L’intervista a Marea Granate Italia a dieci anni dalla nascita del movimento 15M in Spagna.

Che cos’è la Marea Granate, quando nacque e quali sono i suoi legami con il 15M?
Marea Granate è un movimento che nasce con l’intento di organizzare le migliaia di giovani spagnoli che dalla crisi del 2008 siamo stati costretti a lasciare il nostro Paese in cerca di un futuro migliore. In questo senso, è un movimento internazionale – e anche di natura internazionalista – che si è stabilito nelle città europee con la maggiore presenza di migranti con cittadinanza spagnola.
Il legame con il 15M è il bisogno di mobilitazione delle persone (giovani e non) di fronte a una situazione di crisi e di tagli al sistema pubblico. Tante/i spagnole/i erano già all’estero come conseguenza di un mercato di lavoro in estrema precarietà, quando è sorto il movimento in Spagna. Ma in tante volevamo cogliere l’attimo.
Marea Granate nasce allora in diverse città del mondo come movimento rivendicativo contro le politiche economiche dei governi che rispondevano alla crisi con misure che danneggiavano soprattutto le fasce sociali più sfruttate. Nel frattempo, si consolidava come rete di appoggio mutuo per le persone migrate. Si organizza in “nodi” locali che sono quasi del tutto autonomi, ma sempre in dialogo con gli altri nodi, strutturando posizioni comuni di questo collettivo internazionalista.
Quali mobilitazioni ha organizzato in questi anni in Italia ed altri paesi?
Per quanto riguarda il nostro gruppo, a Roma è stata organizzata Marea Granate nel 2014, motivata principalmente da due eventi: le Marchas de la Dignidad del movimento operaio in Spagna (contro la disoccupazione, la precarietà, gli sfratti e i tagli delle spese sociali) e, un mese dopo, l’abdicazione del re Juan Carlos I. Questo fatto ha motivato buona parte dal Movimento repubblicano degli spagnoli che viviamo a Roma, ci organizziamo per chiedere un Referendum vincolante e un maggior grado di democrazia nel nostro Paese e la costituzione della Terza Repubblica.
Nel resto d’Italia e in altre capitali europee, soprattutto quelle con una maggiore presenza di migranti spagnoli come Londra, Bruxelles o Berlino, Marea Granate è riuscita a diventare una vera e propria organizzazione di massa che ha riunito gran parte dei giovani spagnoli sfollati. Questo ci ha permesso di restare legati alla politica del nostro Paese e soprattutto di lottare per misure economiche che non ci costringano ad emigrare in altri Paesi.
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Marea Granate ha lottato “#DesdeTodasPartes” per la difesa dei diritti della popolazione spagnola migrante : contro un sistema di voto (rogado) che difficoltà e praticamente impedisce la partecipazione nella vita politica del nostro Paese, per il diritto alla Sanità pubblica e universale, per i diritti del lavoro…ecc. Sono anche sorte reazioni spontanee e siamo scese/i in piazza unirci alle manifestazioni in Spagna contro sentenze di casi giudiziari come La Manada o Juana Rivas, o contro la violenza della polizia contro le/i partecipanti nelle votazioni del 1 Ottobre 2017 per l’indipendenza della Catalogna.
Negli anni, il collettivo si è intrecciato con i movimenti sociali di ogni Paese in cui era presente. In Italia, abbiamo affiancato i femminismi, l’antirazzismo e l’antifascismo. Abbiamo anche sostenuto la lotte delle ONG che operano nel Mediterraneo nel salvataggio di persone migranti, e condannato il tentativo di criminalizzazione da parte dei Governi spagnoli e italiani (e altri…).
Le parole d’ordine di dieci anni fa sono ancora attuali? La situazione è migliorata, o permangono le criticità che denunciavate a quel tempo?
Le parole d’ordine sono le stesse e la disuguaglianza è obiettivamente aumentata. La classe operaia spagnola continua a soffrire della crisi e le sue condizioni di vita non hanno smesso di peggiorare in questi anni, i giovani continuano ad emigrare all’estero a causa della precarietà del mercato lavorativo, i diritti del lavoro che i diversi governi spagnoli hanno tagliato non sono stati ancora recuperati e le condizioni materiali dei lavoratori e degli studenti sono, per certi versi, peggiori oggi rispetto a quando è sorto il 15M. Questo ci mostra non solo che dobbiamo continuare a lottare per gli stessi obiettivi, ma anche che il movimento anticapitalista deve crescere e organizzarsi meglio se vuole sopravvivere ed essere utile alla classe operaia.
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Tornando al 15M, quel 15 maggio del 2011 il movimento si sviluppò in Spagna ed ebbe una ripercussione anche in Italia, anche se in Italia non si verificò una mobilitazione simile. Avete dei ricordi, o qualcosa da dire sui legami fra 15M spagnolo e mobilitazioni in Italia?
Il 15M deve essere inquadrato in un contesto di crisi globale e declino generalizzato del sistema capitalista. Dopo la crisi economica del 2008, non sono stati pochi i movimenti organizzati in tutto l’Occidente contro le politiche di privatizzazione, tagli sociali e perdita dei diritti dei lavoratori. Nel contesto spagnolo si è concretizzato nel 2011 con il 15M, ma già prima c’erano mobilitazioni come quella di Gamonal o il movimento minerario, che pur proponendo una rottura più radicale con il sistema stabilito, non aveva la copertura mediatica del 15M . Anche in Italia, e in altri paesi europei, sono emersi movimenti che, come in Spagna, cercavano di ridefinire il sistema politico e superare i partiti politici che si alternano al potere, e come in Spagna, da questi movimenti sono emersi nuovi partiti politici e nuove dinamiche che, purtroppo, non si sono concretizzate in un reale cambiamento del sistema.
Secondo voi, alla sinistra italiana (quella istituzionale dei partiti) è mancato un “15M” italiano? Nel senso che mentre in Spagna sono nati partiti nuovi nel campo della sinistra (alla sinistra del PSOE), grazie all’impulso del 15M (per esempio Podemos o Más Madrid), in Italia i partiti alla sinistra del PD si trovano da molti anni in una crisi permanente.
Quando parliamo di 15M dobbiamo ricordare che non sempre parliamo di sinistra. Il 15M è stato un movimento più trasversale che ha cercato di superare il bipartitismo – in Spagna rappresentato dal PSOE e dal Partito Popolare – e che ha finito per generare partiti politici come Podemos, oggi a sinistra del PSOE, ma anche come Ciudadanos, partito di destra che è emerso a poco dopo approfittando del disincanto con la classe politica attuale e che supponeva la modernizzazione del liberalismo più classico.
In Italia il 15 ottobre del 2011, cinque mesi dopo il 15M, ci fu una grande manifestazione che si svolse sull’onda delle convocazioni spagnole. Il corteo fu enorme ma ci furono anche gravi scontri. Avete ricordo di quell’esperienza?
I telegiornali italiani lo intitolavano “guerriglia degli indignati”. Ancora una volta, accusando i manifestanti di essere violenti e usando la paura del cambiamento per rafforzare le politiche di austerità che in quel momento erano già applicate da tutti i governi europei seguendo le direttive della Banca Centrale Europea. Un mese dopo, sarebbe arrivato Mario Monti e il suo “governo tecnico” per certificare la vittoria dei poteri economici dell’Unione Europea sul nostro sistema democratico.
Come realtà spagnola in Italia, c’è qualche elemento dell’associazionismo e delle reti movimentiste italiane che vi ricordano lo spirito del 15M?
La parte più positiva di 15M è stata proprio quella di aumentare la visibilità di tutta una rete di movimenti di vicinato, soprattutto urbani ma anche rurali, che già operavano da tempo e che venivano spinti in risposta all’abbandono istituzionale.
Questi movimenti sono gli stessi in Italia come in Spagna: associazioni anticapitaliste, femministe, anti-sfratto, reti di solidarietà sociale, banchi alimentari, organizzazioni studentesche, movimenti contro il cambiamento climatico… Questa, secondo me, è la base del vero movimento politico popolare.
Avete preso parte a mobilitazioni in Italia, ad esempio ultimamente le sardine. Quali obiettivi avete in futuro? Continuerete a mescolarvi con le realtà locali?
Certo, Marea Granate non è nata per creare un ghetto di spagnoli all’estero, ma per partecipare alla società in cui viviamo e aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle italiane e il resto del mondo nei loro problemi, che sono i nostri.
Per quanto riguarda a quello delle sardine, ultimamente è stato il più paragonato al 15M ed è vero che ci sono elementi in comune: è un movimento di indignazione e una risposta a politiche che continuano a peggiorare le condizioni della classe operaia, ed è un movimento piuttosto giovane e urbano, come il 15M. La critica a questi movimenti, e questo è stato dimostrato nel tempo dai 15M, è che corrono il rischio di servire solo da canale per il malcontento, ma non sono in grado di realizzare un’alternativa che serva a raggiungere il potere. Il malcontento per se è utile soltanto ai movimenti reazionari, che cercano sempre di approfittarsi di questi condizioni sociali. Ma senza un’organizzazione forte non è possibile ottenere il potere e senza ottenere il potere non sono possibili cambiamenti reali.
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