Il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, sarà il vicepresidente della Bce, la Banca centrale Europea. La decisione, che non piace all’Italia, è stata appoggiata dall’Eurogruppo. Dopo 6 anni, quindi, uno spagnolo torna ad entrare nel comitato esecutivo della banca europea oggi guidata da Mario Draghi. La decisione dev’essere confermata a marzo.
De Guindos è dal 2011 Ministro dell’Economia spagnolo nei due governi di Mariano Rajoy. Ha gestito la complessa fase della crisi del 2012, quando la Spagna finì sull’orlo della bancarotta.
Economista, uomo del Partido Popular, vicino all’Opus Dei e cresciuto con l’ausilio di Rodrigo Rato, direttore del Fondo monetario internazionale dal 2004 al 2007, è stato responsabile di Lehman Brothers per Spagna e Portogallo prima del crack.
La nomina di De Guindos: uno schiaffo per Roma
La sua nomina non è ben vista a Roma, vista la sua vicinanza con il falco tedesco Wolfgang Schäuble durante gli anni dell’austerità più dura. Il governo italiano non vede di buon occhio la nomina di de Guindos soprattutto perché spiana il cammino, in futuro, alla presidenza di Jens Weidmann quando nell’ottobre del 2019 terminerà il mandato di Mario Draghi. E Weidmann è da sempre estremamente critico con la politica espansiva del Bce che ha favorito negli ultimi anni Italia e Spagna.
Insomma, la nomina di De Guindos è una pedina mossa nello scacchiere per arrivare ad un importante cambiamento nella distribuzione delle forze nella Bce.
Verso una Banca Centrale Europeo più tedesca
La Spagna recupera, con la nomina di De Guindos, parte del peso perduto durante la crisi nelle istituzioni europee. Secondo alcuni analisti la nomina di De Guindos va letta come un “premio” ai sacrifici della Spagna in campo economico durante gli anni della crisi.
Sacrifici che la Spagna ha compiuto da manuale rispettando le indicazioni del Banco. L’arrivo di de Guindos alla BCE aprirà la porta, secondo il giornale El paìs, ad una BCE “più ortodossa, meno espansiva, più dura, più tedesca”.
L’arrivo di de Guindos alla Bce è visto anche come un evidente segno della mancanza di un asse Italia-Spagna. Ancora una volta la Spagna ha mostrato di preferire un accordo con Francia e Germania, piuttosto che creare un asse mediterraneo con il vicino sud europeo, l’Italia, con cui condivide problemi e condizioni simili. Una mancanza di sinergia fra i governi dei due paesi già reso evidente dal mancato appoggio di Madrid alla candidatura di Milano come sede dell’Agenzia del Farmaco (Ema).
Il dato certo è che spiana il cammino ad un importante cambiamento della politica della Bce nei confronti dei paesi del sud Europa.
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