Spagna, confermata la proroga dello stato di allerta fino al 7 giugno ma scoppia la tempesta nel Governo

congresso madrid

MADRID. Il governo spagnolo è riuscito ad ottenere il sì del Parlamento alla quinta proroga dello stato di allerta, fino al 7 giugno. L’approvazione non era scontata, per la crescente ostilità dei partiti della destra e delle autonomie verso il governo Sànchez. L’approvazione è stata sofferta e fino all’ultimo è stato forte il rischio di una vittoria del “no”. Il premier socialista voleva una proroga di un mese, ma ha dovuto cedere per una proroga di due settimane, come avvenuto finora.

Per Sànchez e per diversi costituzionalisti, senza questa misura costituzionale è molto difficile gestire una situazione emergenziale come quella attuale. Se non fosse stato prorogato lo stato di allerta ci sarebbero stati problemi nella gestione della “desescalada”.

Alla fine il governo di coalizione PSOE-UP è riuscito a ottenere la maggioranza (177 sì e 162 no) grazie a un accordo con Ciudadanos e con il PNV, partito nazionalista basco, che hanno votato a favore. Il partito Ciudadanos, che da qualche mese è guidato da Inés Arrimadas, sta cercando di spostarsi al centro dopo il periodo di leadership di Albert Rivera, ed aveva già permesso la quarta proroga a inizio maggio.

Il governo si è assicurato i voti necessari alla proroga anche grazie ad un accordo con Eh-Bildu, partito della sinistra secessionista basca, che si è astenuto. Proprio questo accordo, tenuto segreto fino alla notte scorsa, ha scatenato una grave crisi fra soci di governo che vedremo fra poco.

Nuovi equilibri in Parlamento

La votazione che ha permesso al governo di prorogare lo stato di allarme mette in evidenza nuovi equilibri politici nel Parlamento. ERC, il partito catalano che a gennaio 2020 aveva permesso la nascita dell’esecutivo attuale, ha votato contro, come accaduto già a inizio maggio. La novità rispetto a gennaio è quindi che i partiti catalani sono ormai schierati contro il governo, mentre c’è l’inedito (timido ma reale) avvicinamento di Ciudadanos.

Nella votazione  il Partido Popular che inizialmente (a marzo e aprile) aveva mostrato una faccia di responsabilità appoggiando lo stato di allarme, e astenendosi poi alla quarta proroga, stavolta ha votato contro, alzando il livello di scontro con il governo.

Nella notte scoppiano i contrasti fra PSOE e UP

Nella notte fra il 20 maggio ed il 21 maggio, poche ore dopo la votazione, si è consumato uno strappo fra i due soci di governo, il partito socialista (PSOE) e Unidas Podemos (UP). Il motivo delle forti tensioni fra i due partiti che compongono il governo è il patto siglato con il partito indipendentista della sinistra basca, Eh Bildu, che è stato reso pubblico ore dopo la votazione.

Un patto che, se da una parte ha dato al governo maggior sicurezza per il sì alla proroga dello stato di allerta, dall’altro mostra molte ombre.

Secondo El Paìs il patto sarebbe stato siglato per la paura dei socialisti di perdere la votazione (bastava che qualche deputato di Ciudadanos o PNV si astenesse, per una pericolosa sconfitta parlamentare). Ma per siglare il patto sono state fatte promesse che una parte dei socialisti non può digerire.

Abrogazione totale della riforma del lavoro di Rajoy. Anzi no

Il patto siglato con Bildu, includeva infatti l’abrogazione totale della riforma del lavoro del 2012 approvata dal governo Rajoy, del Partido Popular, oltre a compromessi politici su Navarra e Paesi Baschi. Ma i socialisti hanno smentito che l’abrogazione sia totale. La ministra dell’economia, la socialista Calviño ha affermato che è “assurdo cancellare la riforma del lavoro”. Emergono quindi gravi contrasti fra Unidas Podemos e socialisti.

C’è infatti una parte più conservatrice del Partito Socialista nettamente contraria all’abrogazione totale di questa riforma. Abrogazione che è invece voluta dalla sinistra socialista e da UP. Eh Bildu ha mostrato forte contrarietà per “esser stata ingannata”. Le tensioni dimostrano scarsa comunicazione dentro il governo.

Il momento meno adeguato per una lite di governo

Le forti tensioni scoppiano nel momento meno adeguato per il governo Sànchez, nel pieno del processo di allentamento delle restrizioni e alle prese con proteste di piazza che dai quartieri ricchi di Madrid si sono propagate al resto del paese, appoggiate dall’estrema destra di Vox.

Mettono in evidenza un grave errore di comunicazione che arriva in un momento delicato dal punto di vista politico, anche per i nuovi equilibri parlamentari che sono emersi, e che mostrano una ulteriore fragilità dell’esecutivo.

La lite scontenta tutti: dalla Patronal ai Sindacati

Il problema è che la lite sull’abrogazione della riforma del lavoro, ha scatenato lo scontento di molti attori sociali. Da una parte la Patronal, la “confindustria spagnola”, furente per la possibilità di una abrogazione di quella riforma approvata dal PP nel 2012, dall’altra i sindacati, arrabbiati perché la notizia dell’abrogazione è durata poche ore, subito smentita per i dissapori interni al governo.

E mostra una maggior debolezza del governo nel momento meno adeguato.

Rassegna stampa

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Lorenzo Pasqualini

Madrid a El Itagnol
Giornalista italiano a Madrid, caporedattore di Meteored Italia e autore-fondatore del sito di informazione "El Itagnol - Notizie dalla Spagna e dall'Italia".