
MADRID. Il 23 luglio e nei giorni a seguire si saprà se la Spagna avrà un nuovo governo. Il 22 e 23 luglio sono infatti le date scelte per il dibattito di investitura del nuovo esecutivo. Il 23 luglio si terrà la prima votazione. Pedro Sánchez, presidente del governo uscente, leader del Partito Socialista vincitore delle elezioni del 28 aprile (ma senza maggioranza) ed incaricato dal re Felipe per formare governo, cercherà il voto di fiducia ma la strada è in salita.
A più di due mesi dalle elezioni del 28 aprile infatti, e a oltre un mese da quelle regionali e amministrative (ed europee), non c’è accordo fra i socialisti e la formazione di sinistra Unidas Podemos. E se anche ci fosse un accordo, mancherebbero comunque dei voti per raggiungere la maggioranza assoluta.
A partire dalla votazione del 25 luglio basterà la maggioranza semplice, e sarà allora quando potrebbe arrivare l’aiuto dei partiti nazionalisti catalani, come ERC, che avevano ipotizzato una astensione per permettere l’insediamento di Sanchez.
Il governo di cooperazione di Sanchez ed il no di Pablo Iglesias
Sanchez aveva offerto alla forza di sinistra un “governo di cooperazione”; una curiosa formula nella quale Podemos e Izquierda Unida avrebbero avuto ruoli importanti ma nessun ministero. Unidas Podemos, guidata da Pablo Iglesias, ha detto di no a questa offerta ed ha chiesto a Sanchez che vengano riconosciuti loro alcuni ministeri.
Da parte del PSOE però, non ci sono cedimenti, e Pablo Iglesias ha confermato che la sua formazione non voterà la fiducia a Sanchez se non si raggiunge un accordo per un governo che sia di coalizione.
Altre soluzioni sono ancora più lontane ed è arrivato recentemente anche il secco no di Ciudadanos, ormai spostatosi con evidenza a destra, a qualsiasi forma di collaborazione.
Il rischio concreto è che si ripeta quanto avvenuto nel 2016, quando la Spagna tornò a votare dopo soltanto 6 mesi per l’incapacità dei partiti di raggiungere un accordo. A quel tempo Podemos disse di no al PSOE, e pochi mesi dopo sarebbe nato un nuovo governo Rajoy.
Emeroteca, aprile 2016: “la Spagna torna alle urne il 26 giugno”
Il rischio di elezioni anticipate
La strada per un ipotetico governo Sanchez II è quindi in salita. La Spagna arriva a questa situazione di stallo in piena estate. Se entro due mesi dalla votazione del 25 luglio non si arriva ad una soluzione, la Spagna tornerà a votare per la quarta volta in soli 4 anni per delle elezioni politiche a livello nazionale.
Lorenzo Pasqualini
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