MADRID. Il 21 dicembre del 2017 si sono tenute in Catalogna le elezioni regionali anticipate. Erano state decise a seguito dell’applicazione dell’articolo 155, nei giorni caldi dello scontro fra Barcellona e Madrid, dopo lo scioglimento del Parlamento catalano e la rimozione del governo di Puigdemont.
Erano elezioni molto attese, perché dal loro esito si sarebbe visto l’appoggio ed il seguito degli indipendentisti fra l’elettorato catalano.
Come abbiamo visto in questo articolo, nonostante si presentassero alle elezioni partiti di ogni orientamento politico, le forze in campo venivano divise in indipendentiste e unioniste (o costituzionaliste). Dalla somma dei voti ottenuti dai partiti indipendentisti e da quelli unionisti, si sarebbe capito l’orientamento della società catalana dopo l’autunno rovente del 2017.
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I risultati delle elezioni catalane del 21 dicembre 2017
Alle elezioni del 21 dicembre è risultato vincente il “blocco” indipendentista, formato da Junts per Catalunya (la coalizione dell’ex presidente rifugiatosi a Bruxelles, Carles Puigdemont), Esquerra Republicana (ERC) e Cup. Come accaduto già alle elezioni del 27 settembre 2015, i tre partiti che formavano il governo indipendentista di Puigdemont, poi rimosso da Rajoy con l’articolo 155, hanno ottenuto la maggioranza dei seggi, anche se non dei voti.
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Maggioranza dei seggi per il blocco indipendentista
La somma dei voti li porta infatti al 47% dei consensi, mentre l’attribuzione dei seggi li porta alla maggioranza, con 70 consiglieri su 135 nel Parlamento. Gli indipendentisti si prendono quindi una rivincita dopo il commissariamento della Comunità Autonoma e l’arresto dei leader secessionisti.
Il fronte indipendentista
Junts per Catalunya: 21,65%
ERC: 21,39%
Cup: 4,45%
Ciudadanos diventa primo partito in Catalogna

Altro dato importante di queste elezioni è stata la grande crescita del partito Ciudadanos, formazione che più di tutte ha spinto per la mano dura contro l’indipendentismo, nei mesi scorsi.
La formazione arancione, guidata dalla leader Ines Arrimadas, ha ottenuto il 25,4% dei voti, diventando primo partito in Catalogna.
Deludente invece il risultato delle altre formazioni unioniste, come il Partito Socialista Catalano (PSC) fermo al 13,88%, ed il partito della sinistra catalana Catalogna in Comune – Podemos, fermo al 7,45%. Un partito che ha tenuto una posizione contraria alla secessione, ma allo stesso tempo aperta alla celebrazione di un referendum sull’indipendenza.
Pessima infine la performance del Partido Popular, che in Catalogna si è fermato al 4,24%. Un risultato che è uno schiaffo in faccia per Rajoy, anche se c’è da dire che il PP non aveva mai avuto un particolare consenso elettorale in Catalogna.
Affluenza massiccia al voto: partecipazione all’81,9%
Altro dato importante da considerare per leggere queste storiche elezioni è l’affluenza massiccia al voto, con una partecipazione dell’81,9%.
Puigdemont da Bruxelles: “la Repubblica catalana ha battuto la Monarchia”
Nell’euforia del giorno dopo, l’ex presidente catalano Puigdemont, da Bruxelles, ha sottolineato la partecipazione record alle elezioni, ed il risultato “indiscutibile” per gli indipendentisti. Ha poi aggiunto, in catalano: “la Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155”, e : “Rajoy è stato sconfitto”. Ha poi chiesto a Rajoy di riunirsi con lui all’estero. Rajoy ha risposto dicendo di no ad un eventuale incontro all’estero con Puigdemont, ed aprendo allo stesso tempo ad un “dialogo nella cornice della legalità, costruttivo e realista”.
E ora? Che succede in Catalogna?
Il 17 gennaio 2018 si insedierà il nuovo Parlamento catalano, uscito dalle elezioni del 21 dicembre 2017. I partiti indipendentisti stanno cercando un accordo per formare governo, ma in queste settimane l’accordo è sembrato piuttosto lontano. Puigdemont, da Bruxelles, vuole avere un ruolo di primo piano e spinge per una investitura addirittura telematica (visto che se si presentasse in Spagna verrebbe arrestato), ma ERC non è convinta.
Inoltre, proprio il 15 gennaio una sentenza ha confermato le ipotesi di corruzione del partito nazionalista catalano CDC, Convergència Democràtica de Catalunya, che faceva parte di CiU e confluita poi nella formazione indipendentista Junts pel Sì. Questo getta delle ombre sul nazionalismo catalano, e non piace agli indipendentisti di ERC, che rivendicano il fatto di non esser mai incappati in casi di corruzione in 85 anni di storia.
Le prime pagine dei giornali spagnoli ed italiani dopo le elezioni del 21 dicembre
Lorenzo Pasqualini
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