Anche l’arte finisce nello scontro tra Catalogna e Spagna.
La notte dell’11 dicembre, qualche ore prima dell’alba, il museo di Lleida (terza città della Catalogna a poco meno di 200 km da Barcellona) è stato costretto ad aprire le porte e permettere alla Guardia Civil e ad alcuni funzionari, di prelevare 44 opere della propria collezione.
Tra le proteste di circa 200 persone, quadri e sculture sono stati caricati su una ventina di camion diretti a Sijena, un piccolo comune nella Comunità autonoma di Aragón.
Il ruolo del Governo transitorio
Ad ordinare la restituzione delle opere, il cui valore ammonta all’incirca ad un milione di euro, è stato il giudice Antonio Martín. A sua volta, il ministro Iñigo Méndez de Vigo ha risposto alla richiesta giudiziaria ed ha ordinato, in virtù di Assessore alla Cultura del nuovo Governo catalano, entrato in carica con l’applicazione dell’articolo 155 (ed in carica fino alle elezioni del 21 dicembre), la restituzione delle opere al loro luogo di origine.
Una vicenda che affonda le sue radici nella storia
La piccola Sijena, situata nella provincia di Huesca, conta poco più di 400 abitanti, ma vanta un passato glorioso. In particolare, un monastero del XII secolo costruito dalla regina consorte di Alfonso II d’Aragona e arricchito da opere di grande valore.
Durante la Guerra Civile, la costruzione fu incendiata e la ricca collezione in gran parte saccheggiata o danneggiata. Molti anni dopo, nel 1983, le opere rimaste furono vendute dalle suore dell’ordine di San Juan. Alle consorelle furono corrisposte 10 milioni di pesetas (l’equivalente di circa 60.000 euro) e le opere furono trasferite a Lleida.
Un lungo processo
La Comunità autonoma di Aragón da anni cerca di recuperare le opere, tra le quali spiccano alcune sculture sepolcrali. E’ stato fatto appello alla Giustizia, dando vita ad un lungo processo fatto di sentenze, ricorsi e contrapposizioni tra le due Regioni.
Il Giudice ha dichiarato nulla la vendita e ordinato la restituzione di 97 opere. 51 di esse sono state trasferite nel Comune aragonese l’anno scorso, mentre di due si sono perse le tracce.
Il parere degli indipendentisti
Con i 44 pezzi d’arte spostati questo lunedì si conclude la complicata vicenda. Un fatto che sarebbe forse passato inosservato, ma che in questo delicato momento ha assunto un significato particolare, sfociando come prevedibile in una divisione in due bandi. C’è chi parla dell’ennesimo sopruso del Governo centrale e di un vero e proprio “spoglio di beni”.
Dal canto suo, il Presidente Rajoy, dichiara che la restituzione delle opere, essendo stata ordinata da un Giudice, rientra nel normale processo democratico. Particolarmente duro il Presidente destituito Carles Puigdemont che ha criticato soprattutto la scelta di prelevare le opere alle 4 del mattino alla presenza di numerose forze dell’ordine.
Giulia Zuffa
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