Murcia, Almería e Málaga sono le province più colpite dall’ondata di maltempo che ha colpito il sud est della Spagna nelle giornate del 28 e 29 settembre 2012.
Temporali molto violenti, con centinaia di millimetri caduti in poco tempo, hanno causato inondazioni e portato alla formazione di fiumi di fango, che hanno trascinato via in pochi minuti automobili e distrutto case, causando oltre 10 morti.
Riadas, 10 morti in Spagna
Quello delle inondazioni improvvise, che in Spagna sono chiamate riadas, da “rio”, che significa fiume, è un fenomeno che colpisce ogni anno soprattutto le regioni mediterranee come l’Andalusia, la Comunità Valenciana e la Catalogna.
Si tratta di fenomeni improvvisi, molto simili a quelli che si verificano nel sud Italia (in Calabria sono chiamate “fiumare”) o in Liguria. Il letto dei fiumi, secco per quasi tutto l’anno, si riempie in pochi minuti fino a straripare con forza distruttrice a seguito di intense precipitazioni. Come anche in Italia, il fenomeno naturale è reso pericolosissimo dalla cementificazione del territorio.
Un fenomeno naturale reso pericoloso dalla cementificazione
Le piogge torrenziali hanno provocato la morte di una bambina di nove anni e di un uomo presso Puerto Lumbreras: sono stati trascinati via dalle acque tumultuose. Un altro uomo è morto a Sangonera la Verde, e una donna a Lorca, nella provincia di Murcia. Ad Almeria sono morte altre tre persone, una coppia ritrovata senza vita dentro una macchina presso Cuevas de la Almanzora, e un uomo che è morto a Vera Playa mentre veniva evacuato dal tetto su cui si era rifugiato.
Anche Malaga è stata colpita dalle inondazioni. Una donna è morta nel paese di Alora, annegata mentre si trovava in casa. I più colpiti sono stati i paesi di Villanueva del Rosario e Villanueva del Trabuco dove è dovuto intervenire l’esercito per aiutare la popolazione. A Villanueva del Rosario l’acqua ha raggiunto l’altezza di 4 metri e mezzo inondando totalmente le abitazioni.
Un po’ tutta l’Andalusia è stata colpita, centinaia di persone sono state evacuate dalle loro case, e i trasporti sia aerei che viari hanno subito gravi rallentamenti.
Elevato rischio idrogeologico
Il ritorno del maltempo in Spagna, torna a mettere in evidenza un problema comune all’Italia, quello dell’elevato rischio idrogeologico e della cementificazione senza criterio del territorio. Di fronte a situazioni geografiche dove avvengono in maniera naturale fenomeni di riempimento improvviso degli alvei fluviali, nei decenni passati si è continuato a costruire. Molte delle abitazioni distrutte e inondate in questi giorni, erano costruite lungo gli alvei fluviali, senza tener in conto il rischio di inondazioni. Esempio lampante è quello di Playa Vera, dove una schiera di villette sono state devastate dall’onda di piena, perché costruite al lato dell’alveo fluviale (leggi qui un interessante reportage del quotidiano El Pais).
Di fronte all’ennesimo disastro, i geologi tornano a denunciare il loro mancato ascolto sia da parte delle amministrazioni che della cittadinanza. Come in Italia del resto.
In Spagna, sebbene non vi sia ancora una legislazione avanzata in materia di rischio idrogeologico, dal 2008 grazie alla Ley de Suelo sono obbligatorie le mappe di rischio naturale, che mettono in evidenza le aree a maggior rischio inondazione.
Esse devono far parte dei piani urbanistici, per costruire in maniera razionale tenendo in conto i rischi. L’Ordine dei Geologi spagnolo (ICOG) ha denunciato però come queste mappe non vengano rispettate. Ciò che rispondono i sindaci è che non si possono rimuovere le case ormai costruite in aree a rischio. Anche i cittadini non hanno alcuna intenzione di vedere la loro casa demolita e spostata altrove. Un problema grave comune a quello dell’Italia, che se non risolto porterà però per forza di cose a nuove vittime e distruzione.
Lorenzo Pasqualini
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