Il 20 giugno del 2017, esattamente un anno fa, un collettivo di giornaliste e giornalisti dava il via ad un nuovo giornale: il Salto. Una testata, un network euro-mediterraneo di informazione indipendente e una piattaforma per il giornalismo cooperativo.
Abbiamo chiesto alla giornalista Tiziana Barillà di spiegarci in che consiste questo nuovo progetto giornalistico.
Di particolare interesse per El Itagnòl anche la vicinanza di questo nuovo giornale al “fratello” spagnolo, chiamato El Salto, con molti obiettivi e caratteristiche in comune.
Che cos’è e quando è nato Il Salto?
Il Salto è un collettivo di giornaliste e giornalisti. Stanchi e frustrati dal sistema dell’informazione e dell’editoria italiana, abbiamo deciso di creare una cooperativa. Pativamo il mutamento esterno e sentivamo di maneggiare uno strumento non più idoneo, sostanzialmente sorpassato, come la carta e l’utilizzo del web attraverso siti vetrina o acchiappa-click. A “guidarci” sono state soprattutto due esigenze: indipendenza e respiro europeo.
Il Salto è quindi un giornale che punta a restituire protagonismo a chi lo ha perso in questi decenni di diseguaglianze crescenti e politiche neoliberiste. Anni in cui la differenza tra le ricette dei diversi governi è stata soltanto nell’entità dell’elemosina destinata agli ultimi. Perciò, il nostro è un giornale dei diritti, dell’uguaglianza, della giustizia sociale della laicità e della solidarietà. Ma anche il luogo di pratiche, come il mutualismo. Siamo prima di tutto un gruppo di persone che fa di questi diritti e di queste pratiche uno stile di vita.
Qual è stato il percorso prima della nascita di questa testata?
La testata è nata praticamente subito, a nascere dopo un anno è la cooperativa. Fino al febbraio che ci siamo lasciati alle spalle, abbiamo operato come collettivo appunto e attraverso un “comitato” che ci ha permesso di lavorare alla costruzione della coop nella più totale trasparenza. Detto questo, burocrazia a parte, abbiamo lavorato – e continuiamo a farlo- nella tessitura di una rete.
Abbiamo lavorato, e continuiamo a farlo, nella tessitura di una rete, un network
Il network che immaginiamo è un doppio network: contenitore di una rete territoriale nel nostro paese, di chi produce quotidianamente informazione senza saperlo: associazioni, i movimenti sono la nostra fonte diretta, le nostre agenzie di stampa, e questo ci permette di staccarci dai dettami del mainstream: quelle tre o quattro agenzie di stampa che dettano legge su cosa trattare ogni giorno. Di un altro network, poi, ci sentiamo un anello. E cioè di quella rete europea – anzi, euromediterranea – che sogniamo e che stiamo lavorando per creare.
In Spagna è nato, da poco più di un anno, un progetto molto simile con lo stesso nome, El Salto: quali legami ci sono fra il progetto italiano e quello spagnolo?
Conosciamo molto bene le sorelle e i fratelli di El Salto, apprezziamo quello che hanno fatto, che fanno e che faranno! Ci siamo confrontati a lungo e, con entusiasmo, abbiamo deciso di condividere anche “il nome”. Un modo, per noi, di abbattere la cattiva abitudine italiana di “ripartire da zero” ignorando quanto di buono c’è intorno a noi. Al momento pratichiamo scambi di contenuti, può capitarti non di rado di trovare i loro articoli tradotti in italiano sul nostro sito e viceversa.
‘il Salto’ italiano ed ‘el Salto’ spagnolo hanno molto in comune
Entrambi sappiamo bene che l’unica forma per essere un media differente è funzionare in modo differente. Quello che intendiamo fare – e che di fatto già facciamo – è cooperare, unire le forze e le competenze. Che dire… t’immagini se un giorno in ogni angolo d’Europa ci fosse un Salto?
Qual è il vostro principale obiettivo come giornale, e qual è la vostra preoccupazione rispetto al giornalismo italiano? Ed europeo…
Fare informazione seria, libera, credibile e approfondita. In modo indipendente. E vogliamo farlo sul web.
Siamo convinti che se il fine del progetto è la trasformazione sociale, la via per contribuire a questo obiettivo è il giornalismo collaudato e rigoroso.
Contenuti ben fatti per raggiungere un pubblico più ampio. E sappiamo anche che giornalismo indipendente significa non dipendere economicamente dalle grandi corporazioni che dominano l’economia, né dalla politica, né dai grandi media.
L’idea di un giornalismo euro-mediterraneo potrebbe coinvolgere altri paesi?
Una premessa. Spesso ci troviamo costretti a usare il termine “euromediterraneo”, per precisare che la nostra percezione di Europa tiene al centro il Mediterraneo e non può fare a meno di andare a vedere cosa succede nell’altra sponda.
E questo perché “Europa” nel senso comune ha spesso un’accezione mitteleuropea dove il Sud è il Sud europeo e basta, poi finisce il mondo! La nostra bussola, invece, si muove in un’Europa in cui tutta l’Europa è al centro e intorno a noi ci sono anche gli altri. Intendiamo guardare e osservare oltre, perciò certo. Gli altri sono indispensabili, sempre e comunque.
Quali dovrebbero esseri i compiti di un giornale, in un’epoca marcata da instabilità ed eventi inediti (vedi la nascita del governo M5S-Lega), difficili da leggere con il metro del passato?
Il mainstream rincorre il cambiamento, la stampa indipendente è spesso assai frastagliata. In Italia, i grandi giornali restano ancora strutturati sul cartaceo, su un modello di divulgazione e informazione molto vecchio, e poi rincorrono il web a suon di click. In questo modo, però, si va a coprire il settore del sensazionalismo, non quello dell’informazione. C’è un grande vuoto tra il lettore e il giornalista, in Italia e in Europa. Vogliamo riempirlo, e proviamo a farlo ribaltando l’impostazione tradizionale. Perciò stiamo lavorando innanzitutto al web, e poi anche al cartaceo.
Concepiamo il web come il canale della massa, che può permetterci di scrollarci di dosso l’immagine del media giornalistico “di sinistra” relegato in una nicchia “di sinistra”. Anche da qui la volontà del nome stesso, che rappresenta appunto un Salto, un’uscita da questo pantano. Non vogliamo assolutamente essere un giornale di nicchia e siamo quanto di più lontano dal radical chic: siamo molto popolari.
Il Salto sta effettuando una campagna di crowfunding, quali sono le tappe future? (un po’ di informazioni per promuovervi)…
Sì, abbiamo una piattaforma di crowdfunding sempre aperta. Ma lavoriamo anche a forme di finanziamenti pubblici, anche attraverso bandi che possano finanziare grossi progetti di inchiesta. L’abbiamo chiamata “mutisostenibilità”… è un gran lavoro. Ma se è questo che occorre per essere davvero indipendenti ne vale la pena.
Lorenzo Pasqualini
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