La Spagna non è l’Italia, così come l’indipendentismo catalano ha molte differenze (a partire dalle dimensioni) da quello presente in certe regioni d’Italia. Eppure in questi giorni la situazione in Catalogna sta facendo mobilitare partiti e movimenti secessionisti in Italia.
MADRID. La situazione in Spagna, con uno scontro istituzionale senza precedenti fra Governo catalano e centrale, sta facendo mobilitare i movimenti indipendentisti italiani. Ben più piccoli (numericamente) del vasto fronte secessionista catalano, ed in un contesto del tutto diverso, ma galvanizzati dalla situazione in corso.
I più numerosi ed attivi sono stati i movimenti ed i partiti indipendentisti sardi, che già da metà settembre hanno organizzato diverse manifestazioni, a Cagliari, a favore dell’indipendentismo catalano e contro la repressione del Governo spagnolo. Si sono mobilitati però anche veneti ed altoatesini.
Gli indipendentisti sardi a Barcellona

Il primo ottobre scorso si sono recate a Barcellona numerose delegazioni di movimenti separatisti sardi.
Il Partito Sardo d’Azione, (4,7% alle ultime elezioni regionali, fa parte della coalizione regionale di centro-destra) era presente nella città catalana insieme a quelli di Progres – Progetu Repu’blica (schierati con la scrittrice Michela Murgia, 2,7% alle regionali del 2014).
A Barcellona c’erano anche quelli di Irs, Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, forza politica sarda alleata con il centrosinistra, che ha ottenuto lo 0,8% dei voti alle elezioni regionali del 2014.
Il 20 settembre scorso poi, un gruppo di attivisti di Sardigna Natzione Indipendentzia, Irs Progres, Fronte unidu indipendentista, Rossomori, Sardigna Libera e altri movimenti autonomisti avevano manifestato davanti al Consolato onorario spagnolo, a Cagliari, per sostenere le ragioni della Catalogna indipendente nel giorno degli arresti delle alte cariche della Generalitat.
“Pensiamo che oggi il governo spagnolo, con la repressione, si sia giocato anche la sua democrazia”, così Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna (Irs) presente a Barcellona con suoi rappresentanti in qualità di osservatori, ha riportato all’agenzia ANSA la sua opinione sui fatti dell’1 ottobre.
Presente in Catalogna, il primo ottobre scorso, anche il Fronte Indipendentista Unidu ed il Comitadu sardu pro su referendum de sa Catalunya.
Secessionisti del Sud Tirolo in solidarietà con i catalani
A Barcellona, lo scorso 1 ottobre, c’era anche una delegazione del Süd-Tiroler Freiheit. Si tratta di un movimento politico indipendentista della provincia autonoma di Bolzano che alle ultime elezioni provinciali, a Bolzano, ha ottenuto il 7,2% dei voti.
Il movimento dei “bersaglieri” tirolesi, gli Schützen, ha esposto una grande bandiera catalana vicino alle rovine del Castel Maultasch a Terlano.
Solidarietà alla Catalogna anche dal partito (autonomista e non indipendentista) Südtiroler Volkspartei (Svp), presente nel Parlamento italiano con 4 deputati e 2 senatori e che appoggia il governo di centro-sinistra di Gentiloni.
In Veneto l’appoggio alla Catalogna corre sul web
In Veneto, dove si voterà il 22 ottobre per un referendum consultivo per richiedere una maggiore autonomia (niente a che vedere con l’indipendenza), sono quelli di Indipendenza veneta, partito politico veneto che ha raccolto il 2,5% alle ultime regionali, a mostrare appoggio al popolo catalano.
E la Padania? La Lega Nord rinnega il suo passato
La Lega Nord era in passato il partito politico secessionista che puntava all’indipendenza del Nord Italia: la Padania.
Una entità territoriale che, va sottolineato, non aveva nessuna radice storica né identità linguistica, a differenza della Catalogna.
La Lega arrivò, fra il 1996 ed il 1997, a dichiarare l’indipendenza della Padania ed a effettuare un referendum illegale e quindi senza nessuna conseguenza per lo Stato italiano.
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Erano i tempi di Umberto Bossi leader. Poi vennero i tempi dei governi Berlusconi, di cui la Lega fece parte ammorbidendo il suo discorso, spostandolo su una richiesta di maggior decentralizzazione.
Fino ad arrivare ad oggi, con la svolta marcata da Matteo Salvini, che ha trasformato la Lega Nord in un partito nazionalista sul modello dei partiti di estrema destra europei, come il Front National francese.
Non più indipendenza bensì stop ai migranti e no all’euro, con un linguaggio di destra populista e alleanze con partiti dell’estrema destra, come Casa Pound.
Il leader della Lega Matteo Salvini: “non ci sono nostalgie per la Padania”
In una recente intervista Matteo Salvini ha confermato questa irreversibile svolta della Lega, condannando gli sgomberi violenti da parte della Polizia spagnola in Catalogna, ma senza appoggiare la causa indipendentista.
Ed inoltre, ha sottolineato più volte che i referendum autonomisti del 22 ottobre in Lombardia e Veneto, non hanno nulla a che vedere con quanto sta accadendo nella regione spagnola.
In Lombardia e Veneto si vota il 22 ottobre per chiedere maggiore autonomia, ma niente indipendenza
In Lombardia e Veneto, bisogna ricordarlo, il 22 ottobre si voterà per dei referendum consultivi che nulla hanno a che vedere con quanto sta accadendo in Spagna.
L’obiettivo degli organizzatori, che sono i presidenti di Regione Zaia e Maroni (della Lega Nord), è quello di chiedere al Governo centrale una maggiore autonomia a livello regionale.
I referendum regionali del 22 ottobre sono quindi completamente diversi da quello organizzato (illegalmente) dal Governo indipendentista catalano.
Inoltre sono legali, previsti dalla Costituzione, in quanto dal loro risultato si avrà soltanto un polso dell’orientamento degli elettori, e non avrà nessuna conseguenza pratica.
Secondo alcuni però, dopo i fatti dell’1 ottobre in Catalogna, questi referendum consultivi potrebbero essere usati dalla componente nostalgica della Lega Nord, quella che vuole ancora puntare alla secessione, e da altri movimenti indipendentisti locali del Nord, per iniziare una nuova fase di battaglia politica.
In Emilia Romagna la Lega chiede un referendum per dividere in due la regione
Intanto, sempre in questi giorni di ottobre in cui la Catalogna è sui giornali di tutto il mondo, i consiglieri regionali della Lega Nord dell’Emilia Romagna, hanno proposto una risoluzione in Assemblea legislativa per chiedere la separazione della Romagna dall’Emilia: sono le due entità geografiche che compongono questa vasta regione.
Da parte del Partito Democratico c’è stata un’apertura a un eventuale referendum per consultare la cittadinanza su questo tema.
Lorenzo Pasqualini
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