Madrid ha vissuto il suo primo fine settimana di “chiusura” in una situazione di profonda confusione e incertezza. Le misure che blindano la capitale spagnola ed altre nove città della regione, impedendo a chiunque di entrare o uscire dai confini comunali (salvo una lista di eccezioni, come lavoro, scuola, ecc.) sono entrate in vigore alle 22 di venerdì 2 ottobre in un clima di grande confusione e dubbi. Tg e giornali raccontano di una città alle prese con misure spesso contraddittorie. Per molti madrileni risulta paradossale, ad esempio, che si possa girare senza problemi all’interno dei limiti comunali (Madrid ha una superficie comunale di oltre 60mila ettari) e non ci si possa recare in zone di campagna o di montagna, dove la densità di popolazione è molto ridotta. O che si possa volare a Parigi e Roma, e non si possa andare nelle vicine Toledo e Segovia, o nei paesini di montagna.
Niente “esodo” domenicale verso la Sierra
Le chiusure hanno bloccato oggi il tradizionale “esodo” domenicale verso la Sierra e verso i paesini di campagna. Oggi nei parcheggi delle montagne che chiudono Madrid al nord, non c’era l’affollamento delle ultime settimane, e nelle strade che escono dalla capitale si notava un traffico molto più ridotto, nonostante i pochissimi posti di blocco e di controllo (che sono comunque ancora soltanto informativi e non sanzionatori, perché il Governo regionale di Madrid ha fatto ricorso contro le restrizioni).
Stazioni dei treni semi-vuote
Assistenza molto ridotta nelle stazioni dei treni più grandi di Madrid, Atocha e Chamartin, dove non si vedevano così pochi passeggeri dalla fine dello stato di allarme.
Secondo alcune cronache pubblicate oggi, c’era invece più gente del solito in alcuni centri commerciali della Capitale, dove da oggi gli ingressi sono ridotti al 50%. Difficile comunque avere in quadro esaustivo della situazione: le misure hanno avuto anche un effetto psicologico su molte persone, che hanno preferito restare in casa come raccomandato dalle autorità. Inoltre, è stato un fine settimana di tempo molto variabile ed autunnale, più fresco del solito in confronto agli ultimi anni.
I giornali raccolgono intanto il dato di un aumento delle iscrizioni nelle liste dell’anagrafe dei comuni di montagna della regione, dove si concentrano le seconde case dei madrileni. Molti hanno deciso di affrontare così questa nuova fase, trasferendo il proprio domicilio nelle seconde case per poter passare queste settimane fuori dalle città.
Confusione, incertezza e critiche alla gestione politica
Quello che si respira è confusione e incertezza, ed anche un diffuso malessere verso la gestione politica, dopo settimane di battaglia fra governo regionale e centrale. Le misure non vengono comprese. Oggi un madrileno può teoricamente prendere un aereo e viaggiare verso un’altra capitale europea, ma non può uscire da Madrid e recarsi in uno dei tanti paesini della regione.
Si può girare per la città, vedersi con 6 persone, entrare nei cinema, o nei abar (capienza ridotta al 50%) ma non si può uscire dal confine comunale. Anche la chiusura di bar e ristoranti alle 23, sebbene sia una restrizione importante nella “città della movida”, dove il fulcro della vita serale e notturna nei fine settimana inizia proprio intorno a quell’ora, viene vista come una chiusura troppo tardiva.
Il Presidente dell’ Ilustre Colegio Oficial de Médicos de Madrid (ICOMEM), Manuel Martínez-Sellés, ha parlato di “misure assurde”, perché con le nuove restrizioni imposte venerdì, è aumentata la mobilità fra aree della città dove fino a venerdì vigeva un “semi-lockdown”. Erano le 45 aree sanitarie dove era stato imposto un “semi-confinamento”: con la nuova misura queste aree si “fondono” con l’intero territorio comunale, e si può tornare a circolare.
L’impressione è che nuove decisioni siano appese all’andamento dei contagi, su cui si avranno indicazioni importanti domani e nei prossimi giorni.
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