MADRID. Ormai il tema è all’ordine del giorno sui giornali e nei notiziari spagnoli: il possibile indulto ai leader catalani in carcere da anni per i fatti dell’autunno 2017, quando il governo Puigdemont tentò l’indipendenza dalla Spagna con una serie di azioni senza precedenti nella storia recente del paese.
Sánchez difende l’idea di un indulto ai leader catalani indipendentisti in carcere
L’idea di un indulto ai leader catalani in prigione (sono 12, sono in carcere da 3 anni e fra questi vi è anche l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras) è nell’aria da mesi ed è sostenuta dai partiti di governo (PSOE e UP). Negli ultimi giorni c’è stata un’accelerazione ed il tema è diventato uno dei principali nell’agenda del governo Sánchez.
Proprio oggi , mercoledì 26 maggio, il premier socialista ha difeso nel Parlamento l’idea di un indulto ai politici indipendentisti condannati, mentre il giorno prima aveva affermato da Bruxelles: “la vendetta non è un valore costituzionale”, riferendosi alla destra spagnola, che ha sempre chiesto come principale risposta al secessionismo catalano la “mano dura” e che non vuole sentire neanche parlare di un indulto per i detenuti.
L’indulto per avanzare con il dialogo
L’idea di base del premier spagnolo, abbracciata – anche se con molte differenze – dall’arco progressista dei partiti spagnoli, è che la gravissima crisi istituzionale (e non solo) creatasi negli ultimi anni in Spagna sulla questione catalana, si può risolvere unicamente dando priorità al dialogo. Un dialogo che è richiesto anche dai partiti che compongono il nuovo governo catalano appena insediatosi (in particolare da ERC, che ha per la prima volta in 80 anni eletto un suo presidente, Pere Aragonès e che è anche il partito che ha consentito la nascita dell’attuale governo nazionale), e che porterebbe a uno smorzamento delle tensioni. Un dialogo che è però evidentemente molto difficile da riannodare con dei politici in carcere, peraltro con pene molto dure.
La destra sul piede di guerra contro l’ipotesi di un indulto
Come era da attendere, la destra spagnola ha subito visto come fumo negli occhi la proposta di un indulto ai leader secessionisti. Il leader del PP, principale partito dell’opposizione a Sánchez, Pablo Casado, ha etichettato come “tradimento” agli spagnoli un eventuale indulto, ed è tornato a indicare i leader catalani come “golpisti” (curioso il continuo riferimento della destra spagnola al golpismo, quando si parla di crisi catalana, proprio quella destra che non ha mai fatto i conti del tutto con il buio passato delle dittature militari del ‘900).
Il partito di ultradestra Vox ha promesso di tornare “in tutte le piazze possibili” per manifestare contro l’indulto.
Del resto, molto più che il tema dell’immigrazione, è stata proprio la questione dell’indipendentismo in Catalogna a rafforzare negli ultimi anni la destra spagnola, che si è compattata e rafforzata intorno alla mobilitazione “pro-unità della Spagna” e che ha sempre chiesto a gran voce l’incarcerazione dei leader indipendentisti. Ora la destra userà sicuramente il tema dell’indulto come grimaldello per cercare di far cadere il governo PSOE-UP.
26 maggio, la Corte Suprema spagnola dice no all’indulto ai leader indipendentisti
Nella serata del 26 maggio, nello stesso giorno in cui i partiti PP e Vox hanno caricato con forza contro l’indulto proposto da Sánchez, è arrivato il parere negativo della Corte Suprema spagnola sulla concessione dell’indulto per i 12 leader politici indipendentisti.
Si tratta di un parere non vincolante, che avrà però conseguenze: l’opposizione dell’alta corte consentirà – secondo El Paìs – che sia possibile concedere solo un indulto parziale. Nelle motivazioni la corte scrive che l’indulto “è una soluzione inaccettabile” perché “non vi è segno di pentimento” da parte dei leader catalani .
C’è un problema di politicizzazione della magistratura spagnola?
Il giornale ElDiario.es, vicino alle posizioni della sinistra spagnola, pubblica il 27 maggio – a seguito degli ultimi eventi – un editoriale del direttore Ignacio Escolar dal titolo: “La Corte Suprema entra di nuovo in politica” nel quale si legge: “da tempo la destra politica agisce in coordinazione con quella giudiziaria”. Il tema della politicizzazione della magistratura spagnola, evidentemente spostata a destra in Spagna, è un tema ricorrente e antico, complesso, che torna però a mostrarsi con evidenza in questa primavera del 2021.
Anche fra i socialisti ci sono malumori
Sarebbe però sbagliato pensare che gli unici contrari all’indulto siano gli elettori della destra. Anche fra gli elettori dei partiti progressisti, in particolare fra quelli del PSOE, c’è una parte che non vede di buon occhio l’indulto verso i leader indipendentisti. Soprattutto nelle regioni dove non vi è una tradizione di partiti nazionalisti regionali, come le Castiglie, l’Andalusia e l’Estremadura, il tentativo indipendentista dell’autunno 2017 è stato visto come un episodio gravissimo di rottura democratica e l’indulto viene visto come un errore.
Proprio su questo punto crescono, in una parte del PSOE, i timori che l’eventuale indulto possa creare una grave perdita di consensi verso il Partito Socialista. Emiliano-Garcia Page, presidente socialista della Castiglia – La Mancia, ha detto chiaramente che ritiene un errore l’indulto, definendolo “un grave errore per la democrazia”. Anche l’ex premier socialista Felipe Gonzalez si è mostrato in disaccordo con la proposta di indulto del leader socialista e premier attuale, Sànchez. Si è mostrato invece a favore di un indulto l’ex premier socialista in tempi più recenti, José Luis Rodriguez Zapatero.
Lorenzo Pasqualini
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