MADRID. Il mese di maggio 2020 è stato il mese della desescalada in Spagna e della fase 2 in Italia: in sintesi, il mese delle prime timide riaperture. Ogni lunedì ci sono stati importanti passi avanti verso la fine del confinamento, che era stato totale nei mesi di marzo e aprile. Lo abbiamo raccontato su El Itagnol giorno per giorno.
Il 2 maggio in Spagna sono arrivate le fasce orarie con la prima possibilità di passeggiate e corse dopo quasi due mesi di quarantena. Poi dal 4 maggio il paese ha sperimentato un metodo di riaperture basato su 4 fasi (dalla fase zero alla fase 3) che avviene per province o per distretti sanitari.
Prima aprono le aree con meno casi, per ultime quelle con peggior situazione epidemiologica. Madrid, Barcellona e la Castiglia e Leòn, fortemente colpite dalla pandemia, sono state le ultime aree della Spagna a passare nella “fase 1”, lunedì scorso (il 25 maggio).
Questa fase, in cui la metà degli spagnoli era già entrata l’11 maggio, (il 18 maggio erano entrati altri milioni di spagnoli, il 70% del totale), prevede la possibilità di riunirsi nuovamente con amici e familiari, e la riapertura dei bar ma solo con i tavolini fuori.
Alcune aree della Spagna nel frattempo sono già entrate nella fase 2, che prevede un ulteriore livello di apertura.
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Da domani, 1 giugno, quattro isole delle Canarie e delle Baleari passano alla fase 3, mentre il 70% degli spagnoli accederà alla fase 2. Madrid, considerato finora epicentro della crisi, resta al momento in fase 1.
La situazione coronavirus in Spagna il 31 maggio 2020
Ormai le notizie sul coronavirus, per la prima volta in tante settimane, non sono più incentrate solo sui bilanci di vittime e nuovi contagi. I bollettini giornalieri perdono importanza di fronte all’evidente stabilizzazione della situazione.
Acquistano però importanza le notizie sui “rebrotes”, e proprio negli ultimissimi giorni di maggio la preoccupazione intorno a nuovi fuochi di contagio è aumentata. Al momento sono pochi e molto circoscritti, ma evidenziano i rischi della “desescalada“, con il ritorno delle riunioni fra amici e il ritorno ai bar.
Il bollettino del 31 maggio 2020
Nel pomeriggio di questa domenica 31 maggio il Ministerio de Sanidad ha comunicato 96 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore. Ieri, sabato, erano stati 271 i nuovi casi in 24 ore (la gran parte a Madrid e Barcellona). Sono numeri molto inferiori a quelli di marzo e aprile, quando i nuovi contagiati erano migliaia ogni giorno, ma il leggero aumento rispetto alle scorse settimane mette in allerta le autorità.
L’epidemia ha fatto registrare oggi, comunque, il minor numero di nuovi casi in 24 ore dal 6 marzo scorso.
Dall’inizio dell’epidemia sono 239.429 le persone contagiate, di cui 2.684 diagnosticate negli ultimi 7 giorni.
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Negli ultimi 7 giorni si contano inoltre 39 decessi. Anche qui, nonostante il dramma che queste morti continuano a comportare, sono numeri ben diversi rispetto ad aprile (il 2 aprile si arrivò alla cifra di 950 morti in 24 ore, e per settimane i decessi erano centinaia ogni giorno).
L’invito alla responsabilità
Adesso più che mai è il tempo della responsabilità individuale: lo ha ripetuto anche oggi il premier Pedro Sánchez, che ha ricordato che è questo l’unico modo per evitare una ricaduta. Il virus infatti è sempre lì, e secondo un recente studio epidemiologico solo il 5% degli spagnoli lo ha contratto. Significa che la gran parte della popolazione è ancora esposta al COVID-19.
Proprio riguardo la responsabilità individuale, preoccupano alcune situazioni di contagio causate da feste di compleanno.
La festa della nobiltà di Cordova che è finita con 30 contagiati
C’è anche il caso di una festa della nobiltà di Cordova, con molti casi di contagio dovuti – secondo la stampa belga e spagnola – alla partecipazione del principe del Belgio, che ha viaggiato dal Belgio a Madrid in aereo per poi recarsi in questa festa dell’aristocrazia, dove almeno 30 persone sono state contagiate. Sarebbe stato lui a portare il virus (è risultato positivo al test).
Altri casi di contagio per non rispettare le norme
Altri casi di contagio sono stati causati da persone che non hanno rispettato le norme della “desescalada”. Ad esempio un uomo che, nonostante avesse fatto un test del coronavirus per essere entrato in contatto con la madre deceduta con Covid-19, ha viaggiato in aereo da Madrid a Lanzarote. Quattordici persone che viaggiavano con lui nell’aereo vicino al suo sedile hanno dovuto sottoporsi a quarantena obligatoria di 14 giorni.
Feste di compleanno con più di 10 persone
La provincia di Lleida non ha potuto passare ad una fase di maggior apertura a causa di una festa di compleanno alla quale hanno partecipato 20 persone (il numero massimo consentito in fase 1 è di 10). Quattro avevano il coronavirus, ed hanno contagiato i restanti.
Stato di allerta fino al 21 giugno
Il governo spagnolo ha anche deciso di prorogare ulteriormente lo stato di allarme dichiarato il 14 marzo, fino al 21 giugno. Una delle conseguenze di questa proroga è che fino al 21 giugno restano chiuse le frontiere della Spagna con altri paesi europei (possono entrare solo residenti abituali e spagnoli). Questo sempre che il governo non decida altrimenti.
La situazione collegamenti fra Italia e Spagna
Ne abbiamo parlato diffusamente su El Itagnol, visto che un ampio pubblico di lettori del sito si muove spesso fra Italia e Spagna. Al momento, dal 3 giugno l’Italia apre le frontiere accettando l’ingresso anche dalla Spagna (per tutti, italiani e non), mentre la Spagna mantiene una situazione di maggior chiusura. Oltre a tenere le frontiere chiuse ai turisti, la Spagna tiene attivo fino al primo luglio l’obbligo di quarantena obbligatoria per chi entra nel paese dall’estero.
Il governo sta pensando ad aprire corridoi fra Baleari e Canarie e paesi del nord Europa, ma ancora non ci sono conferme al riguardo.
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