti la sede del Ministero dell’Economia gridando “Indipendenza!”. Da Madrid il presidente Rajoy ha affermato: “stanno violando la legge, lo Stato deve agire. Erano stati avvisati che il referendum non si poteva celebrare”.

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Le prime pagine dei giornali online spagnoli il 20 settembre 2017

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La mano dura del governo verso gli indipendentisti, però, sta diventando giorno dopo giorno più indigesta anche per le forze politiche che appoggiano il contrasto al referendum, come il PSOE (i socialisti).

La mano dura del governo centrale crea tensioni crescenti

In un paese nel quale la dittatura è terminata soltanto 40 anni fa, governata da un partito che è l’erede (seppur democratico) del franchismo, i movimenti indipendentisti (e non solo) hanno gioco facile a dipingere queste azioni della polizia come una sospensione dei diritti civili ed un “rigurgito di franchismo”.

Gli arresti, il sequestro di milioni di manifesti e volantini di propaganda per il referendum, la perquisizione di giornali, l’indagine aperta contro centinaia di sindaci pro-secessione, sono tutte azioni che danno una immagine di repressione.

Si tratta però di azioni che, nonostante il loro effetto dirompente in una situazione carica di tensione che si protrae da anni, seguono e rispettano la legge spagnola. Le accuse di atti contro la democrazia, non hanno fondamento se guardate dal punto di vista del rispetto della legge costituzionale dello stato spagnolo. E la domanda è: può avere legittimità una consulta elettorale proibita dalla Corte Costituzionale del paese?

La disobbedienza di fronte alla Corte Costituzionale è un reato

Il referendum del 1° ottobre era stato infatti smontato dalle sentenze della Corte Costituzionale, ed i dirigenti del governo catalano avevano ricevuto chiari avvisi sul fatto che, se avessero continuato ad organizzare la consulta illegale, avrebbero violato la legge.

In sostanza, procedere sulla strada della secessione contro la legge dello stato spagnolo, costituisce di fatto una sorta di colpo di stato.


Non si doveva arrivare a questo punto

Il problema che diversi intellettuali e voci autorevoli stanno ponendo nelle ultime ore, è che non si doveva arrivare a questo punto.

Il muro del governo del PP verso qualsiasi richiesta degli indipendentisti, andato avanti per anni, non ha fatto altro che incrementarne la forza. Il continuo “no” alla celebrazione di un referendum, che molto probabilmente non avrebbe portato alla secessione tanto sbandierata, ha creato nuove file di indipendentisti convinti.

Il continuo muro a qualsiasi iniziativa di dialogo e negoziazione, ha portato ad uno scontro fra treni gravissimo come quello a cui si sta assistendo ora. Una situazione che ha iniziato ad incancrenirsi dal 2010, quando il Costituzionale spagnolo bocciò le modifiche allo statuto catalano che introducevano maggiore autonomia nella regione.

Dall’altra parte, il ruolo giocato dalle forze politiche indipendentiste catalane in questi ultimi anni ha avuto anche le sue pesanti responsabilità. Il ventaglio di forze politiche secessioniste è molto ampio e va dalla sinistra al centro-destra, con posizioni e rivendicazioni diverse, eppure ha prevalso negli ultimi anni un atteggiamento nel quale la parola d’ordine era “Madrid ci ruba”, che tanto ricorda le parole d’ordine del leghismo padano degli anni ’90 e duemila in Italia. Eppure, casi di corruzione gravi ci sono stati anche in questa regione, negli ultimi anni. L’indipendentismo ha però sostituito la protesta sociale incanalandola verso l’obiettivo di una terra nuova, più ricca e libera dal “derechismo” del governo Rajoy.

Insomma, la situazione è ormai arrivata a un punto in cui ad agire sono solo i tribunali, la polizia, in sostanza, la forza. Lo stato spagnolo potrebbe interrompere questa spirale, magari offrendo una trattativa “last minute”. L’impressione però è che non lo farà. L’uso della forza e della repressione, però, non farà altro che dare maggior vitalità all’indipendentismo.

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