MADRID. In Spagna, il prossimo mercoledì 27 settembre, potrebbe potenzialmente nascere un nuovo governo. Il 26 e 27 settembre si terrà infatti, nel Congresso dei Deputati di Madrid, la seduta parlamentare nella quale si discuterà e poi voterà la fiducia per Alberto Núñez Feijóo, che è l’attuale leader del Partido Popular (PP), principale forza politica della destra spagnola.
Il partito di Feijóo è stato il più votato alle elezioni dello scorso 23 luglio, anche se si è posizionato poco sopra il Partito Socialista, ed il re Felipe VI ha dato a lui il mandato per provare a formare una nuova maggioranza. Il problema del Partito Popolare è che neanche unendosi a Vox, il partito di estrema destra spagnolo, riuscirà ad ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento, pari a 176 voti a favore.
Venerdì 29 ci sarà una seconda votazione, nella quale per la fiducia a Feijóo basterà una maggioranza semplice con più “sì” che “no”, ma anche questo scenario è altamente improbabile.
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Perché è praticamente impossibile che nasca un governo di destra in Spagna a fine settembre?
Il PP e Vox, dicevamo, non hanno abbastanza voti nel Congresso dei Deputati, questo nonostante le forze di destra siano state percentualmente più votate di quelle della sinistra alle elezioni del 23 luglio. Il motivo è che nel Parlamento spagnolo ci sono anche numerose forze politiche regionali, alcune di queste indipendentiste, che spostano l’ago della bilancia.
Le forze regionali, costituite da partiti indipendentisti catalani, nazionalisti baschi e nazionalisti galiziani, si stanno schierando tutte contro una possibile maggioranza PP-Vox.
Gli schieramenti più probabili nel Congresso dei Deputati spagnolo
- Partito Popolare (PP) 137 deputati + Vox 33 deputati + UPN (partito regionale della Navarra) 1 deputato + CC (partito regionale delle Canarie) 1 deputato = 172 deputati
- Partito Socialista (PSOE) 122 deputati + Sumar 31 deputati + ERC (partito indipendentista catalano) 7 deputati + Junts (partito indipendentista catalano) 7 deputati + Eh Bildu (sinistra basca) 6 deputati + PNV (nazionalisti baschi) 5 deputati + BNG (nazionalisti galiziani) 1 deputato = 172 deputati
- Maggioranza assoluta: 176
I motivi per cui la maggior parte delle forze regionali (tranne un deputato dell’UPN navarra e del partito CC delle Canarie), si schierano contro una maggioranza di destra sono vari. Alcune di queste forze regionali sono progressiste (come succede per la catalana ERC o per il BNG gallego), e il fatto che votino per un blocco di sinistra è facile da capire, ma altre – come il partito indipendentista catalano Junts, o il PNV basco – pur essendo inquadrabili nel campo del centro-destra, non accettano di votare per un governo nel quale sia presente un partito di estrema destra come Vox, apertamente anti-regionalista e anche per le sue posizioni in tema di diritti.
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Vox parla degli indipendentisti con toni durissimi, li accusa di essere “golpisti” e vuole mettere al bando i partiti secessionisti. Ma Vox va oltre, e vuole addirittura smontare lo stato delle autonomie in Spagna, ormai consolidatosi da 40 anni, in aperta opposizione con l’idea di una Spagna “pluri-nazionale”, idea che viene invece appoggiata dalle sinistre. Negli ultimi tempi, inoltre, anche il PP ha indurito il suo discorso contro queste forze politiche. Il PNV, importante partito basco che ha spesso votato insieme al PP, ha detto chiaramente che non appoggerà un governo del PP questa volta.
Facile capire che queste forze nazionaliste non vogliano un governo con dentro componenti di destra fortemente anti-regionaliste.
Più probabilmente quindi, nei prossimi mesi si assisterà in Spagna alla formazione di un governo progressista nuovamente guidato da Pedro Sanchez. Questo governo sarà formato da una coalizione tra Socialisti del PSOE e il nuovo partito di sinistra Sumar (dentro il quale si trova anche Podemos e la antica Izquierda unida), e sarà appoggiato dai numerosi partiti nazionalisti di Catalogna, Paesi Baschi e Galizia.
Il nodo della legge di amnistia per i leader catalani
Per ottenere il “sì” di alcuni di questi partiti, in particolare dell’indipendentista Junts, Sanchez dovrà però garantire una serie di cose. Tra queste la più discussa è l’amnistia ai leader catalani sui quali pendono reati per aver preso parte al processo indipendentista dell’autunno 2017. Il governo Sanchez ha già fatto molte cose negli ultimi anni per calmare le acque nel campo indipendentista, con l’indulto ai leader secessionisti in prigione e la modifica del codice penale per rendere meno gravi i reati di cui sono accusati. Stavolta si tratterebbe però di un’amnistia che estinguerebbe i reati, un passo in avanti ulteriore, chiesto a gran voce dalle realtà indipendentiste, e di cui beneficerebbe anche Carles Puigdemont.
Contro la possibilità di una legge di amnistia sono scese in piazza a Madrid, domenica 24 settembre, decine di migliaia di persone convocate dal Partito Popolare.
Bisognerà vedere se nel futuro le richieste degli indipendentisti aumenteranno, fino alla richiesta di un referendum di indipendenza che i socialisti di Sanchez non potrebbero mai accettare, o se è iniziata una nuova fase nella quale questi partiti rientrano in un alveo di “normalità”.
La destra scende in piazza a Madrid contro la possibile amnistia per gli indipendentisti catalani
Lorenzo Pasqualini
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