I primi giorni di gennaio, quando il film “Roma” del regista messicano Alfonso Cuaròn, è stato diffuso dalla piattaforma di streaming Netflix, è esploso un caso sui sottotitoli della versione destinata al pubblico spagnolo. Un caso di cui si è parlato molto in Spagna ed in Messico e che ha fatto riflettere sullo spagnolo come lingua comune della Spagna e dei paesi del Centro e Sud America.
Il motivo della polemica è che la piattaforma Netflix ha inserito – come fa con tutti i film distribuiti sulla piattaforma – la possibilità di vedere il film con sottotitoli. Ma i sottotitoli in spagnolo iberico traducono alcune parole che potevano essere benissimo lasciate in messicano.
Cuaròn: “offensivo tradurre il messicano in spagnolo iberico”
A riguardo è intervenuto lo stesso regista Cuaròn, che ha definito “offensivo per il pubblico spagnolo che abbiano dato a Roma sottotitoli in spagnolo iberico”. Il messicano, infatti, a parte le mille sfumature, dialetti e pronunce diverse, non è altro che spagnolo. Era davvero necessario tradurre “Ustedes” e trasformarlo in “Vosotros”, “mamà” in “madre” o altri modi di dire? Modi di dire peraltro comprensibili nel contesto del film. Cuaròn ha protestato definendo le traduzioni una forma di “colonialismo”, e soprattutto ha affermato che è un peccato che si perdano sfumature e accenti, o modi di dire, tipici di un’altra cultura.
Netflix ha ritirato i sottotitoli in spagnolo “iberico”
Dopo la polemica, Netflix ha deciso di ritirare i sottotitoli “iberici” ed oggi gli spagnoli che vedono la pellicola sulla piattaforma online troveranno un’esatta corrispondenza fra quanto detto dagli attori ed i sottotitoli.
“Roma” è un film messicano del regista Alfonso Cuarón, uscito nel dicembre del 2018. Ambientato all’inizio degli anni ’70 a Città del Messico, presso la colonia Roma, è candidato agli Oscar 2019.
Lorenzo Pasqualini
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