I giornalisti di Repubblica, uno dei maggiori giornali italiani e fra i più letti, sono in sciopero. Nella giornata di venerdì 24 aprile il quotidiano non sarà in edicola e il sito web non sarà aggiornato per tutta la giornata. La decisione dei giornalisti, “a larghissima maggioranza”, è arrivata dopo che il consiglio di amministrazione del gruppo editoriale GEDI ha deciso di sostituire il direttore Carlo Verdelli on il nuovo direttore Maurizio Molinari.
Sciopero per la tempistica della sostituzione del direttore
La redazione di Repubblica sottolinea che non è un “atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari” ma ritiene “quanto meno imbarazzante” la tempistica della sostituzione: da una parte avviene ancora in piena emergenza coronavirus, con l’Italia alle prese con un’emergenza sanitaria devastante e conseguenze economiche che si annunciano durissime, dall’altra a pochi giorni da minacce di morte di stampo neofascista verso l’ormai ex direttore, al quale il ministero degli Interni italiano ha deciso di assegnargli una scorta.
Le minacce all’ex direttore
Proprio ieri, giorno in cui il direttore (rimasto a capo del giornale per un solo anno) è stato sostituito, era stata lanciata una campagna di solidarietà da parte di colleghi giornalisti dopo le minacce di morte contro Verdelli. La campagna era stata lanciata con l’hashtag #iostoconverdelli.
Cambiamenti importanti nel controllo di Repubblica ed altri giornali italiani
La sostituzione di Verdelli arriva nel giorno in cui si è insediata la nuova proprietà del gruppo editoriale GEDI, che dallo scorso dicembre 2019 è finito a maggioranza nelle mani della famiglia Agnelli-Elkann: per decenni era rimasta sotto il controllo della famiglia De Benedetti. Si tratta di un cambio epocale negli equilibri dei gruppi editoriali italiani. Il gruppo GEDI controlla numerose testate, fra cui La Stampa, L’Espresso, il Secolo XIX. La Stampa è tornata a dicembre nelle mani del gruppo Agnelli, ma anche Repubblica è finita sotto il controllo della famiglia torinese. Si tratta di cambiamenti epocali nel mondo editoriale italiano, sempre più accentrato ed in preda a una crisi lunghissima che dura da anni.
24 aprile 2020, il manifesto. Parte con Molinari la Repubblica degli Agnelli
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La lettera del comitato di redazione di Repubblica per motivare lo sciopero del 24 aprile
Cari lettori, Repubblica non sarà in edicola venerdì 24 aprile, giorno in cui anche il sito internet sarà fermo, a seguito dello sciopero deciso a larghissima maggioranza dai suoi giornalisti dopo la decisione del Cda del Gruppo Gedi di sostituire il direttore Carlo Verdelli come primo atto della nuova compagine proprietaria nel giorno del suo insediamento.
L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale.
Ciò nonostante, la Redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante.
La Redazione di Repubblica, consapevole delle difficoltà che sta attraversando – e non da ora – il settore dell’editoria, continuerà a fare la sua parte, ma chiede al nuovo editore di rispettare i sacrifici che i giornalisti sopportano ormai da anni e di predisporre un piano industriale che preveda investimenti e non ulteriori tagli. Men che meno agli organici.
Repubblica non è e non è mai stato un giornale come tutti gli altri. Ha sempre avuto una identità forte espressa in una linea chiara. “E’ un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Sono le parole usate dal fondatore Eugenio Scalfari nel suo primo editoriale del 1976. Parole che valevano allora. E valgono a maggior ragione oggi.
Il Cdr di Repubblica.
Lorenzo Pasqualini
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