In Italia importante sciopero dei riders, in Spagna il riconoscimento per i ‘repartidores’ pochi giorni fa

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La foto di una manifestazione di riders in Italia (fonte: profilo Facebook Riders Union Roma)

ROMA. Il 26 marzo si svolge in Italia un importante sciopero dei ciclofattorini, chiamati diffusamente “riders”. I lavoratori delle consegne a domicilio fermano le proprie biciclette, con cui trasportano ogni giorno merci di ogni tipo a domicilio, per chiedere a gran voce più diritti.

Nella giornata dello sciopero la rete RiderXiDiritti ha chiesto anche ai clienti che usano App di consegna a domicilio di non effettuare acquisti in segno di appoggio alla loro lotta, ed hanno lanciato per questo il “No delivery day“.

“Siamo lavoratori senza tutele: vogliamo un vero contratto”

La rete RiderXiDiritti  chiede il “riconoscimento di tutti i diritti al più presto”, alla luce anche del fatto che durante il lockdown del 2020 “siamo stati equiparati ai lavoratori essenziali e in molte occasioni riconosciuti come lavoratori dipendenti e/o eterorganizzati cui spettano le tutele piene della subordinazione“.

Lo sciopero è stato appoggiato da diverse sigle sindacali fra cui la CGIL, che in un comunicato scrive: “in tutta Europa le aziende mettono in regola i ciclofattorini e garantiscono diritti, sicurezza e salario. I rider diventano dipendenti e riescono a uscire dal cottimo e dallo sfruttamento. In Italia, invece, AssoDelivery continua a sfuggire al confronto e preferisce soccombere in tribunale e rischiare di pagare milioni di multe piuttosto che trattare davvero con le organizzazioni sindacali”.

Sotto accusa il recente accordo firmato fra UGL e Assodelivery, che ha però lasciato indignazione fra molti lavoratori.

Chiedono l’abolizione del cottimo, una paga oraria per la disponibilità (e quindi non solo, come è ora, unicamente a chiamata), il pagamento delle ferie, l’indennità della malattia e maternità, tutti diritti cui ora non accedono.

La Spagna diventa pioniera in Europa nel riconoscimento dei diritti dei riders

Quello dei diritti dei lavoratori che lavorano per le grandi piattaforme digitali nell’ambito della Gig economy è uno dei temi che ha animato le lotte sociali dei lavoratori negli ultimi anni, in tutta Europa.

E proprio su questo tema è stata la Spagna a diventare pioniera nel riconoscimenti dei diritti dei “riders” in Europa, con l’accordo raggiunto proprio pochi giorni fa, l’11 marzo, grazie all’intenso lavoro di mediazione della Ministra del Trabajo, Yolanda Díaz. I “repartidores”, così vengono chiamati i lavoratori delle consegne a domicilio in Spagna, potranno accedere a un contratto e quindi a una maggior tutela.

Per approfondire

  • “Un giorno senza click, sciopero dei rider in 30 città italiane” (il manifesto)
  • “Noi riders siamo essenziali, ma senza tutele: vigliamo un vero contratto” (Il manifesto)
  • L’articolo sullo sciopero su Repubblica
  • L’articolo su Rainews
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