
MADRID. Si è conclusa oggi la campagna elettorale più corta della storia della democrazia spagnola.
Gli spagnoli torneranno alle urne il 10 novembre per eleggere 350 deputati e 265 senatori.
Si tratta della seconda volta nel 2019 e della quarta in soli quattro anni.
Nell’ultimo giorno di campagna è avvenuta la simbolica votazione di PP e Vox presso la giunta regionale della Comunità di Madrid, a favore di una proposta che chiede all’esecutivo nazionale di rendere illegali i partiti indipendentisti.
Un fatto che viene visto con preoccupazione dal blocco di centro-sinistra, e che è stato letto come un ulteriore scivolamento a destra del PP, “trascinato” dalla destra radicale di Vox.
Davanti alla evidente rimonta del PP e alla crescita di consensi per Vox, il Partito Socialista (PSOE) ha lanciato oggi un invito a “un ultimo sforzo di mobilitazione” al suo elettorato, per “recuperare diritti sociali, sul lavoro e politici, che l’ultradestra mette in questione”. Anche Unidas Podemos ha chiesto al suo elettorato di mobilitarsi ed ha rivendicato la posizione: “o al governo, o all’opposizione”.
I sondaggi disegnano uno scenario ancora più complesso di quello uscito dalle urne lo scorso 28 aprile. Inoltre, fotografano una disillusione diffusa ed un aumento di consensi per il blocco della destra.
Il centro-sinistra spagnolo “con il fiato sospeso”
Se alla fine le destre riuscissero a formare governo dopo il “10N”, sarebbe una storica sconfitta per il blocco progressista spagnolo, che aveva in mano la possibilità di formare un governo di coalizione dopo le elezioni del 28 aprile (in particolare, un governo PSOE-UP). Si tratterebbe di un incredibile errore politico che i leader del PSOE e di Unidas Podemos pagheranno caro di fronte ai propri elettori, per non esser riusciti a raggiungere un accordo nei lunghi mesi che seguirono alle elezioni.
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