Lo scandalo per lo spionaggio di massa ai leader del movimento indipendentista inizia a creare problemi al governo di Pedro Sánchez. Il 28 aprile il governo di coalizione si è salvato in extremis nella votazione in Parlamento sul pacchetto di misure per affrontare le conseguenze economiche e sociali della guerra in Ucraina: le forze indipendentiste catalane che finora avevano appoggiato il governo, hanno tolto l’appoggio, fortemente contrariate per il “Catalangate“. La votazione è stata salvata dal voto favorevole della sinistra basca di Eh-Bildu. Non è la prima volta negli ultimi mesi che il governo si salva per un soffio: era successo anche pochi mesi fa sulla riforma del lavoro.
Indipendentisti catalani in rotta con il governo Sanchez: “vogliamo le dimissioni della ministra della Difesa”
Tra i partiti che hanno permesso la nascita dell’esecutivo nel gennaio 2020, c’è il partito indipendentista catalano Esquerra Republicana, ERC, che ora però è molto contrariato da quanto emerso nelle ultime settimane. Gli indipendentisti stanno chiedendo da giorni le dimissioni della ministra spagnola della Difesa e chiedono che il governo chiarisca e si prenda le sue responsabilità nella vicenda, nella quale sarebbe coinvolto il servizio segreto spagnolo. A chiedere le dimissioni della ministra Margarita Robles è anche il presidente della Comunità Autonoma della catalogna, Aragonés.
Lo scandalo per lo spionaggio di massa in Catalogna
Ricapitolando, Aprile è stato il mese in cui è esploso lo scandalo del presunto spionaggio di 63 dirigenti indipendentisti catalani, rivelato dal periodico statunitense The New Yorker. È emerso che negli ultimi anni i telefoni di più di 60 politici, attivisti e giornalisti catalani, sarebbero stati intercettati e spiati attraverso il controverso software di spionaggio israeliano Pegasus, usato solitamente per intercettare terroristi e criminali (ma usato in alcuni paesi anche per spiare giornalisti e attivisti), che utilizza uno spyware all’interno dei telefoni cellulari.
Già nel luglio del 2020 i giornali the Guardian ed El País avevano messo in luce con un’indagine che i telefoni del presidente del parlamento catalano Roger Torrent e di altre persone vicine al governo indipendentista erano state intercettate. Ora emerge che la lista di spiati è molto più lungo, includendo i massimi vertici del governo regionale autonomo.
Lo scandalo sta avendo importanti ricadute nella politica spagnola, attraversata in questo ultimo decennio dalle continue tensioni sul tema dell’autonomia e secessione catalana. Il governo Sanchez, che in questi due anni era riuscito a riportare la tensione Madrid-Catalogna su un binario di minor scontro (con l’indulto ai leader catalani e con la ripresa di un canale di dialogo che era stato interrotto dai governi del PP) è nato proprio grazie all’appoggio di alcuni partiti indipendentisti catalani, ed è ora in forte difficoltà di fronte alla scoperta di questa rete di spionaggio. Potrebbe infatti rompersi la maggioranza su cui si è retta la legislatura fino a questo momento.
I partiti indipendentisti chiedono, oltre alle dimissioni della ministra, anche una commissione di inchiesta parlamentare.
Per approfondire, su giornali spagnoli e italiani e sul britannico “the Guardian”
Le intercettazioni di massa dei politici catalani – Il Post
Un’ indagine dell’istituto di ricerca canadese Citizen Lab citata dal New Yorker ha evidenziato che negli ultimi anni i telefoni di più di 60 importanti politici, attivisti e giornalisti catalani e delle persone a loro vicine sono stati intercettati, infettati e spiati attraverso il controverso “spyware” Pegasus, un software nato per spiare le attività sugli smartphone di terroristi e altri criminali messo a punto da NSO, una discussa azienda israeliana.
El Gobierno autorizó el espionaje con Pegasus a 18 líderes de Tsunami Democràtic
El Gobierno de Pedro Sánchez autorizó al Centro Nacional de Inteligencia (CNI) intervenir el teléfono de 18 líderes de Tsunami Democràtic, la plataforma que encabezó las movilizaciones contra la sentencia del 1-O en octubre de 2019.
Sánchez no logra aplacar a ERC ante la crucial votación del decreto económico
El presidente defiende al CNI mientras Rufián lo invita a que busque apoyo parlamentario en el PP Gabriel Rufián ni esperó a que terminase toda la ronda de preguntas a Margarita Robles en la sesión parlamentaria de control al Gobierno de este miércoles.
ERC justifica su voto en contra del decreto anticrisis por la falta de respuestas sobre el espionaje
ERC ha votado finalmente ‘no’ al decreto con medidas económicas especiales para hacer frente a las consecuencias de la guerra en Ucrania, que ha salido adelante gracias a EH Bildu. Los republicanos han optado por castigar al Gobierno debido a la falta de respuestas del Ejecutivo en el caso de espionaje que afectó a más de 60 personas a través del ‘software’ Pegasus.
El Gobierno salva el decreto de medidas de la guerra por sólo cuatro votos y gracias a EH Bildu
ERC y PP votan en contra: los primeros en protesta por el espionaje a secesionistas y, los segundos, porque el Gobierno no aceptó ninguna de sus propuestas Después de unas horas agónicas con el agua al cuello y con negociaciones in extremis, el Gobierno ha salvado la votación del decreto para paliar los efectos económicos de la guerra en Ucrania y lo ha hecho gracias al voto a favor de los cinco diputados de EH Bildu.
La Moncloa advierte que el cargo de la ministra Robles no está en riesgo pese a las demandas del independentismo
Pedro Sánchez no está dispuesto a sacrificar a Margarita Robles en el altar del independentismo, según aseguran en la Moncloa, pese a que la Ministra de Defensa se encuentra en el punto de mira por el escándalo del presunto espionaje que ha dificultado sobremanera la convalidación del plan anticrisis del Gobierno para afrontar las consecuencias económicas y energéticas de la guerra en Ucrania, que finalmente saldrá adelante gracias al voto favorable de EH Bildu y aunque Esquerra se ha mantenido en su negativa.
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