
MADRID. Giornata storica in Spagna, con un nuovo passo in avanti verso una normalizzazione del rapporto del paese con il suo passato. I resti del golpista Gonzalo Queipo de Llano, che giacevano nella storica Basilica de La Macarena di Siviglia dal 1951 in una posizione rilevante, sotto l’altare di una delle chiese più importanti della Spagna, sono stati esumati e cremati. Il generale Queipo de Llano fu una delle figure più importanti nel tentato golpe del 1936 guidato da Franco, che sfociò nella guerra civile e poi in una lunga dittatura quasi quarantennale.
L’esumazione del golpista, responsabile della morte di oltre 45.000 persone durante la Guerra Civile secondo i calcoli del noto storico Paul Preston, non è solo un fatto estetico – riporta il quotidiano El Paìs – ma storico, ed anche etico ed una questione di giustizia e dignità per le vittime del franchismo, che per tutti questi decenni hanno dovuto vivere in un paese pieno di segni e resti vistosi della dittatura. Simboli, sì, ma troppo pesanti per essere tollerati ancora.
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Questa esumazione, che arriva a tre anni dalla storica esumazione dei resti di Franco dal grande mausoleo della Valle dei Caduti, alle porte di Madrid, dove l’ex dittatore si trovava ancora in posizione di grande rilievo, è una delle conseguenze della “ley de memoria democratica” recentemente approvata dal Parlamento (con i voti contrari della destra del PP e di Vox), e messa a punto dall’attuale governo Sanchez. Una legge che cerca di concludere il percorso iniziato nel 2007 dal socialista Zapatero con la “ley de memoria historica”, per chiudere una serie di anomalie che il paese deve scontare nel rapporto con il suo passato. Un paese che tornò alla democrazia alla fine degli anni ’70, e nel quale però si decise di non fare i conti con il doloroso passato della dittatura.
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Tra i vari punti della nuova legge, la responsabilità dello Stato nella riapertura delle fosse comuni dove giacciono ancora i resti di decine di migliaia di desaparecidos repubblicani, fucilati o uccisi sommariamente dai franchisti, mai recuperati e mai degnati di una giusta sepoltura, o l’inserimento del reato di apologia di franchismo, finora inesistente, e ancora, la rimozione dei titoli nobiliari dati da Franco, e la simbolica illegalizzazione del governo dittatoriale e delle sentenze dei tribunali militari della dittatura, che avevano ancora valore ufficiale.
La “ley de memoria histórica” di Zapatero aveva agito invece su altri punti, ad esempio sulla toponomastica: nel 2007 erano ancora tante le vie delle città spagnole intitolate a gerarchi della dittatura, ed erano ancora visibili in molti punti del paese i simboli del passato regime. Dimenticati dai più, senza più un valore per molti, ma un pugno alla memoria delle vittime di una dittatura che è durata quasi 40 anni.
Questi passi avanti vengono però visti come fumo negli occhi dai partiti della destra spagnola, PP e Vox, secondo i quali la legge di memoria democratica vuole “riaprire vecchie ferite”. Il partito Vox è andato anche oltre, e in un recente comizio nel quale era presente anche come ospita la neo-premier italiana Giorgia Meloni, il leader Santiago Abascal ha citato le parole di Primo de Rivera, fondatore della Falange, il partito fascista spagnolo.
Lorenzo Pasqualini
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