MADRID. Dopo la sbornia elettorale in Spagna, fra elezioni generali del 28 aprile e amministrative, regionali ed europee del 26 maggio, si vanno delineando a livello nazionale i governi locali, comunali e regionali.
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Resta però da risolvere il grattacapo più grande: quello del governo nazionale. Alle elezioni del 28 aprile, lo ricordiamo, il Partito Socialista (PSOE) aveva ottenuto il maggior numero di voti, ma non abbastanza da poter governare in maggioranza. Neanche unendosi in coalizione con Unidas Podemos, che ha avuto un risultato deludente rispetto alle aspettative ed ai passati risultati, si avrebbe una maggioranza.
Socialisti senza maggioranza
L’unica soluzione per un governo di centro-sinistra a guida PSOE-Unidas Podemos sarebbe l’astensione, durante il voto di investitura, dei partiti “ago della bilancia”, fra cui ci sono i partiti indipendentisti catalani. ERC, uno dei partiti catalani con più rappresentanza in Parlamento, aveva teso la mano a Sanchez qualche giorno fa, offrendo l’astensione per permettere la nascita di un governo di minoranza socialista.
Ada Colau di nuovo sindaca, problemi per Sanchez?
Le cose si sono però un po’ guastate dopo la riconferma di Ada Colau a sindaca di Barcellona. In teoria infatti, il candidato più votato (anche se di poco) era stato quello di ERC, ma Ada Colau è stata abile a tessere patti con i socialisti ed è stata appoggiata dalla piccola lista di Manuel Valls, come abbiamo raccontato qui. Dopo quanto accaduto, bisognerà vedere se ERC avrà ancora voglia di favorire la nascita di un governo socialista.
Governo di cooperazione PSOE-Unidas Podemos?
Le cose restano confuse e difficili. La soluzione meno difficile però, sembra al momento quella di un governo socialista di “cooperazione” con Unidas Podemos (questa la parola usata nei giorni scorsi per definire questo ipotetico nuovo esecutivo). La coalizione di sinistra, che riunisce Podemos e la vecchia Izquierda Unida, insieme agli ecologisti di EQUO, entrerebbe quindi per la prima volta in un governo della nazione.
Niente ministeri per Unidas Podemos
Bisognerà vedere in cosa consisterà la “cooperazione” e se verranno riconosciuti alla sinistra posti chiave, come ad esempio ministeri. Per adesso sembra di no: in una riunione segreta tenutasi lunedì fra Pablo Iglesias e Pedro Sanchez, sarebbero stati offerti a Unidas Podemos dei posti “intermedi”: quindi non nel Consiglio dei Ministri. Accetterà Unidas Podemos questo ruolo subalterno?
Se anche nascesse, questo governo Sanchez II, sarebbe in ogni caso molto debole, legato ancora una volta, come nell’ultimo anno, all’appoggio o meno di partiti ago della bilancia, come i nazionalisti catalani e baschi.
Lorenzo Pasqualini
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