Madrid, l’11 marzo di 18 anni fa la città sconvolta dagli attentati sui treni: 193 morti e migliaia di feriti

attentati madrid 11 marzo
2004 Madrid train bombings demonstration in Barcelona next day 12 march 2004. Fonte: Wikipedia.

MADRID. La Puerta del Sol di Madrid ha ospitato questo venerdì intorno alle 9:00 il primo tributo alle vittime degli attentati terroristici dell’11 marzo 2004. Oggi si ricorda il 18° anniversario degli attentati terroristi. La mattina dell’11 marzo di diciotto anni fa, dieci delle tredici bombe piazzate dai terroristi jihadisti esplosero su quattro diversi treni delle ferrovie regionali Cercanias di Madrid, presso le stazioni di Atocha, Santa Eugenia, El Pozo e vicino via Téllez, causando un totale di 193 vittime. Tra le vittime di quei terribili attentati, uno dei peggiori in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, c’erano persone di 17 nazionalità diverse. Sul treno esploso alla stazione di Atocha morirono 34 persone, 63 quando il treno si trovava nella zona di Calle Téllez, 65 presso la stazione di El Pozo, 14 a Santa Eugenia e 16 in diversi ospedali. L’ultima persona a morire per quegli attentati, la 193°, è deceduta nel 2014 dopo dieci anni di coma.

11 marzo, diciotto anni dagli attentati dell’11M

Come ogni anno numerose le celebrazioni per il ricordo di quella giornata drammatica per la Spagna.

In un 11 marzo piovoso su Madrid, la presidente della regione autonoma, Isabel Díaz Ayuso, e il sindaco della città, José Luis Martínez-Almeida, hanno deposto una corona d’alloro davanti alla targa commemorativa posta a destra del portone d’ingresso dell’edifici della Real Casa de Correos, sede della Presidenza della Comunità di Madrid, nella centrale Puerta del Sol.

Attentati in Spagna dell’11 marzo 2004, il contesto e le conseguenze

Gli attentati che sconvolsero Madrid e la Spagna avvennero solo tre giorni prima le elezioni politiche generali del 2004. I due principali partiti politici di allora erano il Partido Popular (PP), che governava dal 1996 con Aznar, e il Partido Socialista Obrero  Español (PSOE). Il governo di Aznar e alcuni mezzi di comunicazione spagnoli attribuirono in un primo momento gli attentati al gruppo terrorista basco ETA, che in quegli anni era ancora attivo ma che non aveva mai compiuto attentati con queste caratteristiche. Ci furono fin da subito dubbi sul fatto che l’ETA avesse potuto compiere un attentato con quelle caratteristiche, in un contesto mondiale nel quale erano passati solo due anni e mezzo dagli attentati alle torri gemelle di New York (l’11 settembre 2001) e pochi mesi da altri attentati jihadisti compiuti nella stessa data “11”.

La guerra in Iraq e le accuse a ETA, poi la vittoria dei socialisti alle elezioni

Nel 2003 era inoltre iniziata la guerra in Iraq, voluta dal governo statunitense di Bush junior, alla quale aveva aderito anche la Spagna del governo Aznar. Una guerra non voluta dagli spagnoli, che lo avevano dimostrato nel 2003 con enormi manifestazioni contro la guerra, nelle piazze di tutte le città. Il 12 marzo arrivò il comunicato ufficiale dell’ETA nel quale il gruppo terrorista comunicava di non avere nulla a che vedere con gli attentati di Madrid. Ora dopo ora nuove prove pendevano a favore di un attentato jihadista, ma il governo Aznar continuò a insistere sulla responsabilità di ETA. Quando ormai fu chiaro che gli attentati erano stati perpetrati dalla cellula Al-Qaeda, migliaia di persone scesero in piazza nelle città spagnole condannando il tentativo della destra spagnola di volgere a suo favore il drammatico evento. In Spagna infatti, nonostante il terrorismo basco abbia colpito anche politici socialisti, gli attentati dell’ETA avevano fino ad allora compattato e favorito nelle urne le forze politiche della destra. La discutibile strategia del PP, guidato allora da Mariano Rajoy, venne punita dalle urne, con la vittoria – per niente scontata prima degli attentati – dei socialisti guidati da Zapatero.

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