Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla Catalogna e sulle accuse che pendono sui membri del destituito Governo catalano, un altro processo sta per andare in scena in Spagna.
Dopo il caso di Cassandra, la ragazza condannata a due anni di carcere per alcuni tweet su Carrero Blanco e l’arresto dei burattinai avvenuto l’anno scorso con l’accusa di apologia del terrorismo per uno spettacolo satirico, questa volta tocca ad un collettivo di rapper sconosciuti ai più.
L’accusa
Il canale Youtube de “La Insurgencia”, questo il nome del gruppo di artisti che hanno tra i 20 e i 31 anni, conta poco più di 3000 iscritti e i loro video, a parte qualche rara eccezione, non superano le 1000 visualizzazioni.
Per i membri del collettivo,l’Audiencia Nacional chiede due anni e un giorno di carcere nonchè 4800€ di multa ciascuno. Secondo l’accusa le frasi usate nei loro testi del sono sovversive e mettono in pericolo “l’ordine costituzionale democratico”.
La difesa
Dal canto loro, i rapper replicano che le frasi sotto accusa (qui l’elenco completo) sono state prese fuori contesto, le parole sono state isolate rispetto al testo delle canzoni. Si difendono dicendo che le loro canzoni vogliono riflettere la realtà e risvegliare le coscienze, alcune di esse si scagliano contro il consumo di droghe, ad esempio.
“Mis héroes no son capos, mis héroes son GRAPOS lánzamos el tirito chico que yo no entro al trapo”
“No somos artistas, somos luchadores, no somos letristas, somos agitadores, somos militantes despertando mentes”
In particolare, i versi sotto accusa riguardano i riferimenti al GRAPO – Gruppo di Resistenza Antifascista Primo Ottobre- organizzazione terrorista spagnola nata nel 1975. Il gruppo, disciolto nel 2012, è ritenuto responsabile di 84 morti e 3 sequestri; il più grave attentato da loro commesso fu quello di calle Goya, centralissima via madrilena, risalente al 1979.
Parole che parlano di rivolte armate, di “diritto alla ribellione”, si scagliano contro i politici prendendosela tanto col Governo quanto con Podemos. Esagerate? Forse, alcune sicuramente come quella che auspica che la Regina Letizia sia giustiziata nella “piazza del popolo”. Ma tanto da giustificare due anni di carcere? La sentenza è attesa nei prossimi giorni.
Giulia Zuffa
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