Spagna, amnistia ai leader catalani e poi? I rischi di un governo Sánchez legato al partito di Puigdemont

puigdemont
Carles Puigdemont.

In Spagna un nuovo governo guidato da Pedro Sánchez potrebbe formarsi nelle prossime settimane grazie ai voti dei partiti indipendentisti catalani, ed anche di altre forze politiche regionali. Come sappiamo infatti, è fallito il 29 settembre l’ultimo tentativo di formazione di un governo conservatore, per mancanza di voti sufficienti.

Una richiesta che questi partiti catalani hanno fatto a Sánchez, per ottenere in cambio un voto favorevole, è una legge di amnistia che beneficerebbe numerosi leader catalani (tra cui Carles Puigdemont) ma anche centinaia di manifestanti e attivisti incriminati per i fatti dell’autunno 2017. C’è però un problema.

Il problema di Pedro Sanchez con l’amnistia per i leader catalani

Il problema per Pedro Sánchez potrebbe arrivare nel medio-lungo termine. Dipenderà in particolare dalle nuove richieste future di questi partiti indipendentisti. Nell’autunno 2023 queste forze (che sono Junts ed ERC) chiedono l’amnistia per permettere la nascita di un governo, ma un domani potrebbero alzare l’asticella e fare richieste via via più importanti, fino ad arrivare alla linea rossa che nessun governo socialista potrebbe accettare di superare: la proclamazione di un referendum per l’indipendenza.

In questo senso già si inizia a capire che aria potrebbe tirare nei prossimi mesi: il 29 settembre infatti, il Parlamento della Catalogna ha approvato a maggioranza che i partiti indipendentisti Junts e ERC condizionino l’appoggio a Sanchez con “passi in avanti” verso un referendum di indipendenze.

Se gli indipendentisti arrivassero a chiedere in modo esplicito un referendum, magari tra 2-3 anni, Sánchez si troverebbe di fronte a un grosso problema. I socialisti non accetterebbero mai un referendum che rischierebbe di spaccare il Paese, e il governo andrebbe probabilmente in crisi. A quel punto le destre potrebbero aver incrementato la propria forza, arrivando quindi al potere alle elezioni anticipate.

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Sánchez non deve sottovalutare neanche lo scontento del suo elettorato progressista, che non vede affatto di buon occhio l’amnistia. I fatti dell’autunno 2017 infatti, furono segnati da una serie di violazioni delle leggi spagnole, che sono difficili da digerire anche per una parte importante dell’elettorato di sinistra, anche da chi vede di buon occhio la valorizzazione delle autonomie.

In Spagna la sinistra è sicuramente molto aperta all’idea di un Paese pluri-nazionale, formato cioè da regioni con una forte identità che va rispettata, e con forte autonomia locale, ma la sinistra nazionale è maggioritariamente anti-indipendentista. Cedere troppo alle richieste dei partiti secessionisti potrebbe quindi nel lungo periodo nuocere alla salute di un futuro governo Sánchez. Bisogna inoltre ricordare che il partito di Carles Puigdemont, Junst, non è un partito progressista, e si posiziona meglio nel campo centrista della destra liberale. Non c’è quindi grande simpatia da parte dell’elettorato di sinistra per questa formazione.

La possibilità che l’indipendentismo si “riassorba”

C’è anche un’altra possibilità, però, che in questo caso favorirebbe Sánchez. Ed è che Junts ed ERC, i principali partiti indipendentisti catalani, rientrino in una sorta di alveo di normalità, senza richieste impossibili come appunto l’indipendenza della Catalogna. Bisogna ricordare che sia ERC che Junts non sono sempre stati indipendentisti, ed hanno iniziato a spingere sull’idea di una Catalogna indipendente soltanto negli ultimi dieci anni, in un contesto europeo marcato da una grave crisi economica e dalla nascita di nuove forze politiche di protesta.

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Bisogna anche ricordare che Junts è l’erede del principale partito centrista della storia catalana, un partito della destra liberale che era la CiU, e che non era indipendentista fino a pochi anni fa. La possibilità che l’indipendentismo “si riassorba”, diventando una richiesta nuovamente minoritaria come era fino agli anni pre-crisi (fino a poco prima del 2010-2012), è quindi del tutto concreta. In quel caso, c’è da aspettarsi richieste di maggior autonomia, ma senza “esagerazioni” che sarebbero impossibili da accontentare per un governo nazionale.

Bisognerà vedere quale delle due situazioni si verificherà nei prossimi tempi.

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Lorenzo Pasqualini

Madrid a El Itagnol
Giornalista italiano a Madrid, caporedattore di Meteored Italia e autore-fondatore del sito di informazione "El Itagnol - Notizie dalla Spagna e dall'Italia".

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