Prima e dopo le elezioni del 28 aprile 2019, in Spagna, si è parlato molto delle difficoltà per gli spagnoli all’estero di esprimere il voto. Il voto a distanza infatti risulta essere troppo complesso e ci sono stati dei ritardi: molti aventi diritto al voto sono rimasti senza possibilità di votare. Abbiamo intervistato al riguardo la rappresentanza in Italia dell’associazione spagnola Marea Granate, chiedendo quali problemi ci sono stati e cosa non ha funzionato.
Secondo il registro consolare, per votare ad esempio dall’Italia, o in generale dall’estero, gli spagnoli devono registrarsi al Consulado General (Roma, Napoli, Milano e Genova), come residenti permanenti (CERA) o come temporali (ERTA). Già questo primo passo crea problemi perché la normativa non è del tutto chiara. Il residente permanente (CERA) perde il diritto al voto alle elezioni amministrative in Spagna. Il problema dell’iscrizione al registro ERTA è che alcuni Consolati permettono l’iscrizione soltanto una volta: la seconda, già si è obbligati a iscriversi permanentemente, perdendo ad esempio il diritto alla tessera sanitaria spagnola. In una situazione di alta precarietà e forte mobilità fra i due paesi, è ovvio che questo crea problemi.
La entrevista a Marea Granate en castellano: en la versión en español de El Itañól
Una volta iscritti in uno di questi registri gli spagnoli devono “rogar” cioè sollecitare il voto, secondo l’ultima riforma della legge elettorale che risale al 2011. Il terzo passo, dopo l’iscrizione come spagnolo residente all’estero e la richiesta di voto, bisogna sperare che la documentazione arrivi in tempo dalla Spagna all’Italia. E qui, succede di tutto. Se i documenti per votare arrivano in tempo, si può votare via posta. Il voto CERA va mandato al Consolato, mentre il voto ERTA dev’essere inviato in Spagna. I residenti CERA possono anche votare recandosi nelle sedi consolari.
Un processo complicato che non facilita il voto dall’estero
Riassumendo, tutto questo processo cavilloso e queste complicazioni scoraggiano l’elettorato. Con la riforma della Ley Electoral, le percentuali di voto dall’estero (CERA) sono passate dal 31,88% del 2008 al 4,95% del 2011. Nonostante gli sforzi degli spagnoli all’estero, fra cui Marea Granate e altri hanno contribuito, si è ottenuto un piccolo aumento ma si arriva soltanto all’8% degli spagnoli all’estero che votano.
Per complicare di più le cose, quest’anno in Spagna ci sono elezioni generali il 28 aprile e amministrative ed europee il 26 maggio: bisogna chiedere il voto due volte a distanza di un mese, rendendo la gestione più complessa e confusa e scoraggiando gli elettori. Aggiungiamo inoltre che la comunicazione del governo spagnolo e dei Consolati spagnoli in Italia è stata totalmente insufficiente.
Gli italiani all’estero che si registrano all’AIRE (anagrafe degli italiani all’estero), ricevono automaticamente via posta la scheda per votare: non esiste quindi per gli spagnoli un procedimento del genere?
Purtroppo no, almeno non uguale. Come dicevamo, ti puoi registrare come spagnolo all’estero in due diversi registri, temporaneo (ERTA) o permanente (CERA) ma in nessuno dei due casi ricevi automaticamente a casa la documentazione, bisogna comunque “rogar” il voto, quindi chiederlo esplicitamente di volta in volta.
Bisogna aggiungere che molti spagnoli all’estero non si registrano come residenti all’estero per non perdere il diritto alla tessera sanitaria. Questo metodo è relativamente recente: prima del 2011 il sistema era come quello italiano, e gli spagnoli registrati nei Consolati ricevavano a casa le schede per votare, automaticamente. Con questo nuovo metodo siamo passati dal 31% di spagnoli all’estero votanti a un misero 8% nelle ultime elezioni.
Secondo quanto avete denunciato voi di Marea Granate Italia, ci sono stati molti problemi con il voto degli spagnoli in Italia: che è successo? Problemi con le poste italiane?
In parte si, visto che molti procedimenti si fanno via posta ordinaria, ed una parte consistente degli elettori che richiedono il voto non riescono a votare perché i documenti non arrivano in tempo dalla Spagna, ma questo dipende dai servizi postali spagnolo e italiano. Ma il problema principale sono le scadenze, troppo ravvicinate in un quadro di complessità del sistema.
In Italia ci sono 18.518 spagnoli iscritti al registro: il 41,7% non ha potuto votare
In Italia ci sono attualmente 18.518 spagnoli registrati nei Consolati, dei quali 2.395 hanno chiesto di poter votare alle ultime elezioni. Tuttavia, il 41,7% di quelli che sono riusciti a chiedere il voto, non hanno potuto votare.
Si è parlato nuovamente in questi giorni del diritto di voto dei nati in Spagna da genitori non spagnoli: non hanno diritto al voto nonostante siano nati e cresciuti nel paese. Qual è la vostra posizione al riguardo?
In effetti, nonostante Marea Granate sia nata preoccupandosi di chi è emigrato dalla Spagna per le misure di austerità imposte con il pretesto della “crisi” economica, ha ampliato il suo interesse per collaborare con quei movimenti (sia in Spagna che all’estero) che difendono i diritti delle persone migranti in tutto il mondo. Marea Granate appoggia e collabora con le associazioni che rivendicano con sempre maggior forza questo diritto. Durante le elezioni 2019 abbiamo appoggiato la campagna #Votaresunderecho.
In Italia nel 2017 si è arrivati a un passo dall’approvazione dello “Ius soli temperato”, in realtà sarebbe più corretto chiamarlo Ius culturae, perché avrebbe dato diritto alla nazionalità italiana ai nati in Italia che avessero frequentato la scuola dell’obbligo in Italia. La legge arrivò a un passo dall’essere approvata, poi il governo è cambiato e quello attuale ha all’interno una componente anti-immigrati che non prevede approvarla, nonostante qualche apertura da parte del premier Conte. Il 9 maggio 2019 ci sarà a Roma una mobilitazione per il diritto alla cittadinanza italiana dei giovani figli di immigrati.
Anche in questo tema la legislazione degli Stati è obsoleta. Non ci stuferemo mai di denunciare le politiche, europee così come italiane, discrimatorie e contrarie ai diritti umani fondamentali. La cosa più tremenda del rifiuto alla promulgazione dello Ius soli è che è avvenuto usando come scusa l’economia ed il razzismo duro e puro, causando come sempre accade una “guerra fra poveri”.
Che cos’è Marea Granate?
Marea Granate è un movimento transnazionale, apartitico, femminista, formato da migranti dello stato spagnolo e simpatizzanti, il cui obbietivo è lottare contro le cause che hanno provocato la crisi economica e sociale che ci obbliga ad emigrare. Il nostro collettivo è nato insieme ai movimenti apparsi in Spagna negli ultimi anni. Siamo la loro estensione all’esterno del paese. La nostra marea è rosso granata (“granate” in spagnolo), come il colore dei nostri passaporti, simbolo della nostra emigrazione forzata. In Italia, come in tutto il mondo, oltre a creare reti dis spagnoli nei paesi di accoglienza, collaboriamo e appoggiamo con i movimenti sociali locali che lavorano sulla nostra stessa linea.
Lorenzo Pasqualini
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