25 aprile, Festa della Liberazione in Italia e Portogallo. E quella festa che manca alla Spagna

Portogallo, foto di un murales che celebra il 25 aprile. fonte: wikimedia, autore Júlio Reis (User:Tintazul).

Il 25 aprile è la festa della Liberazione in Italia ed anche in Portogallo. In Italia si ricorda l’anniversario del 25 aprile 1945, quando il paese si liberò del nazi-fascismo con la vittoria della Resistenza partigiana aiutata dagli alleati. Segna l’inizio di una nuova pagina per il paese, con la definitiva caduta del regime fascista. Da quel momento nascerà un’Italia democratica che, a partire dal 2 giugno 1946, deciderà in un referendum la sua forma di stato: una Repubblica.

Il 25 aprile in Portogallo

Anche per il Portogallo il 25 aprile è il giorno della festa della Liberazione da una dittatura e l’inizio di un cammino verso la democrazia. Era il 25 aprile del 1974 quando, a seguito della Rivoluzione dei garofani, un incruento colpo di stato della fazione progressista delle Forze Armate, venne rovesciata la dittatura salazarista che teneva il paese sotto un regime da 40 anni. In Portogallo il 25 aprile continua ad essere, come in Italia, una data carica di importanza che segna la vittoria della democrazia sulla dittatura.

E in Spagna?

Ogni paese ha una sua storia diversa. La dittatura militare franchista in Spagna cadde un anno e mezzo dopo quella portoghese, in questo caso a seguito della morte del dittatore Franco (anche se da anni c’erano segni di un indebolimento del regime). La Spagna aveva vissuto, negli anni ’30, una terribile guerra civile con centinaia di migliaia di vittime, a seguito del colpo di Stato franchista che aveva rovesciato la II Repubblica, e questa è la principale – ed enorme – differenza se si fa un confronto con l’Italia o con la Spagna.

Nel dopo-dittatura ci furono lunghi anni di transizione, molto delicati e colmi di violenza per il paese, nei quali venne finalmente ripristinata la democrazia dopo 40 anni di terrore. Negli anni ’70 la paura di una nuova guerra o di nuovi colpi di stato impedì però di lavorare a una memoria condivisa, e molte cose vennero lasciate così com’erano. Il rischio era reale, come dimostra il tentato golpe del 1981, o le stragi neo-franchiste (tra cui quella di Atocha, nel 1977). Venne inoltre promulgata una legge di amnistia che lasciava “in pace” gli antichi apparati del regime.

Spagna, la decisione di coprire le ferite del passato invece di curarle

Tra le cose rimaste “in pace”, anche la toponomastica, fino all’inizio del XXI secolo ancora fortemente marcata dal passato franchista, con strade intitolate al dittatore o a personaggi legati alla dittatura. Ancora oggi c’è una certa difficoltà ogni volta che si deve cambiare nomi alle strade, anche se ormai quelli più evidenti sono stati rimossi. E ancora, la terribile realtà delle fosse comuni della guerra civile, rimaste per decenni un “tabù” e ancora oggi sparse per il paese, con vittime mai identificate. Si decise insomma di coprire le ferite invece di curarle, in una Spagna che ormai guardava avanti.

Solo negli ultimi 15 anni sono iniziati dei passi avanti, grazie all’azione dei governi socialisti. L’ultimo importante passo avanti sul delicato tema  dela memoria in Spagna è stata la rimozione della salma di Franco dalla “valle dei Caduti”, enorme monumento nel quale era sepolto in posizione dominante. Questo è successo solo pochi anni fa, nell’ottobre del 2019.

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