Le elezioni del 14 febbraio in Catalogna si sono concluse con un risultato che lascia diversi scenari aperti e che impatta con forza sulla politica nazionale. Il partito più votato, come era stato avanzato da alcuni sondaggi, è stato il PSC (Partito Socialista della Catalogna). Capolista dei socialisti catalani era Salvador Illa, fino a due settimane fa Ministro della Salute, candidatosi a fine dicembre. Il suo nome ha sicuramente giocato a favore del partito socialista, che si presentava alle elezioni con un profilo più dialogante verso il fronte indipendentista rispetto al passato.
Il primo partito è il PSC: ma non può governare da solo
Il PSC, pur essendo vincitore delle elezioni con il 23% dei voti, con i suoi 33 consiglieri eletti non avrà nessuna possibilità di governare la regione senza accordi. Non ci riuscirà neanche con la formazione regionale di Podemos (En Comù Podem), che si ferma sotto il 7%. Unica possibilità sarebbe un governo regionale con la formazione regionale di Podemos e con ERC, una soluzione che oggi sembra piuttosto improbabile (a meno che Pedro Sànchez non metta sul piatto delle offerte eclatanti per ERC).
Dal canto suo ERC, che è stata determinante per l’insediamento dell’attuale governo nazionale presieduto da Pedro Sànchez, ha promesso che non si alleerà con i socialisti e che cercherà di formare un governo indipendentista.
Gli indipendentisti rafforzano la maggioranza
Il fronte indipendentista esce invece rafforzato da queste elezioni. Il partito più votato fra quelli che appoggiano l’indipendenza della Catalogna, stavolta è stato ERC (Esquerra Republicana). Ha ottenuto il 21,3%, e 33 seggi (gli stessi del PSC). Insieme a JxCAT (partito fedele a Puigdemont), che ha ottenuto il 20% dei voti e 32 seggi e agli anti-capitalisti della CUP (6,7% e 9 seggi), potrebbe formare un governo indipendentista con solida maggioranza. Bisognerà vedere se lo farà. Negli ultimi mesi il fronte indipendentista si era spaccato in confronto al periodo 2017-2019, bisognerà capire se le cose sono cambiate.
Il risultato della destra
Significativo anche il risultato dei partiti della destra. C’è da segnalare il crollo di Ciudadanos, partito che solo 3 anni fa, nel 2017, era stato il partito più votato in Catalogna (anche in quell’occasione senza la possibilità di governare, vista la maggioranza del fronte indipendentista). Se nel 2017 aveva ottenuto il 25%, stavolta si è fermato al 5%.
Da segnalare anche il buon risultato di Vox, partito di estrema destra che è passato dalla non rappresentanza ad eleggere 11 consiglieri (7,7% dei voti). Vox diventa così il partito più votato della destra in Catalogna. Scavalcato anche il PP, che a dire il vero non ha mai avuto buoni risultati in questa regione. Il Partido Popular si è fermato al 3,85%, eleggendo solo 3 consiglieri.
L’astensione record
C’è un dato su tutti che bisogna sottolineare in queste elezioni del 14 febbraio, che si sono tenute nel mezzo della pandemia di COVID-19 e quindi con grandi misure di sicurezza sanitaria (comprese le tute protettive per proteggere gli scrutatori): l’astensione. Hanno votato solo il 53,54% degli aventi diritto, con una percentuale di astensione che ha superato il 46%.
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