MADRID. La Spagna ha un nuovo enorme problema da affrontare: la perdita di posti di lavoro. Nel giorno in cui il paese raggiunge i diecimila morti per COVID-19 ed in cui il numero di positivi al coronavirus raggiunge le cifre dell’Italia (oltre centomila casi), la Seguridad Social rende noto che nel marzo 2020 sono oltre 300.000 i nuovi disoccupati rispetto al mese precedente.
Ma c’è un dato ancora più allarmante, quello relativo alle ultime due settimane di marzo: la riduzione delle persone iscritte alla Seguridad Social sale infatti a sfiorare quota 900.000. Sono lavori “distrutti”, cancellati. Prima esistevano, ora non più: e non si sa quando e come verranno recuperati. Questo avviene peraltro proprio nel periodo in cui di solito inizia a prendere forza il mercato del lavoro legato al turismo, per l’avvicinarsi della Settimana Santa e delle vacanze pasquali.
Si tratta di una caduta che nella storia spagnola non era mai avvenuta in maniera così rapida. Un numero così alto di disoccupati venne raggiunto in 100 giorni, fra l’ottobre del 2008 ed il febbraio del 2009, quando esplose la grave crisi di dieci anni fa. Stavolta però, è accaduto tutto in 15 giorni, dopo la dichiarazione dello stato di allarme il 12 marzo scorso.
Per la maggior parte sono lavoratori precari
La maggior parte dei lavoratori che hanno perso il lavoro sono lavoratori precari, che avevano quindi contratti temporanei. Sono i settori più vulnerabili. La Spagna è fra i paesi europei dove il lavoro precario e temporaneo è più diffuso.
40.000 lavoratori autonomi senza lavoro
Sono almeno 40.000 i lavoratori autonomi (Partite Iva spagnole) che hanno sospeso le attività cancellandosi dalla Seguridad Social.
Oltre tre milioni di disoccupati
In Spagna quindi torna l’incubo disoccupazione, un problema che ha tenuto banco per buona parte del decennio appena concluso. Allora, fu lo scoppio della bolla immobiliare a generarlo, stavolta è stata la pandemia mondiale di COVID-19.
Il numero di disoccupati più alto in Spagna venne toccato nel 2013, quando raggiunse e superò i 5 milioni. Secondo i dati forniti oggi, a fine marzo si posiziona su un drammatico 3.548.312.
“Son datos sin precedentes”, ha riconosciuto il ministro de Inclusión, Seguridad Social y Migraciones, José Luis Escrivá, in una conferenza stampa tenuta insieme al ministro del Trabajo, Yolanda Díaz.
Le cifre non tengono conto della cassa integrazione
Queste cifre non prendono in considerazione gli oltre 600.000 lavoratori che sono stati messi in cassa integrazione nelle ultime settimane, sempre a seguito della crisi coronavirus.
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