MADRID. Nel pieno delle celebrazioni per i Re Magi, la Spagna ha vissuto un fine settimana con i riflettori puntati sul Congresso dei Deputati di Madrid. Anche la difficile situazione internazionale con le tensioni fra Iran e USA è passata in secondo piano.
Nel Parlamento della capitale spagnola, il 4 ed il 5 gennaio si sono svolte le prime votazioni per l’investitura del nuovo governo. Pedro Sànchez ha cercato il “sì” al suo mandato, per costituire un governo di coalizione PSOE-UP (socialisti con la sinistra di Podemos e Izquierda Unida). I due partiti avevano accordato lo scorso 12 novembre, di governare insieme: un accordo storico.
I risultati delle elezioni politiche del 10 novembre 2019 in Spagna
La prima votazione è andata male, ma si sapeva già che Sànchez non avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta. La votazione più importante sarà quella del 7 gennaio, quando basterà la maggioranza semplice (più “sì” che “no”).
7 gennaio, la votazione decisiva a Madrid
Nonostante l’accordo con ERC, il partito indipendentista catalano che ha accettato di astenersi nella votazione del 7 gennaio per permettere a Sànchez di ricevere la fiducia (è stato il patto di inizio anno arrivato dopo settimane di trattative), l’allarme nel centro-sinistra spagnolo è ai massimi livelli. Sul tavolo infatti, i “sì” a Sanchez saranno più dei “no” soltanto per un soffio. Parliamo di 167 “sì” dati per sicuri, e 165 “no”.
Se mancasse all’ultimo momento il voto di uno o due deputati, si presenterebbe uno scenario da incubo. Questa notte, in Spagna, più di un dirigente del centro-sinistra non dormirà sonni tranquilli.
La Spagna a un passo dalla nascita del primo governo di coalizione della sua storia
La destra spera in un nuovo “tamayazo”
Le destre ci sperano, ricordando ancora quanto accaduto nel 2003 con il “tamayazo” (così lo chiamano i giornali spagnoli). In una votazione presso il Parlamento della Comunità Autonoma di Madrid, il cambio improvviso di casacca di due deputati socialisti impedì la formazione di un governo regionale socialista e spianò la strada al governo di destra della Aguirre.
Il PSOE ai deputati: “dormite a Madrid nella notte fra il 6 e il 7”
Proprio per scongiurare un nuovo “tamayazo” (che stavolta sarebbe un vero terremoto per il centro-sinistra spagnolo), il Partito Socialista ha inviato ai suoi deputati un avviso nel quale li prega di dormire a Madrid nella notte fra il 6 ed il 7 gennaio. Questo per evitare ritardi dell’ultimo minuto, anche per il traffico che con molta probabilità intaserà le strade intorno la capitale nel giorno del ritorno al lavoro e a scuola dopo le ferie di Natale.
Il PSOE è preoccupato anche per quanto accaduto l’altro giorno durante la prima votazione: l’assenza non attesa di una deputata di Unidas Podemos. Assenza che poi la stessa deputata ha giustificato svelando di essere ammalata gravemente, per poi aggiungere che sarà comunque presente al voto del 7 gennaio.
L’incertezza regna anche sul comportamento di alcuni piccoli partiti regionali, come Coaliciòn Canaria (partito autonomista delle Canarie che sta vivendo ore drammatiche per l’indisciplina della sua unica deputata) e il Partito Regionalista della Cantabria, ognuno con un solo deputato, capaci però di spostare l’ago della bilancia. Incertezza anche per il voto di Teruel Existe, un partito con un solo deputato che ha deciso di appoggiare Sànchez, ma che sta ricevendo forti pressioni per votare contro.
Verso il primo governo di coalizione
Nonostante le preoccupazioni, il 7 gennaio con molta probabilità avverrà lo storico insediamento del governo “più a sinistra” degli ultimi 40 anni di storia democratica in Spagna. Sarà il primo governo di coalizione, e vedrà per la prima volta la presenza nel governo di ministri di Izquierda Unida e Podemos.
Se una cosa è risultata evidente, nelle sedute del 4 e 5 gennaio, è il tono decisamente aggressivo della destra: PP e Vox hanno lanciato discorsi molto violenti contro il futuro probabile esecutivo. Durante il discorso di una deputata del partito della sinistra basca, Bildu, deputati dei partiti di destra sono arrivati a gridare dai banchi del Parlamento accuse pesanti, come “terrorista” e “assassina”, in riferimento al terrorismo dell’ETA.
Lorenzo Pasqualini
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